Sta succedendo qualcosa di molto strano/1

Ho la netta sensazione che siamo alla vigilia di grandi avvenimenti e cambiamenti a livello mondiale nel campo economico-finanziario e, ancor di più, in quello geopolitico.
Il sottotitolo più appropriato di questo post (in realtà una serie) è infatti: “Come, a mio modo di vedere, la seconda fase storica dal dopoguerra iniziata a fine anni Ottanta con la caduta del Muro di Berlino e con il parallelo decollo della Cina, si sia ormai conclusa e si stia avviando una terza fase  di lotta per la supremazia economica, finanziaria e militare nel mondo“.
La potrei anche porre con una più semplice domanda: ” Riuscirà l’America, leader delle due fasi trascorse, a mantenere la sua supremazia?”
Svilupperò prima il tema economico-finanziario poi quello geopolitico e per entrambe i temi la sequenza degli argomenti sarà: 1) la situazione attuale e la sua genesi storica 2) la nuova fase che sta iniziando e le sue tendenze. In tutto quindi 4 post. Ecco il primo.

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La truffa Volkswagen? Solo l’ultimo di una lunga serie di scandali tedeschi

Il mondo virtuale dell’immagine ovvero il bluff della superiorità tedesca

Non sono stato affatto sorpreso dallo scandalo Volkswagen negli USA perché nello scorso mese di luglio per rispondere ad un commento di Gianca, che sottolineava il deficit di credibilità del nostro paese e del sud Europa in generale, ho effettuato una ricerca tramite Google sugli scandali made in Germany.

I risultati (vedi sotto) sono stati per me sorprendenti e non solo per la quantità ma anche per la varietà e la qualità degli scandali, di cui per la maggior parte non ero a conoscenza (o non avevo memorizzato).

Inutile dire che dopo questa immersione l’immagine dei tedeschi è notevolmente peggiorata ai miei occhi. Non ho mai pensato che fossero dei santi, ma ne sottostimavo il grado di immoralità e corruzione. 

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L’insopportabile Tsipras, dirà mai la verità?

Sto uscendo da un agosto impegnativo, che mi ha lasciato poco tempo per il blog. Riparto ora prendendo a spunto questo snello e condivisibile post di Marcello Foa che riporto di seguito, per esprimere poi il mio commento.

Non sopporto più l’ipocrisia di Tsipras, l’uomo che aveva acceso le speranze di una vera svolta democratica in Europa per poi ridursi ad applicare le riforme della Troika che il popolo gli aveva dato mandato di combattere. Ora si è dimesso. Troppo tardi, mi vien da dire. O troppo presto. Già, perché andare alle elezioni il mese prossimo, subito dopo la svolta pro establishment europeo di Syriza, significa, di fatto, impedire alle forze antieuro di organizzarsi. A questo punto che vinca Syriza o il centrodestra di Neo Demokratia o i socialisti poco importa: applicheranno la stessa politica di rigore che ha dissanguato la Grecia. E il popolo sarà privato di una vera alternativa, considerata l’improponibilità di Alba Dorata e altre formazioni estremiste.

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Il deficit di democrazia della UE e la gestione finanziaria della Grecia

Il salvataggio delle banche francesi e tedesche fatto passare per “aiuti” alla Grecia

Tranquilli, la Grecia non è il soggetto principale di questo post, so che siamo in overdose e per di più temo che anche in autunno sarà nuovamente un argomento caldo. Voglio invece parlare di un aspetto della (Dis)Unione europea che ho finora trascurato e che posso definire senza mezzi termini come Deficit di Democrazia. E l’esempio da cui partire è il modello di gestione finanziaria della Grecia adottato dalla leadership dell’EuroZona e ben rappresentato in questo grafico tratto da Info Data Blog de il  Sole 24 ORE . Che adesso andiamo a leggere insieme

Cominciamo dalla parte alta (istogrammi blu chiaro) che ci dice qual’era l’ammontare dei prestiti concessi alla Grecia a fine 2009 dalle banche commerciali private dei principali paesi dell’Eurozona. In totale si tratta di 132 miliardi, quelle più esposte erano quelle francesi (quasi 79 miliardi) poi quelle tedesche (45 miliardi).
Non esisteva invece a fine 2009 alcun finanziamento da parte dei governi dell’EZ verso quello greco.

