Gli obiettivi strategici della guerra senza limiti in Medio Oriente/Parte prima

Questa mini-serie di post nasce come mio commento a quello di Federico Dezzani che ho recentemente replicato su questo blog.

Sulla scia del commento mi è venuto infatti poi spontaneo allargare la visuale e sviluppare altre riflessioni sul tema della lotta geopolitica, applicandole agli avvenimenti in corso nel calderone mediorentale.

Confermo la mia condivisione delle argomentazioni di Dezzani, sia relativamente alla lista degli “attrezzi” oggi utilizzati nella competizione geopolitica, sia al modo in cui l’America li sta impiegando (praticamente tutti, tranne la guerra diretta in senso stretto) nei confronti di Russia e Cina.
Condivido anche la conclusione a cui giunge quando sostiene che i risultati sinora ottenuti sono modesti e non hanno alterato l’equilibrio della fine del secolo scorso.
Sorge allora spontanea la domanda: passeranno gli USA dai metodi soft a quelli militari, inteso come scontro diretto? Non credo proprio, anche perché così facendo spingerebbe Russia e Cina a fare fronte comune. Sono del parere quindi che l’eventualità di un conflitto armato su larga scala sia molto contenuto. A meno che ……. (rimando il lettore alla parte finale di questo post).

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Le armi della guerra geopolitica, una visione d’insieme non ortodossa.

Premessa del Prof – In ossequio al motto “inutile riscoprire l’ombrello”, quando incontro articoli di cui condivido l’impostazione e, se non tutte, molte delle argomentazioni esposte, li pubblico integralmente. E’ il caso di questo post e di quello precedente, entrambi trattano di geopolitica. Due autori di età ed esperienza diversa Maurizio Blondet e Federico Dezzani (questo post), che hanno una visione globale (nella quale inseriscono poi gli avvenimenti italiani) e che seguono fonti di informazione spesso inusuali e prevalentemente straniere. Nel mio piccolo sto seguendo la stessa strada e, guarda caso, condivido la visione geopolitica qui egregiamente tratteggiata ed argomentata da Dezzani. Che non è propriamente quella propinata quotidianamente a dosi massicce dagli organi e istituzioni mainstream, espressioni del sistema di potere (mainstream=flusso principale). In questo testo vedo alcune importanti lacune (un post non è mai perfetto), che rimando ad un mio prossimo articolo-commento. Buona lettura, ….. non ortodossa.

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Siria, continua il doppio gioco americano e dei suoi alleati, la guerra cova sotto la cenere.

Maurizio Blondet: Niente pace ai siriani, Washington vuole la rivincita.

ANSA_20160221162013_17718614La grande offensiva di Russia e Siria per la riconquista di Aleppo è sospesa. Mosca sa che i jihadisti sono stati riforniti di armamento  tale da infliggere alle sue forze aeree perdite insostenibili. Il Wall Street Journal ha reso noto i tipi di armi ad alta tecnologia che la Cia sta fornendo alle milizie islamiche, in grado di abbattere aerei e di distruggere completamente  l’artiglieria del governo siriano. Già  ai primi d’aprile Al Nusra ha abbattuto un caccia siriano, un vecchio Su-22,con un missile  a spalla MANPAD;  missili che lo stesso ministro della guerra saudita Al-Jubeir s’è vantato di aver consegnato ai terroristi a febbraio.

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L'”esito” della missione del ministro di Obama in Europa

Angela Merkel speaks to ARD on 19 July 2015

I segnali della visita del Ministro del Tesoro Jacob Lew

La foto che vedete è forse il segnale più significativo del passaggio del ministro del Tesoro americano Jack Lew in Europa di due settimane fa. Ricordo che si è trattato di una visita lampo (16 e 17 luglio) , inaspettata ed accompagnata dal totale silenzio su contenuto ed esito degli incontri con i vertici politici tedeschi e francesi. Il tema ufficiale da discutere era la ristrutturazione del debito, che vede il FMI (gli USA) su posizione contrapposta a quella della Germania.

