Elezioni americane, finalmente si conclude la masquerade!

Va in scena lo spettacolo della “Democrazia più grande del Mondo”

Risultati immagini per democrazia americana

Sono convinto che in America ed in Europa il potere non risieda più da tempo nella sfera politica, che è principalmente l’esecutrice di direttive e strategie definite altrove. Salvo eccezioni (Trump, nel caso vincesse?) che confermano la regola.

L’altrove è innanzi tutto il gruppo ristretto di famiglie/dinastie (Rockefeller, Rotschild, Morgan, ecc.) che hanno i pacchetti di maggioranza delle grandi banche private e, attraverso queste, controllano l’Istituto di Emissione, la Banca Centrale USA (FED, costituita nel 1913). Con il monopolio della creazione di moneta e della gestione dei risparmi delle famiglie, queste dinastie possono controllare il destino del paese, “comperare” i governanti e pilotarne le decisioni di politica interna ed estera. Ed è così che si sta affermando la globalizzazione, la finanza non ha patria, non ha confini, ha una lingua universale, quella del Potere.

In subordine alla finanza, “altrove” significa anche: Pentagono (e il cartello dei produttori di armi), CIA, la NATO, le grandi corporation globalizzate e in generale le lobby che contribuiscono alla campagna elettorale dei candidati presidente e che stazionano ufficialmente nel Congresso a Washington. Una estesa rete che non credo però potrà/vorrà mai esprimere scelte in totale contrasto con la cupola della grande finanza. La quale ha forti legami con la grande finanza della Gran Bretagna e con Israele.

Il potere più forte dell’inquilino della Casa Bianca, qualora non condivida la strategia dettata dall’élite, sta forse nel non-fare, opponendo il diritto di veto – che può essere superato però dal Congresso con il voto di due terzi dei parlamentari – o nel dilazionare e diluire l’esecuzione di determinati piani.

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Ottobre 2016, siamo alla vigilia di una guerra mondiale? – Prima parte

Nato basi russiaNel mio personale Borsino di guerra, le probabilità che avvenga un grave conflitto tra Stati Uniti (gli attaccanti) e la Russia (l’attaccato) sono vicine al 50%. Nel 2010 la mia valutazione era sotto al 5% e l’attuale 50% può cambiare, in aumento o diminuzione, nel giro di pochi mesi. Sarà anche influenzato dall’esito delle elezioni presidenziali americane (con la Clinton salgono, scendono se vince Trump).
Una guerra tra USA e Russia significa anche tra NATO – una delle due braccia militari di Washington – e Russia, quindi anche Europa.
E la Cina, il cui intervento trasformerebbe il conflitto USA/Russia nella Terza Guerra Mondiale? L’ago della bilancia è proprio il gigante asiatico che, a mio avviso, è contrario ad un conflitto armato su scala planetaria. Il mio Borsino a tal proposito è infatti intorno al 10% (era però a zero nel 2010). 

Prima di approfondire e motivare queste valutazioni di toto-guerra da bar, tuffiamoci nel sottofondo geo politico di questi scenari bellicosi, che ha una doppia radice: una di natura economico-finanziaria e l’altra strettamente politica di egemonia mondiale, come ci illustra il blogger Federico Dezzani con questa sua analisi, per me condivisibile. Ho colorato in marrone i punti a mio avviso discutibili.

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Il rilancio del Super Stato Europeo/II parte – I Padri Fondatori e la CIA

Il metodo Monnet, il capostipite dei moderni tecnocrati europei sovranazionali.

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Tra i 7  riconosciuti “padri fondatori dell’Europa, Jean Monnet occupa forse il posto preminente perché è stato il più lucido ed incisivo, nella fase di avvio della “integrazione” del Vecchio Continente. Era un uomo d’affari d’origine francese, ma anglo-americano di frequentazione e mentalità. Ecco due famose citazioni di frasi di Jean Monnet. 

“Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica”

“I popoli accettano i cambiamenti solo in stato di necessità, e riconoscono la necessità solo in presenza di una crisi”. 

