La geopolitica: dal governo M5S/Lega a quello M5S/PD – Parte seconda

Quando il Padrone Atlantico non tollera trasgressioni (in politica estera). Parte II

Ambasciatore Eisenberg Archivi - Ambasciata e Consolati degli Stati Uniti d'America in ItaliaDalla mia non ortodossa/convenzionale premessa, esposta nella Prima parte di questo articolo (leggi qui), discende un elementare principio: tutto ciò che di importante accade o potrebbe accadere in Italia (e in Europa) è sotto la lente di ingrandimento di Washington (e/o Berlino), che dà l’approvazione o interviene se ritiene che le sue priorità non siano sufficientemente garantite. Applichiamo questo mia ipotesi ai governi Conte1 e Conte2.

Mi servo come base di un elenco di 29 eventi (chissà di quanti altri analoghi non si è avuto notizia) che si succedono tra il 31 Gennaio 2018 e il 2 Ottobre 2019 e che illuminano il lato geopolitico delle recenti vicende governative italiane, con i relativi interpreti nostrani e americani.
Se avete fretta o poca pazienza saltate alla fine dell’elenco, ma perderete l’occasione di vivere i retroscena in cui si sviluppa il Potere. Scoprirete ad esempio il vero ruolo dell’Ambasciatore USA in Italia che non è affatto di rappresentanza ma MOLTO, MOLTO (Nota1) operativo e vi renderete conto di quanto siano svianti, incompleti, vuoti e farlocchi i resoconti e dibattiti che propinano a man bassa i mass media e i talk show ortodossi.
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La geopolitica e la breve vita del governo M5S/Lega – Parte Prima

Quando il Padrone Atlantico non tollera trasgressioni (in politica estera) – Parte I

Premessa

Se giudicherete questo mio articolo di stampo complottista, non so cosa potrete pensare di queste dichiarazioni di Walter Veltroni (2014), secondo cui esiste una Entità esterna che governa l’Italia e che è stata la regista di tutti gli eventi importanti a partire dalla strage di Piazza Fontana del 1969.Veltroni non è certo un pericoloso sovversivo, tutt’altro, è stato un uomo di potere che ha svolto un ruolo importante nel percorso PCI-PDS-PD e che ora vive di rendita per “i meriti” di cui si è coperto. Perché se ne è uscito con questa sparata? Qualche idea ce l’avrei, ma restiamo sul tema del mio articolo, seguendo il solco tracciato dall’obnubilato (drogato?) Walter.

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Italia, e in buona parte l’intera Europa è un (geo)protettorato militare e politico (anglo) americano.
Nei primi 45 anni di dopoguerra, periodo coincidente con l’esistenza della supposta “minaccia” Unione Sovietica, l’Europa era un mercato (MEC/CEE) in cui ogni Paese si confrontava con gli altri ad armi pari – inclusa la propria valuta -, l’economia italiana aveva una forte componente pubblica (IRI), il governo avevano le leve della politica economica e monetaria, la crescita del tenore di vita e della ricchezza era generalizzato (in tutta Europa. Sorge spontanea la provocatoria domanda: ma che bisogno c’era di creare l’Unione Monetaria?). E ci siamo affermati con successo sui principali mercati di esportazione in Europa e nel Mondo in concorrenza con Germania e Francia, diventando (1991) la quarta potenza economica mondiale. Continua la lettura

L’Elite mondiale del XXI secolo, ovvero quando “Il troppo stroppia”

Perché il Mondo è a rischio/Parte prima

Constatare che in una società esiste un’élite è una banalità storica, la presenza di un vertice di “guida” e coordinamento è un realtà intrinseca all’essenza stessa di ogni comunità umana della storia, dalle primitive tribù alle antiche civiltà, dall’Impero romano alle Signorie medioevali, dagli Stati e al singolo nucleo famigliare, ecc. Il problema è su quali materie e come viene esercitato il potere da parte dell’ente “delegato” alla guida della comunità in questione. Con particolare riferimento alle disuguaglianze inevitabili all’interno di qualsiasi aggregato umano.

