L’insopportabile Tsipras, dirà mai la verità?

Sto uscendo da un agosto impegnativo, che mi ha lasciato poco tempo per il blog. Riparto ora prendendo a spunto questo snello e condivisibile post di Marcello Foa che riporto di seguito, per esprimere poi il mio commento.

Non sopporto più l’ipocrisia di Tsipras, l’uomo che aveva acceso le speranze di una vera svolta democratica in Europa per poi ridursi ad applicare le riforme della Troika che il popolo gli aveva dato mandato di combattere. Ora si è dimesso. Troppo tardi, mi vien da dire. O troppo presto. Già, perché andare alle elezioni il mese prossimo, subito dopo la svolta pro establishment europeo di Syriza, significa, di fatto, impedire alle forze antieuro di organizzarsi. A questo punto che vinca Syriza o il centrodestra di Neo Demokratia o i socialisti poco importa: applicheranno la stessa politica di rigore che ha dissanguato la Grecia. E il popolo sarà privato di una vera alternativa, considerata l’improponibilità di Alba Dorata e altre formazioni estremiste.

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A questo punto una sola domanda è rilevante: Tsipras spiegherà mai agli elettori greci e agli europei qual è la vera ragione dell’incredibile voltafaccia che lo ha visto protagonista proprio la notte del referendum? Quella doveva essere – e in molti cuori è stata – la notte del trionfo della democrazia e della volontà popolare. Ma quella notte Tsipras, anziché esultare licenziò il suo ministro dell’economia Varoufakis e il giorno dopo fece esattamente il contrario di quel che il popolo gli aveva chiesto a grandissima e, consentitemelo, commovente maggioranza.

E’ come se esistessero due Tsipras, quello da molti di noi ammirato prima del 6 luglio e quello improvvisamente omologato del dopo referendum.

Cos’è successo quella notte? Chi o cos’ha indotto Tsipras a rinnegare se stesso? Non è una domanda retorica. Si tratta di capire quali metodi vengono usati – dietro le quinte – per sovvertire la volontà popolare.

E’ un dettaglio che – a chi è davvero democratico – interessa davvero; anche perché situazioni analoghe potrebbero capitare in altri Paesi.

Tutto il resto non conta, men che meno le orami inutili elezioni di settembre.

Tutto il resto è sottomissione.

Post di Marcello Foa pubblicato sul blog Il Cuore del Mondo-Il Giornale.it.

Commento del Prof

Quando ho saputo delle dimissioni di Tsipras e delle elezioni anticipate non sono rimasto sorpreso, me le aspettavo. Condivido totalmente il profondo sentimento di insofferenza nei confronti di Tsipras espresso dall’autore del post. Foa si pone poi la domanda di cosa sia successo la notte della vittoria del No anti-Austerità, con la mancata esultanza e il licenziamento di Varoufakis, premessa del totale cedimento alle richieste della Troika. Provo a dare la mia risposta ed interpretazione e dico subito che trovo la domanda un po’ ingenua.

COSA E’ SUCCESSO QUELLA NOTTE?

Tralasciando voci di strani collegamenti tra Tsipras, Varoufakis e il finanziere americano Soros, mi sento di affermare che quella notte non è successo nulla di segreto ed improvviso, è andato tutto come da programma e il Primo Ministro greco ha agito come se avesse perso il referendum (ed era quello che probabilmente sperava).

Per capirlo dobbiamo risalire al programma politico di Syriza, che ha sempre dichiarato No all’Austerità e Sì all’Euro. Qui sta l’insanabile contraddizione di fondo, che era esplicita anche nelle breve campagna referendaria, nel corso della quale Tsipras ha sempre precisato che il No all’austerità non era un No alla appartenenza della Grecia all’Eurozona. Posizione sciaguratamente condivisa dalla maggioranza del popolo greco, al quale non è stato mai spiegato (anzi, è stata tenuta nascosta) la natura storica, politica ed economica dell’EZ e dei suoi due pilastri portanti.

La posizione del popolo ellenico è un masochistico e letale corto circuito per la sua economia, il suo patrimonio, l’occupazione e le condizioni di vita: l’austerità (=taglio della domanda pubblica e privata) e CambioFissoEuro (=”taglio” della domanda estera) sono due facce della stessa medaglia i due “metodi” di gestione della UE targata Germania.

