I voti musulmani decisivi per la vittoria di Macron?

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La cosa più chiara delle votazioni francesi è che la stragrande maggioranza dei musulmani che si recherà alle urne domenica prossima voterà per Macron.

Vi risparmio i calcoli, ma significa che qualora il candidato del sistema di potere in Francia – che si autodefinisce liberal-centrista e acceso sostenitore della UE anche in versione anti Russia – dovesse vincere con una percentuale inferiore al 53-54%, i voti dei cittadini di religione musulmana (8% dei 68,5 milioni di abitanti) sarebbero decisivi. Continua a leggere

Le panzane sull’Eurouscita/2 – Ma con la Brexit, la Gran Bretagna non doveva andare in recessione?

Giugno 2016-Il Fondo Monetario Internazionale paventa una recessione nel 2017 se vincerà la Brexit e ….

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Il Fondo Monetario Internazionale pubblica due volte l’anno un aggiornamento di una ricchissima banca dati delle economie dei paesi del mondo, che riguarda il passato e fornisce le previsioni per l’anno in corso più i successivi 5 anni. Le stime del FMI sono considerate tra le più attendibili e un punto di riferimento per gli analisti internazionali. E’ appena stato pubblicato il primo dei due aggiornamenti del 2017, che fornisce quindi anche le previsioni fino al 2022. Un invito a nozze per me che ricordo le fosche previsioni di recessione in caso di Brexit, formulate nel giugno 2016 dal FMI, che capeggiava il coro politico, mediatico ed istituzionale occidentale. Tant’è che alla vigilia del referendum britannico avevo scritto un articolo dal titolo “Il terrorismo psicologico dietro al dibattito sulla Brexit

… Aprile 2017 – Il FMI prevede un futuro brillante dell’economia britannica (2017-2022)

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Francia, l’élite euroatlantica ha vinto il primo tempo.

Una guerra all’ultimo voto tra la Le Pen e Macron per la successione ad Hollande.

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Questa volta i sondaggi elettorali ci hanno preso: primo Macron e seconda Marine Le Pen, questo l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Il 7 maggio i i nostri vicini transalpini torneranno alle urne per il voto definitivo.

Ha vinto il candidato del sistema, grazie ad una strategia ed una campagna elettorale in cui si è presentato come nuovo e, sopratutto, in alternativa ai partiti tradizionali, di cui ha ben colto lo stato di crisi irreversibile. 

Sarò tonto, ma non capisco bene cosa abbia di nuovo, a parte la giovane età di 39 anni (vi ricorda qualcuno?). Nel 2004 si laurea all’École nationale d’administration – l’università dell’élite francese -, nel 2005 si iscrive al Partito Socialista, poi lavora presso la Rothschild & Cie Banque.

Nel 2014 lascia la banca ed entra nel governo Hollande, nell’aprile del 2016 fonda il Movimento “En Marche”, nello stesso anno in qualità di ministro dell’economia contribuisce al lancio del Job’s act francese, per infine dimettersi nall’agosto 2016, in contestazione da tempo con il partito socialista. Come detto, 3 mesi dopo si candida con il suo movimento alla corsa presidenziale. Dulcis in fundo, in materia di novità: è il più convinto europeista, nel senso di “ci vuole più Europa”.  Continua a leggere

Il primo tempo delle elezioni francesi

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Ci siamo, domani domenica 23 aprile i francesi votano per il primo turno delle elezioni presidenziali, il secondo e decisivo seguirà il 7 maggio. Non sono in grado di formulare delle previsioni e ritengo inattendibili i sondaggi ufficiali. Non ho la sfera di cristallo (beato chi ce l’ha …), ma le mie preferenze quelle sì le ho, quindi esprimo il mio desiderio/augurio.

Spero che vinca la Le Pen.

Ho già scritto qui cosa penso del programma politico di Marine Le Pen, inclusi i punti su cui non sono d’accordo, nonostante i quali la considero, nel caso vincesse, una possibile via di uscita dalla deriva che il Vecchio Continente ha imboccato da 25 anni, e che ha la sua radice storica nella vittoria della seconda guerra mondiale (e la conseguente conquista dell’Europa) da parte degli anglo-americani. Ritornerò tra poco su questa prospettiva storica. Continua a leggere

