Il rilancio del Super Stato Europeo/Prima parte

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Il vecchio “sogno” europeo si ripresenta. E’ la risposta alla Brexit?

Negli ultimi giorni il sito americano SuperStation95 e i siti inglesi Express  e DailyMailOnline hanno rivelato l’esistenza di un documento riservato di 10 pagine, sottoscritto dai Ministri degli Esteri tedesco e francese dopo l’esito del Referendum britannico, in cui si evoca la creazione di un Super Stato Federale europeo, come “salto di qualità” della attuale UE. 

In estrema sintesi, i due ministri auspicano (ulteriori) cessioni di sovranità da parte dei paesi membri ad istituzioni centrali europee in materia di: sicurezza interna (terrorismo) e controllo dei confini esterni, gestione immigrazione, istituzione di un corpo di protezione civile europeo, politica estera, aumento del bilancio per spese militari (come richiesto dagli Stati Uniti), ulteriore accentramento delle politiche di bilancio (vogliono accentrare anche la politica degli investimenti pubblici, a partire dal 2018!), equiparazione del trattamento fiscale delle società transnazionali.
Sono ovviamente confermati i Trattati dell’EZ, quindi le regole del Mercato Comune, della Moneta Comune + BCE (politica monetaria) e della politica economica (deficit, debito pubblico, l’Austerità), la cui gestione, come abbiamo visto, sarebbe ulteriormente accentrata.

Ovviamente non c’è alcun cenno nell’area delle forze armate di difesa ed attacco vere e proprie, essendo campo riservato alla NATO – a guida americana – ed all’esercito e marina USA. Dalla fine della seconda guerra mondiale l’Europa è un protettorato militare americano, diventato poi con l’Eurozona una colonia politica ed economica tedesca. Il padrone è l’America, lo scagnozzo è la Germania. Il Super Stato europeo se mai dovesse concretizzarsi sarebbe sempre sotto tutela militare di Washington e le armi nucleari off limits per gli europei. NATO ed EZ, due facce della stessa medaglia. 

Ancora, secondo i due ministri, coerentemente con una struttura federale alcune aree rimarrebbero di competenza delle ex nazioni (es. la sanità, l’ambiente).

Infine il nostro duo suggerisce il metodo: “Alla luce degli squilibri esistenti (sic!), la trasformazione della Unione Monetaria Europea non deve avvenire con un solo passo, ma piuttosto deve essere il risultato di una pragmatica e graduale evoluzione, che terrà conto dei problemi di crescita economica e dell’occupazione”. Questa loro concessione è un capolavoro di ipocrita diplomazia politichese.

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Cosa contraddistingue uno Stato, che sia o meno federale?

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Grafico tratto dal sito di Filippo Busin

L’idea di uno Stato Federale Europeo è storicamente magnifica (come vedremo nella seconda parte del post non è affatto nuova) e per capire se si intende veramente creare uno Stato Federale per la collettività oppure uno strumento di dominio economico e politico c’è una cartina di tornasole infallibile: l’esistenza o meno di una politica fiscale di compensazione tra (ex) paesi forti e quelli deboli.

Si tratta di un sacrificio dei “nuovi” stati federali forti? E’ un privilegio di quelli deboli? Nessuno dei due casi, è invece una contropartita fiscale che distingue una comunità/stato da un raggruppamento coloniale.

Non sto parlando di fantasie, ma di ciò che avviene da sempre tra Italia del Nord e del Sud, nello stesso Stato Federale Tedesco (dove, dalla riunificazione, la parte occidentale sovvenziona parte della spesa pubblica di quella orientale) ed anche all’interno della Federazione degli Stati Uniti d’America. Si chiamano tecnicamente trasferimenti fiscali, che naturalmente non devono scadere in puro ed opportunistico assistenzialismo.

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Mappa USA degli stati con deficit o surplus di bilancio – Fonte The Economist   

Negli Stati Uniti d’Europa gli ex paesi forti godrebbero – esattamente come nell’EZ di oggi –  del vantaggio di avere una moneta indebolita dalla presenza degli ex paesi deboli nella Federazione, che permetterebbe loro di ottenere maggiori vendite/profitti/tasse sul mercato interno intraeuropeo e su quelli mondiali.

La loro struttura industriale si svilupperebbe più di quanto accadrebbe se avessero una loro propria ed esclusiva moneta. 