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L'”esito” della missione del ministro di Obama in Europa

Angela Merkel speaks to ARD on 19 July 2015

I segnali della visita del Ministro del Tesoro Jacob Lew

La foto che vedete è forse il segnale più significativo del passaggio del ministro del Tesoro americano Jack Lew in Europa di due settimane fa. Ricordo che si è trattato di una visita lampo (16 e 17 luglio) , inaspettata ed accompagnata dal totale silenzio su contenuto ed esito degli incontri con i vertici politici tedeschi e francesi. Il tema ufficiale da discutere era la ristrutturazione del debito, che vede il FMI (gli USA) su posizione contrapposta a quella della Germania.

Nell’immagine vediamo Angela Merkel durante l’intervista concessa domenica 19 luglio alla televisione tedesca ARD, che non è passata inosservata perché la cancelliera ha ipotizzato la concessione di facilitazioni al debito della Grecia, come l’allungamento dei tempi di rimborso e tassi più bassi. Ha confermato invece il nein ad ipotesi di taglio del capitale prestato (“un haircut classico del 30-40% non ci può essere all’interno dell’unione monetaria”).

Altri segnali del passaggio del ministro americano sono i seguenti

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Atene riceve 7 miliardi-Che la farsa del 3°”salvataggio” abbia inizio

Servono a ripagare i debiti verso FMI e BCE

Ieri il Fondo EFSF ha versato alla Grecia 7,1 miliardi. L’altro flusso in atto ripreso da venerdì scorso riguarda la liquidità delle banche riaperto dalla BCE dopo l’approvazione da parte del Parlamento greco dell’accordo siglato nella notte della lunga trattativa.

Molti giornali e televisioni parlano di avvio della normalizzazione, distorcendo e manipolando la visione dell’opinione pubblica. 

Mi spiego. Nella stessa giornata di ieri il governo greco ha rimborsato 6,7 miliardi a FMI e BCE, i 0,4 rimanenti seguiranno in agosto la stessa via. Il debitore ha pagato i suoi creditori, sano principio da rispettare sempre (salvo rarissime eccezioni, es. lo strozzino). Ma nelle casse pubbliche per il “salvataggio” della Grecia non ne rimane nulla. E va beh direte voi, ma questo è il finanziamento ponte del EFSF per le esigenze a breve e per i ritardi accumulati. Giusto, guardiamo il “pacchetto” varato nel suo insieme, eccolo in forma grafica.

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Dopo il dissenso del FMI sul piano Grecia, Obama manda il suo ministro in Europa

L’Europa geopolitica del dopoguerra ad un passaggio importante

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico il dissenso del FMI sull’ennesimo piano di “salvataggio” della a Grecia, concordato nel summit notturno di domenica scorsa dei capi di Stato e di Governo europei. L’istituto di Washington sostiene che, in assenza di una ristrutturazione del debito, l’effetto della politica economica di austerità (come nel 2010 e nel 2012) non potrà fare ripartire l’economia e l’occupazione in Grecia, condizione indispensabile per rendere sostenibile il debito. L’ennesimo centinaio di miliardi di “aiuti” (debito) servirebbe a rimpiazzare il debito esistente a scadenza, pagare gli interessi e solo quote marginali entrerebbero effettivamente nelle casse pubbliche elleniche

La sorpresa della missione del ministro del tesoro americano in Europa

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BREAKING NEWS – Il FMI si dissocia dal piano UE salva Grecia

BBC News: il Fondo Monetario Internazionale attacca la UE sui termini dell’accordo

Non solo la bozza di accordo siglato lunedì mattina tra Grecia ed UE deve ancora attraversare diverse fasi di approvazione prima di essere reso esecutivo, ma il FMI si dissocia. La notizia è di poche ore fa e non è una sorpresa, bensì una conferma della posizione assunta dal Fondo nelle ultime settimane.