Nell’immagine vediamo Angela Merkel durante l’intervista concessa domenica 19 luglio alla televisione tedesca ARD, che non è passata inosservata perché la cancelliera ha ipotizzato la concessione di facilitazioni al debito della Grecia, come l’allungamento dei tempi di rimborso e tassi più bassi. Ha confermato invece il nein ad ipotesi di taglio del capitale prestato (“un haircut classico del 30-40% non ci può essere all’interno dell’unione monetaria”).

Altri segnali del passaggio del ministro americano sono i seguenti

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Atene riceve 7 miliardi-Che la farsa del 3°”salvataggio” abbia inizio

Servono a ripagare i debiti verso FMI e BCE

Ieri il Fondo EFSF ha versato alla Grecia 7,1 miliardi. L’altro flusso in atto ripreso da venerdì scorso riguarda la liquidità delle banche riaperto dalla BCE dopo l’approvazione da parte del Parlamento greco dell’accordo siglato nella notte della lunga trattativa.

Molti giornali e televisioni parlano di avvio della normalizzazione, distorcendo e manipolando la visione dell’opinione pubblica. 

Mi spiego. Nella stessa giornata di ieri il governo greco ha rimborsato 6,7 miliardi a FMI e BCE, i 0,4 rimanenti seguiranno in agosto la stessa via. Il debitore ha pagato i suoi creditori, sano principio da rispettare sempre (salvo rarissime eccezioni, es. lo strozzino). Ma nelle casse pubbliche per il “salvataggio” della Grecia non ne rimane nulla. E va beh direte voi, ma questo è il finanziamento ponte del EFSF per le esigenze a breve e per i ritardi accumulati. Giusto, guardiamo il “pacchetto” varato nel suo insieme, eccolo in forma grafica.

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Che fine ha fatto il Ministro del Tesoro americano?

Siamo su Scherzi a parte o a Chi l’ha visto?

La missione del Ministro del tesoro Lew in Europa si è conclusa, ma non è stato diramato alcun comunicato stampa dei 3 incontri in programma con Draghi, il governo tedesco e quello francese. E’ vero che giovedì Draghi ha reso noto la sua posizione favorevole alla ristrutturazione del debito greco ed ha forzato il Consiglio Direttivo della BCE a riaprire i rubinetti ELA verso la Grecia. Sull’incontro con Lew però non ha detto nulla.

Uguale silenzio tombale sui due altri incontri programmati a Berlino e Parigi con la leadership tedesca e francese. Sono stati annullati? Si aspetta il suo rientro a Washington per emettere un comunicato?

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Dopo il dissenso del FMI sul piano Grecia, Obama manda il suo ministro in Europa

L’Europa geopolitica del dopoguerra ad un passaggio importante

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico il dissenso del FMI sull’ennesimo piano di “salvataggio” della a Grecia, concordato nel summit notturno di domenica scorsa dei capi di Stato e di Governo europei. L’istituto di Washington sostiene che, in assenza di una ristrutturazione del debito, l’effetto della politica economica di austerità (come nel 2010 e nel 2012) non potrà fare ripartire l’economia e l’occupazione in Grecia, condizione indispensabile per rendere sostenibile il debito. L’ennesimo centinaio di miliardi di “aiuti” (debito) servirebbe a rimpiazzare il debito esistente a scadenza, pagare gli interessi e solo quote marginali entrerebbero effettivamente nelle casse pubbliche elleniche

La sorpresa della missione del ministro del tesoro americano in Europa

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BREAKING NEWS – Il FMI si dissocia dal piano UE salva Grecia

BBC News: il Fondo Monetario Internazionale attacca la UE sui termini dell’accordo

Non solo la bozza di accordo siglato lunedì mattina tra Grecia ed UE deve ancora attraversare diverse fasi di approvazione prima di essere reso esecutivo, ma il FMI si dissocia. La notizia è di poche ore fa e non è una sorpresa, bensì una conferma della posizione assunta dal Fondo nelle ultime settimane.