L’Eurozona è già una forma federale

Per definizione una forma federale prevede cessione di sovranità da parte dei membri verso una autorità centrale, da questo punto di vista l’Eurozona è da considerare una forma ibrida di federalismo. I membri hanno rinunciato alle leve fondamentali della sovranità: la propria valuta e la gestione della politica monetaria ed hanno accettato fortissimi vincoli in materia di politica fiscale (deficit e debito) e di politica economica (spesa ed investimenti pubblici). Questo “salto di qualità” è avvenuto negli anni ’90 (Trattato di Maastricht e seguenti) sovrapponendo al MEC/CEE i neonati CambioFissoEuro+ BCE, con allegata la politica di Austerità.

Di solidarietà fiscale però nella UEM neanche l’ombra, né alla sua nascita né successivamente (ricordiamoci per esempio della richiesta tremontiana degli eurobond nel 2011, solo minimamente equiparabile ai trasferimenti fiscali). L’ibrido UE/UEM/EZ – termini sinonimi, con grado decrescente di mistificazione – era così destinato a diventare, come regolarmente avvenuto, una colonia della Germania e dintorni.

Ma io – non lo dico con ironia – li capisco anche i tedeschi: i contribuenti dell’Ovest finanziano già abbondantemente l’Est, ci mancherebbe dover aggiungere altri carichi fiscali. L’opinione pubblica teutonica – anche quella orientale – si opporrebbe ferocemente e la più piccola mossa in quella direzione stroncherebbe istantaneamente e ignominiosamente la carriera politica di frau Merkel (peraltro ormai virtualmente finita)

La “scorrettezza” della Germania

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Il grafico mostra , in coincidenza con l’introduzione dell’Euro, il passaggio della Germania da una deficit commerciale ad un surplus con i paesi UE. La tendenza è analoga con il Resto del Mondo

Oltre a quella fondamentale appena commentata (vantaggio della Unione Monetaria ed assenza di trasferimenti fiscali)**, la Germania dimostra “scorrettezza”anche nel mancato rispetto delle minime regole europee previste per compensare gli squilibri.

Mi riferisco ad esempio al previsto caso di persistenti (3 anni) ed eccessivi surplus commerciali (superiori al 6% del PIL): la Germania infrange questa regola da più di 8 anni (quest’anno previsto surplus 8,4%), l’Olanda da più di 10 (10,6% quest’anno)!! Questa è la banale conseguenza – riconosciuta ampiamente dalla dottrina economica – dell’aver affibbiato la stessa moneta e la stessa Banca Centrale ad un insieme eterogeneo di paesi europei.

Il fatto che l’infrazione da eccesso di surplus commerciale sia stata prevista nei trattati e nei regolamenti europei – all’interno della più ampia procedura per gli squilibri macroeconomici –  è significativo (la consapevolezza e le competenze economiche in materia di conseguenze del blocco dei cambi c’erano!) ed  al tempo stesso inquietante (non sono previste sanzioni precise, ma solo eventuali multe, irrisorie rispetto ai vantaggi messi in cascina). E che fa infatti il pulcino Bruxelles nei confronti della chioccia tedesca? Emette dei pigolii di protesta – richiami, raccomandazioni, annuncia indagini – e niente più.

Con questo precedente storico, c’è qualche anima innocente che crede che una vera solidarietà fiscale federale sarebbe realmente applicata nel Super Stato europeo? La verità è che oggi nella (Dis)Unione europea la solidarietà fiscale è applicata …. nella direzione sbagliata, il che fa sembrare ancora più virtuosi (crescita, profitti, conti pubblici) alcuni paesi e maialini altri. E’ l’inganno dell’EuroZona (in realtà un aggregato economico coloniale), che è stato inculcato nelle menti dei popoli europei e viene rinnovato a piccole dosi tutti i santi giorni.

Chiudo questa prima parte del post dando la mia risposta circa la possibilità che, sulla base della UE, si innesti realmente a breve termine il Super Stato europeo auspicato dai ministri tedesco e francese. Nulla si può escludere ma ritengo più che improbabile che ciò accada, oggi non ci sono i prerequisiti necessari. Non mi addentro ulteriormente sul tema, richiederebbe un altro post specifico. 

Qui finisce quindi la Prima Parte del post, il seguito a settimana prossima Nella seconda parte andremo alla scoperta della radice storica del Super Stato europeo, risalendo a Jean Monnet (1888-1973) e al processo di unificazione della Germania del XIX secolo.