E’ il contrario del sogno dell’Europa dei Popoli e di quello che le classi dirigenti dei predestinati paesi vittime hanno venduto con successo alle loro opinioni pubbliche: “la garanzia del nostro futuro (ascolta sotto il trionfale annuncio di Prodi del varo di CambioFissoEuro), prosperità e benessere anche per le fasce sociali più deboli“.

E il popolo greco – teleguidato, manipolato e disinformato – ancora oggi cade nello storico inganno che prevede, dopo la fase del tracollo economico, disoccupazione e povertà (2009-2015) la fase finale: l’espropriazione del patrimonio nazionale.
Si comincia con gli aeroporti e le rispettive isole di appartenenza a vantaggio della Germania, ma la lista è lunga e i pretendenti sono anche Cina e Russia, vedremo come andrà a finire. La cosa certa è che sarà una liquidazione, quando si DEVE vendere l’acquirente ha il coltello dalla parte del manico e fa l’affare.

Per di più la Germania ha un recente clamorosa esperienza con l’annessione della ex DDR degli anni ’90.

PERCHE’ LE ELEZIONI E CHI VINCERA’?

Le elezioni servono a Tsipras che cerca la riconferma prima di applicare su larga scala le misure di austerità e di svendita del patrimonio, perdendo così consenso elettorale. Il secondo motivo consiste nella perdita della maggioranza in Parlameno del suo partito Syriza, con defezioni e scissioni ormai inevitabili. Come rileva Foa, la fretta (elezioni entro fine settembre!) serve ad impedire alle forze anti euro di organizzarsi. I sondaggi danno ancora al partito di Tsipras la maggioranza relativa, il che gli consentirebbe come minimo di formare un governo di coalizione con il centro-destra (sic!) per eseguire le direttive della Troika.
Un esito così catastrofico in confronto alle attese e alle promesse su cui il giovane primo ministro ellenico si era impegnato mi porta ad assegnargli l’Oscar della storia moderna per il più spettacolare e fulminante inganno “democratico” di un intero popolo. In confronto a lui Renzi, che sta portando avanti una operazione analoga, mi sembra una comparsa.

SITUAZIONI ANALOGHE IN ALTRI PAESI?

Sì, me le aspetto, non escludo nemmeno la Francia, con una nuova Sedan questa volta economico-finanziaria anziché militare.  E sarà inevitabile se l’opinione pubblica dei paesi europei continuerà ad essere teleguidata dai mezzi di informazione, veri cani da guardia del disegno geopolitico americano post Muro di Berlino: una Unione Europea a trazione tedesca che nulla ha a che fare con “l’Europa dei Popoli” e nemmeno con una più realistica Europa Federalistica.

Certo, quando si tratterà di riservare il trattamento-Grecia a paesi via via più grossi (Spagna, Italia) o addirittura a qualche preteso paese virtuoso (Finlandia), allora il boccone potrebbe provocare una indigestione anche alla sconfinata voglia di conquista e comando della Germania.

Quanto infine alle perplessità di democrazia espresse da Foa, può stare tranquillo, la terza crisi greca ha convinto i vertici americani, tedeschi e francesi che bisogna procedere ad una ulteriore stretta di controllo politico e fiscale. Ne riparleremo nei prossimi mesi.

2 thoughts on “L’insopportabile Tsipras, dirà mai la verità?

  1. Troppe cose non tornano,oramai da molte parti si alzano autorevoli voci a favore di una Europa federalista,da troppe parti si alzano voci di critiche a questa Europa.
    Possibile che i politici e chi ricopre prestigiose cariche direttive non si curi minimamente dei sondaggi e delle opinioni negative sul loro operato?
    Oramai prendono decisioni cervellotiche contestate da tutti, vanno avanti incuranti dei rovesci finanziari e dell’impoverimento delle popolazioni,mi domando il perché visto che non è pensabile che tutti i politici ed alti funzionari che dirigono l’Europa abbiamo perso la bussola.
    Mi chiedo quale ruolo hanno queste multinazionali di cui in realtà non sappiamo a chi appartengono , ,quali fini reali perseguono , come ed in che modo
    esercitino il loro potere reale in quanto controllano grande parte delle fonti energetiche,economiche ed alimentari .Qualche decennio fa gli industriali e
    capitalisti detentori di grandi patrimoni e ricchezze erano conosciuti per nome e cognome,rilasciavano interviste,si sapeva il loro orientamento politico e quale politiche perseguivano,oggi di queste multinazionali, che detengono il potere reale si sa poco,ci troviamo di fronte ad un muro di gomma ,l’unica cosa che si capisce,almeno a me sembra di capire ,è che decenni fa si operava a favore di pochi e si sapeva chi erano,oggi a favore di pochissimi e non si sa chi sono.
    Certe decisioni della politica odierna non si capiscono ,sembra quasi che siano orientate verso un mondo virtuale dove il denaro virtuale ,economia finanziaria,il potere economico fine a se stesso la facciano da padroni in barba alla esigenze dei popoli ,sembra proprio una politica multinazionale.