Analogamente non si devono demonizzare (men che meno divinizzare) i Mercati, la struttura portante della società capitalistica oggi prevalente nel mondo (includo infatti, nelle sue varianti, Russia India e Cina). Ma quando – e qui mi riferisco al mondo occidentale cosiddetto libero – alla concorrenza si sostituisce il cartello di potere di corporation transcontinentali (capitalismo oligarchico) che controllano la politica o quando al cartello della finanza privata si affida la creazione di moneta (capitalismo finanziario) – sia pure in condominio con la politica – allora non sorprendiamoci se aumenta o può degenerare l’iniquità e l’instabilità a livello sistemico. Continua la lettura

I nostri governi continuano a fregarci. E i media li coprono

Politici e informazione in combutta antidemocratica

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Il 24 aprile scorso Mattarella ha firmato il decreto legge della “manovrina” di Padoan/Gentiloni che, nello stesso giorno, è stato pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Prevede nel 2017 interventi per una correzione di poco più di 3 miliardi del deficit, che scenderebbe così quest’anno al 2,1% del Pil. Abbiamo eseguito quello che “ci ha chiesto l’Europa“.

La data dell’approvazione si colloca tra il primo turno delle presidenziali francesi (23 aprile) e le primarie del PD (30 aprile), due avvenimenti che hanno assorbito le prime pagine per giorni e giorni. Il varo del decreto è quindi passato in sordina, anche perché il governo ci lavorava da 3 mesi ed era diventato una specie di cantilena.

Ma è invece un atto di primaria importanza per la nostra economia e per le future tasche degli italiani. Continua a leggere

I voti musulmani decisivi per la vittoria di Macron?

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La cosa più chiara delle votazioni francesi è che la stragrande maggioranza dei musulmani che si recherà alle urne domenica prossima voterà per Macron.

Vi risparmio i calcoli, ma significa che qualora il candidato del sistema di potere in Francia – che si autodefinisce liberal-centrista e acceso sostenitore della UE anche in versione anti Russia – dovesse vincere con una percentuale inferiore al 53-54%, i voti dei cittadini di religione musulmana (8% dei 68,5 milioni di abitanti) sarebbero decisivi. Continua a leggere

Le panzane sull’Eurouscita/1 – Svalutazione ed Inflazione, il caso Brexit

La propaganda dei media di regime: “Se usciamo dall’Euro, la svalutazione e l’inflazione esploderanno.” Vero o falso?

Sondaggio Demopolis per Ottoemezzo, desiderio di uscita dall'Euro.

L’Euro non è una moneta ma una forzatura economica e finanziaria, espressione di una volontà politica di vertice. E’ un “semplice” blocco dei cambi (ai valori del 31 dicembre 1998) delle valute di paesi con storia, economie e culture diverse.

CambioFissoEuro è una forzatura perché non è stato preceduto – e non sarà mai seguito – dalla costituzione di una Europa Federale, cioè una unione politica che prevede, tra le molte cose assenti nella attuale (Dis)Unione euroepa, solidarietà e corresponsabilità interna nonché nei confronti del resto del mondo. L’ultima cosa al mondo che la Germania vuole.

Di conseguenza una moneta unica priva di uno Stato Federale alle spalle è troppo forte e penalizza i paesi “più deboli” (banalizzo) ed è troppo debole e premiante per i paesi “più forti” (ribanalizzo), senza alcun fattore di bilanciamento. E lo sta facendo da più di 18 anni, per cui l’accumulo delle distorsioni e delle tensioni sta arrivando a livelli insostenibili. E’ probabile che qualcosa succeda, ma non è questo il tema che qui ci interessa.

Ciò premesso, la risposta alla domanda posta nel sottotitolo è: se usciamo dall’Euro (o se nascono due Euro, uno di serie A e uno di serie B), SI’ la nuova moneta “italiana” si svaluterebbe (15-20%) , NO l’inflazione non esploderebbe, ne risentirebbe solo in piccola parte.

Se volete affrontare il tema in modo razionale e non emotivo o per sentito dire (giornali e televisioni) allora questo articolo vi può interessare. Abbiamo per nostra fortuna la disponibilità di Banche Dati di istituzioni internazionali a cui affidarsi, che documentano gli avvenimenti economici della maggior parte dei paesi del Mondo da una cinquantina d’anni. Non chiacchiere o interpretazioni emotive, ma dati e fatti.

