Dopo il dissenso del FMI sul piano Grecia, Obama manda il suo ministro in Europa

L’Europa geopolitica del dopoguerra ad un passaggio importante

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico il dissenso del FMI sull’ennesimo piano di “salvataggio” della a Grecia, concordato nel summit notturno di domenica scorsa dei capi di Stato e di Governo europei. L’istituto di Washington sostiene che, in assenza di una ristrutturazione del debito, l’effetto della politica economica di austerità (come nel 2010 e nel 2012) non potrà fare ripartire l’economia e l’occupazione in Grecia, condizione indispensabile per rendere sostenibile il debito. L’ennesimo centinaio di miliardi di “aiuti” (debito) servirebbe a rimpiazzare il debito esistente a scadenza, pagare gli interessi e solo quote marginali entrerebbero effettivamente nelle casse pubbliche elleniche

La sorpresa della missione del ministro del tesoro americano in Europa

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BREAKING NEWS – Il FMI si dissocia dal piano UE salva Grecia

BBC News: il Fondo Monetario Internazionale attacca la UE sui termini dell’accordo

Non solo la bozza di accordo siglato lunedì mattina tra Grecia ed UE deve ancora attraversare diverse fasi di approvazione prima di essere reso esecutivo, ma il FMI si dissocia. La notizia è di poche ore fa e non è una sorpresa, bensì una conferma della posizione assunta dal Fondo nelle ultime settimane.

Bisogna infatti risalire a due recenti passaggi. Il primo si è verificato l’11 giugno quando i funzionari di Washington lasciarono bruscamente il tavolo della trattativa perché sostenevano che, senza una fortissima ristrutturazione del debito che lo renda sostenibile, il terzo piano di aiuti non sarebbe servito a rilanciare l’economia greca e alla creazione di posti di lavoro, l’unica vera via di uscita dalla crisi.

Il secondo e ancora più significativo passaggio è del 26 giugno quando sul sito del FMI è stato pubblicato un rapporto ((lo trovi qui e qui invece un articolo del Sole 24ORE) secondo il quale il terzo (in meno di 5 anni) salvataggio in discussione, per essere efficace, deve fare perno su un periodo di “grazia” di 20 anni e un successivo periodo di ammortamento di 40 anni (vedi punto 10 a pagina 12 del rapporto in inglese).

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La democrazia di serie A e di serie B

Oggi Repubblica.it pubblica un articolo di Raffaele Ricciardi che si avvale della chiara infografica sotto riportata, da cui si evince che lo strombazzato “salvataggio” – in realtà principalmente rimborsi ai creditori e un po’ di sovvenzioni a fondo perduto che non solleveranno l’economia greca dal peso dell’EuroMarco e dell’Austerità – deve ancora essere definito. Il primo e più importante passo per poter procedere ai successivi è quello di domani e andrà in scena nel Parlamento di Atene 

Ma, da tutt’altro punto di vista, quello che colpisce di più del grafico sono i passaggi numero 3 e numero 6, che evidenziano come la Costituzione o le leggi di alcuni paesi europei prevedano che accordi così importanti per l’intera comunità non siano lasciate nelle mani del governo in carica, ma richiedano l’approvazione degli delegati democraticamente eletti in Parlamento. 

E’ vero che intorno al concetto di democrazia vera o presunta tale ci sarebbero molte cose da dire, ma è indubbio che sottoporre alcune decisioni ad una assemblea è cosa ben diversa che dare una delega in bianco ad un ristretto gruppo di politici, che spesso si riduce ad uno solo.

Ecco i paesi della serie A della democrazia: Germania,Olanda, Estonia, Finlandia, Austria e Slovenia, i primi quattro dei quali richiedono addirittura un secondo passaggio di  verifica finale. 

Ma per noi non c’è problema, abbiamo lo statista GhePensiMi versione 2.0 che provvede in nostra vece.

Lunedì 13 luglio, ore 8 – La furia notturna della Merkel contro Tsipras e i greci

Il vertice europeo di ieri è ancora in corso (Aggiornamento delle ore 15 in coda al post)

L’ultimatum-missile della Merkel

Improvvisamente ieri a Bruxelles il falco Schauble è diventato un piccioncino in confronto alla Merkel versione panzer. Angela ha spiazzato tutto il politicame europeo che si aspettava una sua posizione di mediazione, visto che già le richieste dell’Eurogruppo dell’altro ieri erano peggiorative rispetto alla proposta di qualche giorno prima di Tsipras, che a loro volta erano più pesanti di quelle ante referendum di una settimana fa, le quali avevano poco in comune con il programma politico di Syriza con cui Tsipras ha vinto le elezioni di gennaio. 