  2. Gianca buongiorno, all’insegna del non è mai troppo tardi, eccomi qua.
    Il tuo centrato e stimolante commento mi suggerisce molte considerazioni, che per comodità spezzerò in due o tre risposte. Comincio dalla prima parte, riguardante le critiche che si levano contro l’Europa attuale e le decisioni cervellotiche dei politici.
    Concordo che ci sono molte autorevoli voci che richiedono di riformare la UE, ma solo una parte di loro mette in discussione anche l’Eurozona (EZ) che è il vero problema (finché la UE era il MEC problemi non ce ne sono stati).
    Ma in più le autorevoli voci vengono dal ristretto gruppo di persone che hanno il tempo, la voglia e la cultura di occuparsi di questi temi.
    Quando passiamo all’opinione pubblica di massa, la situazione cambia, nel senso che peggiora: ci sono sì perplessità crescenti sulla UE ma quando si va a toccare l’Euro scatta nella maggioranza una reazione di pancia, che le impedisce di metterlo in discussione. E’ il risultato della pluridecennale propaganda sull’Europa dei Popoli (quella dei …. padri fondatori che ci ha salvato dalle guerre ….. ) e su San Euro, senza il quale saremmo persi nella globalizzazione, i nostri risparmi sarebbero decurtati, l’inflazione ci rovinerebbe, il nostro debito pubblico esploderebbe, ecc.
    Per molti italiani (e non solo) l’Euro è assurto a religione e finché sarà così l’attuale struttura UE/EZ non cambierà e la Germania continuerà la sua marcia.
    Il caso più clamoroso di questo involontario harakiri dei paesi-preda è la Grecia, come dimostra l’esito delle elezioni di ieri: ancora una volta la maggioranza dei votanti (poco + del 50%!!) ha dichiarato fedeltà all’Euro nonostante la imminente dose di austerità che incombe su di loro. Tsipras ha vinto ancora, ha letto i sondaggi ed ha interpretato questo sentimento popolare (mi piacerebbe sapere cosa ne pensa quel quasi 50% che non ha votato!)
    I dirigenti e funzionari che “dirigono” l’Europa non contano e non hanno perso alcuna bussola, al contrario: sono meri esecutori dei Trattati e dei Regolamenti dell’UE/EZ che sono stati costruiti come da volontà e convenienza tedesca.
    L’immagine della UE/EZ introiettata dalla maggior parte della gente è un mondo virtuale, quello vero è una costruzione politica-economia e finanziaria di potere di matrice tedesca avallata dagli USA.
    Se un giorno la maggioranza dell’opinione pubblica dei paesi subalterni dovesse rendersi conto dell’inganno la Germania, visto che il progetto non può più continuare e il limone si rifuta di farsi spremere ulteriormente, anziché riformarla in una sana direzione federalista molto probabilmente ne uscirebbe per passare ad una nuova unione (Centro-Nord-Est) cercando l’alleanza energetica con la Russia. Il che le permetterebbe di liberarsi dalla subalternità americana. Naturalmente siamo lontano da questa situazione anzi stiamo andando in direzione opposta. Mi spiego.
    La evidente crescente insoddisfazione nei confronti della UE sta portando i padroni del vapore ad un forzato ammorbidimento dell’Austerità, che sarà certamente di beneficio per i paesi periferici. Un vernissage di immagine accompagnato da un’altra ben più importante mossa che hanno architettato Merkel/Schauble (con l’avallo di Hollande) dopo la crisi greca del luglio scorso, un grande passo avanti (se riuscirà) del disegno tedesco: un ministero delle finanze europeo ed una più forte struttura politica centrale (lo slogan che camuffa queste manovre è: “ci vuole più Europa”).
    L’altro tassello, già in fase di silenziosa attuazione, di “più Europa” è l’unione bancaria, che significa rafforzare il monopolio e il controllo della BCE (a sua volta sotto strettissima sorveglianza della Bundesbank) sulle banche europee, fatti salvi naturalmente alcuni settori del sistema bancario tedesco.
    Proseguirò commentando le tue considerazioni riguardo le multinazionali e gli imprenditori

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