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L’insopportabile Tsipras, dirà mai la verità?

Sto uscendo da un agosto impegnativo, che mi ha lasciato poco tempo per il blog. Riparto ora prendendo a spunto questo snello e condivisibile post di Marcello Foa che riporto di seguito, per esprimere poi il mio commento.

Non sopporto più l’ipocrisia di Tsipras, l’uomo che aveva acceso le speranze di una vera svolta democratica in Europa per poi ridursi ad applicare le riforme della Troika che il popolo gli aveva dato mandato di combattere. Ora si è dimesso. Troppo tardi, mi vien da dire. O troppo presto. Già, perché andare alle elezioni il mese prossimo, subito dopo la svolta pro establishment europeo di Syriza, significa, di fatto, impedire alle forze antieuro di organizzarsi. A questo punto che vinca Syriza o il centrodestra di Neo Demokratia o i socialisti poco importa: applicheranno la stessa politica di rigore che ha dissanguato la Grecia. E il popolo sarà privato di una vera alternativa, considerata l’improponibilità di Alba Dorata e altre formazioni estremiste.

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L'”esito” della missione del ministro di Obama in Europa

Angela Merkel speaks to ARD on 19 July 2015

I segnali della visita del Ministro del Tesoro Jacob Lew

La foto che vedete è forse il segnale più significativo del passaggio del ministro del Tesoro americano Jack Lew in Europa di due settimane fa. Ricordo che si è trattato di una visita lampo (16 e 17 luglio) , inaspettata ed accompagnata dal totale silenzio su contenuto ed esito degli incontri con i vertici politici tedeschi e francesi. Il tema ufficiale da discutere era la ristrutturazione del debito, che vede il FMI (gli USA) su posizione contrapposta a quella della Germania.

Nell’immagine vediamo Angela Merkel durante l’intervista concessa domenica 19 luglio alla televisione tedesca ARD, che non è passata inosservata perché la cancelliera ha ipotizzato la concessione di facilitazioni al debito della Grecia, come l’allungamento dei tempi di rimborso e tassi più bassi. Ha confermato invece il nein ad ipotesi di taglio del capitale prestato (“un haircut classico del 30-40% non ci può essere all’interno dell’unione monetaria”).

Altri segnali del passaggio del ministro americano sono i seguenti

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Lunedì 13 luglio, ore 8 – La furia notturna della Merkel contro Tsipras e i greci

Il vertice europeo di ieri è ancora in corso (Aggiornamento delle ore 15 in coda al post)

L’ultimatum-missile della Merkel

Improvvisamente ieri a Bruxelles il falco Schauble è diventato un piccioncino in confronto alla Merkel versione panzer. Angela ha spiazzato tutto il politicame europeo che si aspettava una sua posizione di mediazione, visto che già le richieste dell’Eurogruppo dell’altro ieri erano peggiorative rispetto alla proposta di qualche giorno prima di Tsipras, che a loro volta erano più pesanti di quelle ante referendum di una settimana fa, le quali avevano poco in comune con il programma politico di Syriza con cui Tsipras ha vinto le elezioni di gennaio. 

Invece ecco le imperiose schiaccianti richieste della cancelliera (affiancata da Olanda, Slovacchia, Finlandia ed altri), alcune delle quali da attuare entro pochi giorni nel Parlamento greco, una vera capitolazione. Le implicazioni economiche, patrimoniali e politiche equivalgono ad un missile puntato alla testa del popolo greco. Ecco le principali: creazione di un fondo che racchiuda patrimonio della Grecia per 50 miliardi di euro, a garanzia delle privatizzazioni promesse da Atene; la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, la revisione della contrattazione collettiva, il ritorno della Troika ad Atene e l’intera riforma del codice civile. 

La Merkel sta “giocando” pesante, contro Tsipras e i greci, ma anche contro la volontà di Francia e degli Stati Uniti, che non vogliono perdere le basi militari greche, che stanno diventando ancor più strategiche vista la piega che sta prendendo l’altro paese-chiave della Nato in quella area mediterranea, la Turchia.