Bisogna infatti risalire a due recenti passaggi. Il primo si è verificato l’11 giugno quando i funzionari di Washington lasciarono bruscamente il tavolo della trattativa perché sostenevano che, senza una fortissima ristrutturazione del debito che lo renda sostenibile, il terzo piano di aiuti non sarebbe servito a rilanciare l’economia greca e alla creazione di posti di lavoro, l’unica vera via di uscita dalla crisi.

Il secondo e ancora più significativo passaggio è del 26 giugno quando sul sito del FMI è stato pubblicato un rapporto ((lo trovi qui e qui invece un articolo del Sole 24ORE) secondo il quale il terzo (in meno di 5 anni) salvataggio in discussione, per essere efficace, deve fare perno su un periodo di “grazia” di 20 anni e un successivo periodo di ammortamento di 40 anni (vedi punto 10 a pagina 12 del rapporto in inglese).

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La democrazia di serie A e di serie B

Oggi Repubblica.it pubblica un articolo di Raffaele Ricciardi che si avvale della chiara infografica sotto riportata, da cui si evince che lo strombazzato “salvataggio” – in realtà principalmente rimborsi ai creditori e un po’ di sovvenzioni a fondo perduto che non solleveranno l’economia greca dal peso dell’EuroMarco e dell’Austerità – deve ancora essere definito. Il primo e più importante passo per poter procedere ai successivi è quello di domani e andrà in scena nel Parlamento di Atene 

Ma, da tutt’altro punto di vista, quello che colpisce di più del grafico sono i passaggi numero 3 e numero 6, che evidenziano come la Costituzione o le leggi di alcuni paesi europei prevedano che accordi così importanti per l’intera comunità non siano lasciate nelle mani del governo in carica, ma richiedano l’approvazione degli delegati democraticamente eletti in Parlamento. 

E’ vero che intorno al concetto di democrazia vera o presunta tale ci sarebbero molte cose da dire, ma è indubbio che sottoporre alcune decisioni ad una assemblea è cosa ben diversa che dare una delega in bianco ad un ristretto gruppo di politici, che spesso si riduce ad uno solo.

Ecco i paesi della serie A della democrazia: Germania,Olanda, Estonia, Finlandia, Austria e Slovenia, i primi quattro dei quali richiedono addirittura un secondo passaggio di  verifica finale. 

Ma per noi non c’è problema, abbiamo lo statista GhePensiMi versione 2.0 che provvede in nostra vece.

Lunedì 13 luglio, ore 8 – La furia notturna della Merkel contro Tsipras e i greci

Il vertice europeo di ieri è ancora in corso (Aggiornamento delle ore 15 in coda al post)

L’ultimatum-missile della Merkel

Improvvisamente ieri a Bruxelles il falco Schauble è diventato un piccioncino in confronto alla Merkel versione panzer. Angela ha spiazzato tutto il politicame europeo che si aspettava una sua posizione di mediazione, visto che già le richieste dell’Eurogruppo dell’altro ieri erano peggiorative rispetto alla proposta di qualche giorno prima di Tsipras, che a loro volta erano più pesanti di quelle ante referendum di una settimana fa, le quali avevano poco in comune con il programma politico di Syriza con cui Tsipras ha vinto le elezioni di gennaio. 

Invece ecco le imperiose schiaccianti richieste della cancelliera (affiancata da Olanda, Slovacchia, Finlandia ed altri), alcune delle quali da attuare entro pochi giorni nel Parlamento greco, una vera capitolazione. Le implicazioni economiche, patrimoniali e politiche equivalgono ad un missile puntato alla testa del popolo greco. Ecco le principali: creazione di un fondo che racchiuda patrimonio della Grecia per 50 miliardi di euro, a garanzia delle privatizzazioni promesse da Atene; la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, la revisione della contrattazione collettiva, il ritorno della Troika ad Atene e l’intera riforma del codice civile. 

La Merkel sta “giocando” pesante, contro Tsipras e i greci, ma anche contro la volontà di Francia e degli Stati Uniti, che non vogliono perdere le basi militari greche, che stanno diventando ancor più strategiche vista la piega che sta prendendo l’altro paese-chiave della Nato in quella area mediterranea, la Turchia.

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