Diamo la parola al “nemico” Putin

Come è diverso il nostro mondo, visto da Est ….

Immagine correlataTutti gli anni il forum economico di San Pietroburgo è, teoricamente, l’occasione per ascoltare la versione di Putin – la “grande minaccia per l’Occidente e l’Europa” – sui rapporti con il resto del mondo e, in particolare, con gli Stati Uniti d’America.

Di fatto c’è invece da parte del cartello mediatico occidentale una sostanziale censura, ma possiamo rivolgerci a Youtube e provare ad uscire dalla cappa della informazione nostrana.

1 – L’intervista flop della star televisiva americana Megan Kelly.

Questa video è di due mesi fa. Megan Kelly, anchorwoman di grido della NBC americana, intervista, tra gli altri, Putin al dibattito plenario pubblico del forum di Pietroburgo.

Ci sono i sottotitoli in italiano, non anticipo e non commento nulla. Bisogna solo seguire i 6 minuti e mezzo del botta e risposta. In certi momenti esilarante, tanta è “l’ingenuità” yankee (OK, mi è scappato un piccolo commento)

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Una volta solo i negri erano schiavizzati, ora lo siamo tutti – Paul Craig Roberts

Una visione estrema, su cui riflettere

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Ieri 4 luglio in USA è stato celebrato il 241° anniversario della dichiarazione d’indipendenza (1776) delle 13 colonie americane dall’allora Regno di Gran Bretagna. Un momento storico nel confronto tra le due nazioni, che nei secoli successivi dovevano esercitare nel mondo la loro prevalente supremazia industriale, militare e finanziaria: è stato dapprima il turno della Gran Bretagna (poi Regno Unito), scalzata nel XX secolo dagli Stati Uniti d’America.

Il cambio della guardia – le cui basi si sono sviluppate nella prima metà del secolo scorso – è avvenuto con la seconda guerra mondiale. Non si deve tuttavia sottovalutare l’attuale ruolo geopolitico del Regno Unito, in associazione alla strategia di Washington, ma talvolta anche in autonomia. La vicenda Brexit è probabilmente anche l’espressione di un tentativo di parziale sganciamento dagli USA del Regno di Sua Maestà, in questo secolo che segnerà (in questo e nel prossimo decennio) un deciso passaggio a nuovi equilibri geopolitici.

La plurisecolare esperienza della sua rete di spionaggio e di intelligence, le sua tela di relazioni mondiali tuttora estesa al ex Commonwealth, la storica esperienza e presenza nel Medio Oriente, oltre al peso della moderna piazza finanziaria della City di Londra (connessa al riciclaggio e ai paradisi fiscali), fanno ancora del Regno di Sua Maestà un attore da tenere in tutto rispetto, capace di esprimere una sua linea in questi decenni del XXI secolo.

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I nostri governi continuano a fregarci. E i media li coprono

Politici e informazione in combutta antidemocratica

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Il 24 aprile scorso Mattarella ha firmato il decreto legge della “manovrina” di Padoan/Gentiloni che, nello stesso giorno, è stato pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Prevede nel 2017 interventi per una correzione di poco più di 3 miliardi del deficit, che scenderebbe così quest’anno al 2,1% del Pil. Abbiamo eseguito quello che “ci ha chiesto l’Europa“.

La data dell’approvazione si colloca tra il primo turno delle presidenziali francesi (23 aprile) e le primarie del PD (30 aprile), due avvenimenti che hanno assorbito le prime pagine per giorni e giorni. Il varo del decreto è quindi passato in sordina, anche perché il governo ci lavorava da 3 mesi ed era diventato una specie di cantilena.

Ma è invece un atto di primaria importanza per la nostra economia e per le future tasche degli italiani. Continua a leggere

I voti musulmani decisivi per la vittoria di Macron?

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La cosa più chiara delle votazioni francesi è che la stragrande maggioranza dei musulmani che si recherà alle urne domenica prossima voterà per Macron.

Vi risparmio i calcoli, ma significa che qualora il candidato del sistema di potere in Francia – che si autodefinisce liberal-centrista e acceso sostenitore della UE anche in versione anti Russia – dovesse vincere con una percentuale inferiore al 53-54%, i voti dei cittadini di religione musulmana (8% dei 68,5 milioni di abitanti) sarebbero decisivi. Continua a leggere

Le panzane sull’Eurouscita/2 – Ma con la Brexit, la Gran Bretagna non doveva andare in recessione?

Giugno 2016-Il Fondo Monetario Internazionale paventa una recessione nel 2017 se vincerà la Brexit e ….

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Il Fondo Monetario Internazionale pubblica due volte l’anno un aggiornamento di una ricchissima banca dati delle economie dei paesi del mondo, che riguarda il passato e fornisce le previsioni per l’anno in corso più i successivi 5 anni. Le stime del FMI sono considerate tra le più attendibili e un punto di riferimento per gli analisti internazionali. E’ appena stato pubblicato il primo dei due aggiornamenti del 2017, che fornisce quindi anche le previsioni fino al 2022. Un invito a nozze per me che ricordo le fosche previsioni di recessione in caso di Brexit, formulate nel giugno 2016 dal FMI, che capeggiava il coro politico, mediatico ed istituzionale occidentale. Tant’è che alla vigilia del referendum britannico avevo scritto un articolo dal titolo “Il terrorismo psicologico dietro al dibattito sulla Brexit

… Aprile 2017 – Il FMI prevede un futuro brillante dell’economia britannica (2017-2022)

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Francia, l’élite euroatlantica ha vinto il primo tempo.

Una guerra all’ultimo voto tra la Le Pen e Macron per la successione ad Hollande.