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BREAKING NEWS – Schauble apre ad interventi sul debito greco

Schauble per la prima volta dà ragione al FMI sul debito greco e dice che si potrebbero “ridefinire le scadenze”

Sta diventando un divertimento decodificare le dichiarazioni in codice dei politici che contano veramente per le decisioni sulla Grecia. Forse il più importante in questo momento è Schauble, il Ministro delle finanze tedesco, leader degli oltranzisti teutonici duri e puri.

Ieri è improvvisamente diventato possibilista riguardo un intervento sul debito ellenico. Commentando il recente rapporto del Fmi sulla sostenibilità del debito greco ha infatti dichiarato: “Senza un taglio, il debito greco non è sostenibile, penso che il Fmi abbia ragione” precisando però subito dopo che “non ci può essere un taglio perché violerebbe le regole della UE”, ma questo non esclude che si possano “ridefinire le scadenze”. Strano ministro delle finanze, taglio no, ma dilazione sì, sempre di ristrutturazione si tratta!

Ma la pagliacciata più grossa consiste nel fatto che una ristrutturazione, taglio incluso, – e come vedremo anche non da poco – è già stata concessa alla Grecia in una riunione dell’Eurogruppo (i ministri delle finanze) del 27 novembre 2012, in cui l’eccelso Schauble era presente, e il cui esito era stato salutato con toni enfatici. Ecco un estratto di un articolo dell’epoca del Corriere.it

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Il NO ha stravinto in Grecia, riparte la giostra geopolitica

IL POPOLO GRECO E LA VITTORIA DEL NO

Il popolo greco ha creduto ed ha dato fiducia al suo Primo Ministro. Il secco No all’Austerità sta rimbombando nelle orecchie di tutti i leader europei e ha dato forza e slancio alla richiesta del loro Primo Ministro per una ristrutturazione del debito, tecnicamente l’unica seria e possibile via d’uscita per la Grecia

Il quesito referendario non verteva sulla permanenza o meno nell’Eurozona, dilemma che non è mai rientrato nel programma politico di Tsipras.

Le proporzioni della vittoria sono inattese (oltre il 61%) i giovani (18-34 anni) sono stati determinanti, con quasi il 70% di No, si tratta di studenti o di lavoratori il cui tasso di disoccupazione raggiunge 50%. Non hanno molto da rischiare chiedendo un cambiamento. Diversamente è andata con gli anziani, sicuramente più influenzati dai prelievi con il contagocce orchestrato settimana scorsa dalla BCE,

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Referendum Grecia: se vince il Sì sarà “merito” di Draghi

La BCE e l’arma Emergency Liquidity Assistance

Cos’è e come funziona l’ELA.
I fondi ELA sono fondi di emergenza autorizzati dalla BCE ed erogati dalla banca centrale del paese destinatario che necessita dell’aiuto finanziario.

Non sono gratuiti hanno un tasso del 1,55%. La Grecia non può più accedere, per decisione presa dalla BCE all’indomani della vittoria elettorale di Tsipras di gennaio scorso, al finanziamento diretto presso la BCE il cui costo sfiora lo zero.
Si trattava in effetti di una deroga alle regole della BCE perché i titoli ellenici che le banche davano in garanzia non avevano una sufficiente affidabilità di mercato. Quello che valeva per il precedente governo Samaras non valeva per il nuovo governo Tsipras. Potere dei banchieri centrali!

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Le tasse scendono, gli asini decollano – di Mario Seminerio

Mario Seminerio, analista macroeconomico e operatore finanziario (maggiori informazioni qui), è titolare del blog PhastidioIl 2 aprile scorso ha pubblicato il post che riporto integralmente. 

Le tasse scendono, gli asini decollano

Pubblicato oggi da Istat il conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche. Quello che interessa ai nostri fini non è però la fotografia del quarto trimestre quanto quella dell’intero 2014. Da cui si evince quello che da sempre vi viene detto da questi inutili pixel: non esiste una cosa chiamata riduzione della pressione fiscale. E se c’è stata, è costata cara in termini di inefficienza del suo impatto sulla crescita economica.

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