La storia economica ci presenta decine e decine di intense svalutazioni/rivalutazioni avvenute nei più svariati paesi, con i relativi dati sull’inflazione. Alcune tuttora in corso (come il nostro caso Brexit), altre nuove si manifesteranno nel futuro. Si chiama legge del Mercato Valutario e non si fermerà mai, a meno che il mondo capitalista non si suicidi e si trasformi in … economia pianificata.

In questo articolo analizzeremo il caso post Brexit, che come sapete è in corso da circa 6 mesi ed è quindi solo ai suoi inizi, motivo per cui lo seguirò ed aggiornerò nel corso del 2017 e degli anni successivi. In un prossimo post presenterò invece casi di svalutazioni/inflazione più ampi e più datati che riguardano l’Italia, l’Europa, Stati Uniti e Giappone.

Questo articolo è composto da due sezioni: nella prima vedremo a) cosa è successo alla Sterlina e all’inflazione nel paese di Sua Maestà tra giugno e dicembre 2016 e b) le previsioni per i prossimi anni, sempre per la Gran Bretagna, di prestigiosi istituti internazionali; nella seconda sezione daremo una interpretazione di quanto successo, individuando i fattori esplicativi chiave, che hanno peraltro un valore di carattere generale e non limitato alla Brexit.

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Il mio grande NO alla riforma costituzionale

Comincio con una domanda ed una risposta importanti. Perché votiamo il referendum costituzionale? Perché in Parlamento non si è raggiunta la maggioranza di due terzi necessaria per far passare qualsiasi riforma costituzionale e si deve quindi interpellare il popolo. Lo strumento è il referendum confermativo, per il quale non è richiesto né il quorum dei votanti, né una maggioranza qualificata. 

Brutta partenza per una riforma di questa portata, che infatti sta spaccando anche l’opinione pubblica, l’esito finale al fotofinish scontenterà all’incirca metà degli italiani. Ma per Renzi questi risvolti non contano, si gioca tutto, questa è la sua partita personale per la conquista del potere e per la sua definitiva affermazione e benedizione da parte degli ambienti internazionali che contano.

In un recente articolo il prestigioso settimanale inglese The Economist si è schierato a sorpresa per il NO.

A me poco importa, il mio convinto NO era preesistente, ma è comunque interessante leggere l’articolo dell’Economist, nel quale ho evidenziato in grassetto i punti che mi sembrano più significativi. Aggiungerò poi in coda un commento e altre importanti argomentazioni del mio voto. 

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Il rilancio del Super Stato Europeo/II parte – I Padri Fondatori e la CIA

Il metodo Monnet, il capostipite dei moderni tecnocrati europei sovranazionali.

Leggi la Prima Parte

Tra i 7  riconosciuti “padri fondatori dell’Europa, Jean Monnet occupa forse il posto preminente perché è stato il più lucido ed incisivo, nella fase di avvio della “integrazione” del Vecchio Continente. Era un uomo d’affari d’origine francese, ma anglo-americano di frequentazione e mentalità. Ecco due famose citazioni di frasi di Jean Monnet. 

“Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica”

“I popoli accettano i cambiamenti solo in stato di necessità, e riconoscono la necessità solo in presenza di una crisi”. 

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Il Pil 2015 è cresciuto del + 0,8% …. no del + 0,6% …. anzi del +0,1%

Ottobre 2015, Renzi intervistato a 1/2 ora: “Sul Pil avevamo fatto una previsione del +0,7%, sarà del +0,9%, anzi io penso che arriveremo all’1%”

Pil, Istat dopo le polemiche ammette: “Nel 2015 salito dello 0,6%”. “Gioco di arrotondamenti per arrivare a +0,8″

Non mi rende felice scrivere questo post, ma di essere preso per i fondelli ne ho le tasche piene.

E non giustifico la propaganda renziana – supportata dai telegiornali e degli organi di stampa – nemmeno se l’intento è quello di spargere ottimismo: sono i conti di fine mese delle famiglie e i conti delle imprese che possono creare ottimismo o cautela, non certo i tweet e le comparsate del nostro Primo Ministro, che continua a trattare i cittadini come degli italioti (anche se devo ammettere che esistono anche quelli).

Veniamo ai numeri del Pil (fonte Istat).

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