Invece ecco le imperiose schiaccianti richieste della cancelliera (affiancata da Olanda, Slovacchia, Finlandia ed altri), alcune delle quali da attuare entro pochi giorni nel Parlamento greco, una vera capitolazione. Le implicazioni economiche, patrimoniali e politiche equivalgono ad un missile puntato alla testa del popolo greco. Ecco le principali: creazione di un fondo che racchiuda patrimonio della Grecia per 50 miliardi di euro, a garanzia delle privatizzazioni promesse da Atene; la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, la revisione della contrattazione collettiva, il ritorno della Troika ad Atene e l’intera riforma del codice civile. 

La Merkel sta “giocando” pesante, contro Tsipras e i greci, ma anche contro la volontà di Francia e degli Stati Uniti, che non vogliono perdere le basi militari greche, che stanno diventando ancor più strategiche vista la piega che sta prendendo l’altro paese-chiave della Nato in quella area mediterranea, la Turchia.

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Domenica 12 luglio, ore 10: le quotazioni della Grexit

Entro questa sera (più probabile la notte) si dovrebbero concludere sia l’Eurogruppo dei Ministri delle finanze sia i 2 vertici dei Capi di Stato e di governo della UE, il primo dei membri dell’EZ, che delibererà sull’ultima proposta del governo ellenico, il secondo dei 28 paesi UE che ha valore di facciata. E’ molto improbabile ma non escludo tuttavia anche un rinvio dell’ultimo minuto.

Sulle montagne russe di questa penosa messinscena le quotazioni degli ultimi giorni di una uscita della Grecia dall’EZ hanno avuto i seguenti andamenti: nella mia personalissima borsa Grexit, giovedì 9 luglio le probabilità di permanenza erano al 50%, venerdì 10 sono salite al 55%-60%, ieri sono tornate al 50%. Il listino è stato condizionato dal mastino tedesco Schauble che venerdì ha aperto ad una revisione delle scadenze del debito greco, ieri invece ha proposto una uscita temporanea della Grecia di 5 anni. La Merkel, è rimasta in silenzio ma al vertice di oggi dovrà uscire allo scoperto

Non mi è chiaro quali siano le regole e le procedure per le decisioni del vertice a 18, per esempio se è a maggioranza semplice o qualificata. Quello che so è che per diversi paesi (tra cui Germania e Finlandia) il capo del governo dovrà chiedere al proprio Parlamento l’approvazione della posizione assunta nell’Eurovertice. E quindi probabilmente l’incertezza permarrà anche dopo questa domenica di fuoco. 

Due cose però questa settimana mi hanno personalmente chiarito

Primo: Tsipras è Dr. Jekill-Mr.Hyde. A 3 giorni di distanza dalla schiacciante vittoria del suo No nel referendum, il suo neo-ministro delle finanze ha proposto un piano di austerità equivalente se non peggiorativo rispetto a quello richiesto dalla Troika.

Secondo: date le forze in campo, l’esito di questo importantissimo passaggio della storia europea è ridotto ad una alternativa tra una uscita temporanea della Grecia vera o presunta e tra un rabberciato, costoso ed inconcludente compromesso, che allevierebbe temporaneamente  senza risolverli i problemi di Atene 

I nodi di una (volutamente) rabberciata dis-Unione Europea, costruita per generare squilibri asimmetrici che favoriscono i più forti, stanno arrivando al pettine. Pericoloso, ma visto la direzione in cui stiamo andando (a sbattere), più aspettiamo e peggio sarà saltarci fuori.

E meglio prendere il toro per le corna. Il nostro problema è: dov’è il torero italiano?

Versione modificata delle ore 12

BREAKING NEWS – Schauble apre ad interventi sul debito greco

Schauble per la prima volta dà ragione al FMI sul debito greco e dice che si potrebbero “ridefinire le scadenze”

Sta diventando un divertimento decodificare le dichiarazioni in codice dei politici che contano veramente per le decisioni sulla Grecia. Forse il più importante in questo momento è Schauble, il Ministro delle finanze tedesco, leader degli oltranzisti teutonici duri e puri.