Nota**
Lo squilibrio di fondo dell’UE/UEM/EZ per i paesi periferici,  (una moneta troppo forte in assenza di compensazione fiscale), li spinge a cercare di recuperare competitività nei mercati di esportazione tagliando il costo del lavoro, in abbinamento alla riduzione della spesa pubblica (Austerità). Il risultato combinato di queste due “riforme” della dottrina economica neoliberista è uno strutturale indebolimento della domanda interna, che non riesce ad essere compensata (date le proporzioni delle grandezze in gioco) dall’eventuale recupero o tenuta delle esportazioni per effetto della riduzione del costo della manodopera. Quindi, minore crescita economica e maggiore disoccupazione. AMEN

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7 thoughts on “Il rilancio del Super Stato Europeo/Prima parte

  1. Se Francia e Germania ,nelle condizioni in cui siamo ,pensano di chiedere ulteriori cessioni di sovranità nazionali credo che il pericolo che l’Europa si sfasci
    diventerà più grande Non si può un Super Stato Europeo
    con la dichiarazione di qualche politico, prima di farlo bisognerebbe introdurre una leva europea di un anno per amalgamare i nostri giovani, coinvolgere gli istituti scolastici con programmi idonei , ed uniformare la giustizia,mi rendo conto che è fantascienza,comunque continuo a preferire uno stato federale europeo dove ogni nazione mantenga i propri usi e costumi amalgamati da una leva comune, esercito federale ,programmi scolastici comuni, sanità comune,giustizia comune….

    • Gianca i suoi giusti suggerimenti, oltre ad essere fantascienza, sarebbero solo un parziale avvio di integrazione che per dare i suoi effetti richiederebbe, insieme ad altre misure simili, almeno i 25 anni di una generazione. Ed è quello che se chi ha menato e mena la danza (USA e Germania) avesse avuto democratiche intenzioni federaliste (e non di predominio), avrebbe avviato 25 o 50 anni fa. Dopo tale processo, oggi i tempi sarebbero forse maturi per lanciare un vero stato federalista, introducendo una moneta ed una banca centrale comune. Questo avrebbe dovuto essere l’ultimo e non il primo passaggio.
      Non è stato fatto perché i tempi necessari non erano compatibili con la strategia geopolitica del paese egemone e perché una vera struttura federalista ha una natura democratica, di cui diffidavano i padri fondatori (sotto la regia americana) che hanno veramente inciso sulla costruzione di questa Europa. Poi ci sono i padri fondatori “romantici” ed ininfluenti che sono quelli che ci propinano, lasciando totalmente nell’ombra quelli cinici del passato e i loro proseliti del presente. Questo è il tema che svilupperò nella seconda parte di questo post.
      Questa DisUnione Europea se sarà ancora in vita tra 10 anni, sarà diventata una ancora più esplicita anti democratica ed autoritaria costruzione politica, militare, economica e finanziaria. E’ nel suo DNA e spero che sempre più persone se ne rendano conto. Sperare in una evoluzione nel senso federalista vuol dire portare acqua al mulino dei padroni del vapore.

  2. Apprezzo molto il tuo lavoro di ricerca e documentazione e concordo con gianca3000 che occorrano più elementi di omogeneità (fisco, scuola, welfare, giustizia ecc) molto difficili però da realizzare nel breve periodo. Altri aspetti non meno facili sono la politica estera e quella energetica.
    Il grassetto finale (nella Nota**) è tragico e purtroppo noi ci siamo dentro!

  3. Ciao Italo, ben ritrovato, grazie del tuo apprezzamento, in effetti mi sento un esploratore più che un prof.
    Risponderò presto al tuo commento e a quello di Gianca.
    Intanto ti faccio io una domanda (ritorniamo ai tempi di scuola): se riconosci che ci siamo dentro (la mia nota sintetizza uno dei fondamentali perché), che cosa ci (agli italiani) impedisce di prendere il toro per le corna? Mancanza di comprensione delle vere cause? Paura? Sfiducia? Vista corta? Ecc. ecc