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Questa volta i sondaggi elettorali ci hanno preso: primo Macron e seconda Marine Le Pen, questo l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Il 7 maggio i i nostri vicini transalpini torneranno alle urne per il voto definitivo.

Ha vinto il candidato del sistema, grazie ad una strategia ed una campagna elettorale in cui si è presentato come nuovo e, sopratutto, in alternativa ai partiti tradizionali, di cui ha ben colto lo stato di crisi irreversibile. 

Sarò tonto, ma non capisco bene cosa abbia di nuovo, a parte la giovane età di 39 anni (vi ricorda qualcuno?). Nel 2004 si laurea all’École nationale d’administration – l’università dell’élite francese -, nel 2005 si iscrive al Partito Socialista, poi lavora presso la Rothschild & Cie Banque.

Nel 2014 lascia la banca ed entra nel governo Hollande, nell’aprile del 2016 fonda il Movimento “En Marche”, nello stesso anno in qualità di ministro dell’economia contribuisce al lancio del Job’s act francese, per infine dimettersi nall’agosto 2016, in contestazione da tempo con il partito socialista. Come detto, 3 mesi dopo si candida con il suo movimento alla corsa presidenziale. Dulcis in fundo, in materia di novità: è il più convinto europeista, nel senso di “ci vuole più Europa”.  Continua a leggere

Il primo tempo delle elezioni francesi

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Ci siamo, domani domenica 23 aprile i francesi votano per il primo turno delle elezioni presidenziali, il secondo e decisivo seguirà il 7 maggio. Non sono in grado di formulare delle previsioni e ritengo inattendibili i sondaggi ufficiali. Non ho la sfera di cristallo (beato chi ce l’ha …), ma le mie preferenze quelle sì le ho, quindi esprimo il mio desiderio/augurio.

Spero che vinca la Le Pen.

Ho già scritto qui cosa penso del programma politico di Marine Le Pen, inclusi i punti su cui non sono d’accordo, nonostante i quali la considero, nel caso vincesse, una possibile via di uscita dalla deriva che il Vecchio Continente ha imboccato da 25 anni, e che ha la sua radice storica nella vittoria della seconda guerra mondiale (e la conseguente conquista dell’Europa) da parte degli anglo-americani. Ritornerò tra poco su questa prospettiva storica. Continua a leggere

Le distorsioni e falsità dei Servizi Segreti e dei Media-La guerra in Iraq

LA GUERRA IN IRAQ (E QUELLA IN SIRIA): I MEDIA OCCIDENTALI, LE VERE ARMI DI DISTRUZIONE (MENTALE) DI MASSA

Riprendo qui una vicenda che vi potrà sembrare lontana, ma è invece di estrema attualità per come fu trattata e diffusa dai media e inculcata nelle menti dei popoli occidentali, tecniche utilizzate quotidianamente anche per la attuale guerra in Siria. Quella in Iraq, presentata come “l’esportazione della democrazia e la guerra contro il terrorismo” doveva in realtà servire – come sostengo in fondo a questo articolo – ad avviare la decisiva offensiva anglo-americana del XXI secolo per rimodellare (come prefigurato decenni prima) il quadro geo strategico del Medio Oriente, opera in pieno svolgimento con l’utilizzo anche dei metodi più sporchi, incluso a pieno titolo il terrorismo e l’estremismo islamico. 

Anno 2003 – Nel febbraio di quell’anno Colin Powell (allora Segretario di Stato) denunciò in un discorso tenuto all’ONU le armi di distruzione di massa in possesso di Saddam Hussein, mostrando una fialetta di Antrax. L’intero mondo occidentale (politici e soloni dell’informazione in testa) accettò quella denuncia senza sollevare dubbi. Nel marzo del 2003 l’America di Bush figlio iniziò la seconda guerra in Iraq, che da allora non è ancora terminata.

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Gli USA spiano tutti, ma il problema sono gli hacker russi.

Ecco un esempio di manipolazione dell’ informazione di massa, della categoria “Sminuisci e Affossa”
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All’inizio di marzo è uscita una notizia bomba, i cui effetti sono stati ridotti a quelli di un petardo dall’intero blocco mediatico occidentale, che le ha dato pochissimo risalto per poi archiviarla velocemente.

Mi riferisco alle rivelazioni shock di Wikileaks sulle “moderne” tecniche di spionaggio di massa della CIA su scala mondiale, (che si affiancano a quelle “classiche” ma sempre più sofisticate), reso possibile dalla crescente  “intelligenza” dei sistemi operativi e dei software non solo degli smartphone e dei computer, ma anche delle smart TV. Microsoft, Samsung, Apple, Google, Twitter ecc. detengono il controllo di questi mercati mondiali e, volenti o nolenti, permettono alla CIA – un mostro che vive ormai di vita propria con budget di miliardi di dollari e condotta da personaggi a dir poco ambigui – di penetrare nella sfera privata e pubblica di chiunque ritenga sia da sorvegliare ed eventualmente condizionare (o eliminare). La giustificazione è la lotta e la prevenzione del terrorismo? Forse lo è, ma solo in parte, perché gli americani, sulla base di questo pretesto, vanno ben al di là.

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Per Trump tira brutta aria

SIAMO GIA’ PROSSIMI ALLO STATO IN MESSA D’ACCUSA DI TRUMP E ALLE SUE DIMISSIONI?

Questo è un post atipico ma, prima che vengano superate dagli avvenimenti, voglio pubblicare le note che mi sono appuntato pochi giorni dopo il giuramento di Trump del 20 gennaio.

Mi ero posto la domanda: come potrà essere ricordata la presidenza di The Donald in futuro? Ecco cosa avevo scritto il mese scorso:

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