Le distorsioni e falsità dei Servizi Segreti e dei Media-La guerra in Iraq

LA GUERRA IN IRAQ (E QUELLA IN SIRIA): I MEDIA OCCIDENTALI, LE VERE ARMI DI DISTRUZIONE (MENTALE) DI MASSA

Riprendo qui una vicenda che vi potrà sembrare lontana, ma è invece di estrema attualità per come fu trattata e diffusa dai media e inculcata nelle menti dei popoli occidentali, tecniche utilizzate quotidianamente anche per la attuale guerra in Siria. Quella in Iraq, presentata come “l’esportazione della democrazia e la guerra contro il terrorismo” doveva in realtà servire – come sostengo in fondo a questo articolo – ad avviare la decisiva offensiva anglo-americana del XXI secolo per rimodellare (come prefigurato decenni prima) il quadro geo strategico del Medio Oriente, opera in pieno svolgimento con l’utilizzo anche dei metodi più sporchi, incluso a pieno titolo il terrorismo e l’estremismo islamico. 

Anno 2003 – Nel febbraio di quell’anno Colin Powell (allora Segretario di Stato) denunciò in un discorso tenuto all’ONU le armi di distruzione di massa in possesso di Saddam Hussein, mostrando una fialetta di Antrax. L’intero mondo occidentale (politici e soloni dell’informazione in testa) accettò quella denuncia senza sollevare dubbi. Nel marzo del 2003 l’America di Bush figlio iniziò la seconda guerra in Iraq, che da allora non è ancora terminata.

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Gli USA spiano tutti, ma il problema sono gli hacker russi.

Ecco un esempio di manipolazione dell’ informazione di massa, della categoria “Sminuisci e Affossa”
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All’inizio di marzo è uscita una notizia bomba, i cui effetti sono stati ridotti a quelli di un petardo dall’intero blocco mediatico occidentale, che le ha dato pochissimo risalto per poi archiviarla velocemente.

Mi riferisco alle rivelazioni shock di Wikileaks sulle “moderne” tecniche di spionaggio di massa della CIA su scala mondiale, (che si affiancano a quelle “classiche” ma sempre più sofisticate), reso possibile dalla crescente  “intelligenza” dei sistemi operativi e dei software non solo degli smartphone e dei computer, ma anche delle smart TV. Microsoft, Samsung, Apple, Google, Twitter ecc. detengono il controllo di questi mercati mondiali e, volenti o nolenti, permettono alla CIA – un mostro che vive ormai di vita propria con budget di miliardi di dollari e condotta da personaggi a dir poco ambigui – di penetrare nella sfera privata e pubblica di chiunque ritenga sia da sorvegliare ed eventualmente condizionare (o eliminare). La giustificazione è la lotta e la prevenzione del terrorismo? Forse lo è, ma solo in parte, perché gli americani, sulla base di questo pretesto, vanno ben al di là.

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Per Trump tira brutta aria

SIAMO GIA’ PROSSIMI ALLO STATO IN MESSA D’ACCUSA DI TRUMP E ALLE SUE DIMISSIONI?

Questo è un post atipico ma, prima che vengano superate dagli avvenimenti, voglio pubblicare le note che mi sono appuntato pochi giorni dopo il giuramento di Trump del 20 gennaio.

Mi ero posto la domanda: come potrà essere ricordata la presidenza di The Donald in futuro? Ecco cosa avevo scritto il mese scorso:

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“Strana” coincidenza tra avvio Euro e Boom Germania

Due grafici che non ammettono replica: L’Euro è l’asso nella manica (il trucco) della Germania nel Mondo intero.

GRAFICO n. 1 – Il deficit commerciale della Germania diventa un surplus (current account surplus) subito dopo l’introduzione dell’Euro (1999). Poi decolla e batte prima il Giappone e poi anche la Cina. Deutschland über alles!

GRAFICO n. 2 – Surplus commerciale tedesco= 8% del Pil nel 2016, in infrazione delle regole (????) europee (????). Alla Totò: “Ma mi faccia il piacere …”

Grafici dedicati a chi crede nella favola dell”Europa dei Popoli” di oggi.

Fonte dei grafici: Quartz (Germany is playing a dangerous game on trade)


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Il piano (serio) di Marine Le Pen per uscire dall’Euro

Recupero della sovranità monetaria e della politica economica nazionale, i due pilastri della Frexit lepenista.

In un recente articolo apparso su Bloomberg.coml’articolista Helene Fouqet riporta le dichiarazioni espressa domenica scorsa da Bernard Monot, consigliere economico di Marine Le Pen, a margine del raduno di Lione organizzato per il lancio ufficiale della campagna elettorale presidenziale.

Sono dichiarazioni fondamentali in quanto riguardano a) le modalità di reintroduzione di una moneta francese, b) come gestire il debito pubblico e c) l’approccio della nuova politica economica pubblica.