  4. Caro Prof, il tuo ultimo post non fa che ribadire concetti ben delineati dalla politica economica. In presenza di una moneta unica con squilibri del potere d’acquisto tra le varie aree nelle quali essa è il numerario, i trasferimenti a favore delle zone svantaggiate sono indispensabili per evitare squilibri di lungo periodo.
    Questo avveniva sistematicamente in Italia quando c’era la lira; i trasferimenti a favore delle regioni depresse d’Italia era la regola, non l’eccezione. Si stanno riproponendo in scala europea le problematiche che avevamo a livello nazionale. La Lega ha fatto le sue fortune politiche gridando Roma Ladrona e chiedendo la secessione del Nord. Come sempre il problema è politico! In una nazione con un Parlamento nella pienezza dei suoi poteri e con a disposizione tutte le leve politiche ed economiche, la gestione di queste problematiche è fattibile, anche se con le tensioni sociali che ben abbiamo sperimentato. In una pseudo Unione Europea che prevede statutariamente che qualche nazione è più uguale delle altre, non possono che verificarsi squilibri insostenibili. Ed i segnali di questo malessere profondo sono sotto gli occhi di tutti. Stanno prevalendo gli egoismi nazionali ed i populismi; anche la Brexit fa parte di questo scenario. Paradossalmente, anche se in termini economici i suoi effetti negativi si faranno sentire ben presto per tutti (britannici ed europei), in termini politici potrebbe auspicabilmente essere un campanello d’allarme (anzi, un campanone!) per i miopi burocrati comodamente adagiati sulle loro poltrone a Bruxelles. Il vero rischio che vedo è che anche in politica prevalgano gli interessi personalistici. Farage è stato un esempio scandaloso; si è dimesso da UKIP ma resta al Parlamento Europeo! La paga non è male; perchè rinunciare? Poi che gli inglesi e gli europei vadano pure in malora (avrei voluto essere più colorito…); io ho fatto tombola… Si avvicinano le elezioni in Francia e Germania; tremo all’idea di vedere la Le Pen primo ministro. In Germania non vorrei dovessimo rimpiangere la Merkel; e francamente temo anche per quanto accadrà in Italia! La pancia delle nazioni va più veloce delle alchimie dei suoi politici. Purtroppo non sono ottimista; la mancanza di leadership politica è talmente profonda e di difficile soluzione che la mia visione non è per nulla ottimista. Spero davvero di sbagliarmi

    • Caro Giovanni, grazie del più che incisivo commento.
      Certamente è molto difficile essere ottimisti, quelli li trovi nell’oligarchia al potere, ma non li incontri per strada e neanche in tv.
      Quando la Lega gridava a Roma Ladrona sbagliava, non nel senso che i trasferimenti non ci fossero (e non ci siano e sempre ci saranno) ma guardava scorrettamente e sfacciatamente solo ad una faccia della medaglia. L’altra era il vantaggio in termini di volumi export e di profitti che il Nord otteneva grazie ad un valore della lira che era inferiore rispetto ad una ipotetica Lira del Nord a sè stante. Quindi i trasferimenti fiscali erano e sono una contropartita che il Nord doveva e deve al Sud all’interno della comunità/stato/nazione italiana. Si può disquisire se è troppo o troppo poco, se vengono spesi bene o meno (il grosso dei trasferimenti attengono alla spesa sanitaria regionale). Saranno “concetti ben delineati dalla politica economica” ma purtroppo per nulla illustrati dall’informazione ortodossa. In assenza di spiegazione, e quindi delle cause da rimuovere, è naturale che i popoli europei si muovano sempre più di pancia. Anche perché gli effetti dei “concetti ben delineati” si accumulano nei mesi e negli anni.
      Divergo dal tuo parere sulle conseguenze economiche negative della Brexit, considerati a sé stanti saranno dell’ordine dello “zero virgola”. Se invece, ma sarebbe un altro paio di maniche, chi muove le leve finanziarie e politiche ha deciso che è giunto il momento, può essere la miccia utilizzata (poteva esserlo 1 anno fa la Grexit) per far saltare la bolla finanziaria mondiale, o che dà il via al terremoto dell’EZ.
      Tutto ciò che sta avvenendo non è casuale, nella seconda parte del post risalirò alla tecnocratica anti-democratica impronta data all’Europa dal suo principale “padre fondatore”, che ha lavorato (non solo lui) di stretto concerto con l’allora nascente CIA. Negli USA già all’inizio del secolo scorso era nata la corrente pro USEurope e ha preso corpo organizzativo e finanziario nel nuovo contesto geopolitico post WWII. La NATO è il braccio armato, la UE quello politico, con il capobastone tedesco che ne trae vantaggi enormi. Siamo immersi in questa (per me) realtà, che viene venduta (con successo) come “l’Europa dei popoli”.
      Giovanni, c’è una interessante chiave di lettura della Brexit che ti segnalo: la GB “lascerebbe” l’Europa per agganciare la Cina, dismette il ruolo di assistente americano a Bruxelles per trasferirsi in Asia. Se ti interessa, questi sono due opinioni in materia http://tinyurl.com/zz9xtre http://tinyurl.com/godf4ud senza contare abbondanti contributi stranieri http://tinyurl.com/hmwc8f9

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