Ieri è improvvisamente diventato possibilista riguardo un intervento sul debito ellenico. Commentando il recente rapporto del Fmi sulla sostenibilità del debito greco ha infatti dichiarato: “Senza un taglio, il debito greco non è sostenibile, penso che il Fmi abbia ragione” precisando però subito dopo che “non ci può essere un taglio perché violerebbe le regole della UE”, ma questo non esclude che si possano “ridefinire le scadenze”. Strano ministro delle finanze, taglio no, ma dilazione sì, sempre di ristrutturazione si tratta!

Ma la pagliacciata più grossa consiste nel fatto che una ristrutturazione, taglio incluso, – e come vedremo anche non da poco – è già stata concessa alla Grecia in una riunione dell’Eurogruppo (i ministri delle finanze) del 27 novembre 2012, in cui l’eccelso Schauble era presente, e il cui esito era stato salutato con toni enfatici. Ecco un estratto di un articolo dell’epoca del Corriere.it

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Grexit, un aggiornamento sulle forze in campo

Ad integrazione di quanto ho già scritto (in particolare quiqui e qui), devo introdurre un importante fattore che ho finora trascurato: sulla eventuale Grexit si pronunceranno 18 diversi paesi dell’Eurozona (la Grecia è il 19°). Ammesso e non concesso che alla fine la Germania si pieghi alla volontà di Obama di tenere gli ellenici nell’EZ,  Washington non ha il potere di pilotare tutti i membri dell’EZ seduti intorno al tavolo.

Per spiegarmi con poche parole utilizzo questa immagine di Centimetri, pubblicata in questo interessante articolo de La Stampa di ieri, che non richiede molte parole di commento: la maggioranza (color verde) è chiaramente “maldisposta” verso la Grecia.

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Il NO ha stravinto in Grecia, riparte la giostra geopolitica

IL POPOLO GRECO E LA VITTORIA DEL NO

Il popolo greco ha creduto ed ha dato fiducia al suo Primo Ministro. Il secco No all’Austerità sta rimbombando nelle orecchie di tutti i leader europei e ha dato forza e slancio alla richiesta del loro Primo Ministro per una ristrutturazione del debito, tecnicamente l’unica seria e possibile via d’uscita per la Grecia

Il quesito referendario non verteva sulla permanenza o meno nell’Eurozona, dilemma che non è mai rientrato nel programma politico di Tsipras.

Le proporzioni della vittoria sono inattese (oltre il 61%) i giovani (18-34 anni) sono stati determinanti, con quasi il 70% di No, si tratta di studenti o di lavoratori il cui tasso di disoccupazione raggiunge 50%. Non hanno molto da rischiare chiedendo un cambiamento. Diversamente è andata con gli anziani, sicuramente più influenzati dai prelievi con il contagocce orchestrato settimana scorsa dalla BCE,

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Referendum Grecia: se vince il Sì sarà “merito” di Draghi

La BCE e l’arma Emergency Liquidity Assistance

Cos’è e come funziona l’ELA.
I fondi ELA sono fondi di emergenza autorizzati dalla BCE ed erogati dalla banca centrale del paese destinatario che necessita dell’aiuto finanziario.

Non sono gratuiti hanno un tasso del 1,55%. La Grecia non può più accedere, per decisione presa dalla BCE all’indomani della vittoria elettorale di Tsipras di gennaio scorso, al finanziamento diretto presso la BCE il cui costo sfiora lo zero.
Si trattava in effetti di una deroga alle regole della BCE perché i titoli ellenici che le banche davano in garanzia non avevano una sufficiente affidabilità di mercato. Quello che valeva per il precedente governo Samaras non valeva per il nuovo governo Tsipras. Potere dei banchieri centrali!

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Le confessioni di BCE e FMI, ovvero oltre al danno la beffa

Risultati immagini per oligarchy finance

E’ ben bizzarra la situazione in cui viviamo: attraverso i suoi emissari politici, sostenuti dalla grancassa mediatica, l’oligarchia finanziaria che governa il mondo prima stabilisce le non-regole che tornano a suo vantaggio, poi sulla base di quelle “regole” combina dei disastri, che fa pagare ovviamente ai Cittadini e dulcis in fundo …… ci spiega perché e come ha sbagliato.

E’ il caso di Banca Centrale Europea (BCE) e del Fondo Monetario Internazionale (FMI), due delle istituzioni politico-finanziarie di cui si avvalgono i “centri di potere” da tempo sovranazionali.

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