Il consigliere economico – che è alla testa di una squadra di lavoro di esperti – è consapevole dei rischi del periodo di transizione di una uscita dall’euro e sostiene di avere anche in cantiere un piano di emergenza, nel caso si manifestasse una violenta crisi.

Quanto rivela Bernard Monot è contenuto (in modo più generico) nei 144 punti del programma presidenziale di Marine Le Pen, disponibile on line. Il primo impegno – più simile ad una dichiarazione di intenti – che si assume la candidata francese recita così.

Recuperare la nostra libertà e il controllo del nostro destino, restituendo al popolo francese la sua sovranità (monetaria, legislativa, territoriale, economica).
A tal fine, sarà avviata una negoziazione con i nostri partner europei seguita da un referendum sulla nostra appartenenza alla Unione europea. L’obbiettivo  è l’attuazione di un progetto europeo rispettoso dell’indipendenza della Francia, delle sovranità nazionali e che serva gli interessi dei popoli.

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Le panzane sull’Eurouscita/1 – Svalutazione ed Inflazione, il caso Brexit

La propaganda dei media di regime: “Se usciamo dall’Euro, la svalutazione e l’inflazione esploderanno.” Vero o falso?

Sondaggio Demopolis per Ottoemezzo, desiderio di uscita dall'Euro.

L’Euro non è una moneta ma una forzatura economica e finanziaria, espressione di una volontà politica di vertice. E’ un “semplice” blocco dei cambi (ai valori del 31 dicembre 1998) delle valute di paesi con storia, economie e culture diverse.

CambioFissoEuro è una forzatura perché non è stato preceduto – e non sarà mai seguito – dalla costituzione di una Europa Federale, cioè una unione politica che prevede, tra le molte cose assenti nella attuale (Dis)Unione euroepa, solidarietà e corresponsabilità interna nonché nei confronti del resto del mondo. L’ultima cosa al mondo che la Germania vuole.

Di conseguenza una moneta unica priva di uno Stato Federale alle spalle è troppo forte e penalizza i paesi “più deboli” (banalizzo) ed è troppo debole e premiante per i paesi “più forti” (ribanalizzo), senza alcun fattore di bilanciamento. E lo sta facendo da più di 18 anni, per cui l’accumulo delle distorsioni e delle tensioni sta arrivando a livelli insostenibili. E’ probabile che qualcosa succeda, ma non è questo il tema che qui ci interessa.

Ciò premesso, la risposta alla domanda posta nel sottotitolo è: se usciamo dall’Euro (o se nascono due Euro, uno di serie A e uno di serie B), SI’ la nuova moneta “italiana” si svaluterebbe (15-20%) , NO l’inflazione non esploderebbe, ne risentirebbe solo in piccola parte.

Se volete affrontare il tema in modo razionale e non emotivo o per sentito dire (giornali e televisioni) allora questo articolo vi può interessare. Abbiamo per nostra fortuna la disponibilità di Banche Dati di istituzioni internazionali a cui affidarsi, che documentano gli avvenimenti economici della maggior parte dei paesi del Mondo da una cinquantina d’anni. Non chiacchiere o interpretazioni emotive, ma dati e fatti.

La storia economica ci presenta decine e decine di intense svalutazioni/rivalutazioni avvenute nei più svariati paesi, con i relativi dati sull’inflazione. Alcune tuttora in corso (come il nostro caso Brexit), altre nuove si manifesteranno nel futuro. Si chiama legge del Mercato Valutario e non si fermerà mai, a meno che il mondo capitalista non si suicidi e si trasformi in … economia pianificata.

In questo articolo analizzeremo il caso post Brexit, che come sapete è in corso da circa 6 mesi ed è quindi solo ai suoi inizi, motivo per cui lo seguirò ed aggiornerò nel corso del 2017 e degli anni successivi. In un prossimo post presenterò invece casi di svalutazioni/inflazione più ampi e più datati che riguardano l’Italia, l’Europa, Stati Uniti e Giappone.

Questo articolo è composto da due sezioni: nella prima vedremo a) cosa è successo alla Sterlina e all’inflazione nel paese di Sua Maestà tra giugno e dicembre 2016 e b) le previsioni per i prossimi anni, sempre per la Gran Bretagna, di prestigiosi istituti internazionali; nella seconda sezione daremo una interpretazione di quanto successo, individuando i fattori esplicativi chiave, che hanno peraltro un valore di carattere generale e non limitato alla Brexit.

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