Bisogna infatti risalire a due recenti passaggi. Il primo si è verificato l’11 giugno quando i funzionari di Washington lasciarono bruscamente il tavolo della trattativa perché sostenevano che, senza una fortissima ristrutturazione del debito che lo renda sostenibile, il terzo piano di aiuti non sarebbe servito a rilanciare l’economia greca e alla creazione di posti di lavoro, l’unica vera via di uscita dalla crisi.

Il secondo e ancora più significativo passaggio è del 26 giugno quando sul sito del FMI è stato pubblicato un rapporto ((lo trovi qui e qui invece un articolo del Sole 24ORE) secondo il quale il terzo (in meno di 5 anni) salvataggio in discussione, per essere efficace, deve fare perno su un periodo di “grazia” di 20 anni e un successivo periodo di ammortamento di 40 anni (vedi punto 10 a pagina 12 del rapporto in inglese).

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La democrazia di serie A e di serie B

Oggi Repubblica.it pubblica un articolo di Raffaele Ricciardi che si avvale della chiara infografica sotto riportata, da cui si evince che lo strombazzato “salvataggio” – in realtà principalmente rimborsi ai creditori e un po’ di sovvenzioni a fondo perduto che non solleveranno l’economia greca dal peso dell’EuroMarco e dell’Austerità – deve ancora essere definito. Il primo e più importante passo per poter procedere ai successivi è quello di domani e andrà in scena nel Parlamento di Atene 

Ma, da tutt’altro punto di vista, quello che colpisce di più del grafico sono i passaggi numero 3 e numero 6, che evidenziano come la Costituzione o le leggi di alcuni paesi europei prevedano che accordi così importanti per l’intera comunità non siano lasciate nelle mani del governo in carica, ma richiedano l’approvazione degli delegati democraticamente eletti in Parlamento. 

E’ vero che intorno al concetto di democrazia vera o presunta tale ci sarebbero molte cose da dire, ma è indubbio che sottoporre alcune decisioni ad una assemblea è cosa ben diversa che dare una delega in bianco ad un ristretto gruppo di politici, che spesso si riduce ad uno solo.

Ecco i paesi della serie A della democrazia: Germania,Olanda, Estonia, Finlandia, Austria e Slovenia, i primi quattro dei quali richiedono addirittura un secondo passaggio di  verifica finale. 

Ma per noi non c’è problema, abbiamo lo statista GhePensiMi versione 2.0 che provvede in nostra vece.

Lunedì 13 luglio, ore 8 – La furia notturna della Merkel contro Tsipras e i greci

Il vertice europeo di ieri è ancora in corso (Aggiornamento delle ore 15 in coda al post)

L’ultimatum-missile della Merkel

Improvvisamente ieri a Bruxelles il falco Schauble è diventato un piccioncino in confronto alla Merkel versione panzer. Angela ha spiazzato tutto il politicame europeo che si aspettava una sua posizione di mediazione, visto che già le richieste dell’Eurogruppo dell’altro ieri erano peggiorative rispetto alla proposta di qualche giorno prima di Tsipras, che a loro volta erano più pesanti di quelle ante referendum di una settimana fa, le quali avevano poco in comune con il programma politico di Syriza con cui Tsipras ha vinto le elezioni di gennaio. 

Invece ecco le imperiose schiaccianti richieste della cancelliera (affiancata da Olanda, Slovacchia, Finlandia ed altri), alcune delle quali da attuare entro pochi giorni nel Parlamento greco, una vera capitolazione. Le implicazioni economiche, patrimoniali e politiche equivalgono ad un missile puntato alla testa del popolo greco. Ecco le principali: creazione di un fondo che racchiuda patrimonio della Grecia per 50 miliardi di euro, a garanzia delle privatizzazioni promesse da Atene; la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, la revisione della contrattazione collettiva, il ritorno della Troika ad Atene e l’intera riforma del codice civile. 

La Merkel sta “giocando” pesante, contro Tsipras e i greci, ma anche contro la volontà di Francia e degli Stati Uniti, che non vogliono perdere le basi militari greche, che stanno diventando ancor più strategiche vista la piega che sta prendendo l’altro paese-chiave della Nato in quella area mediterranea, la Turchia.

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