Politici e informazione in combutta antidemocratica
Il 24 aprile scorso Mattarella ha firmato il decreto legge della “manovrina” di Padoan/Gentiloni che, nello stesso giorno, è stato pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Prevede nel 2017 interventi per una correzione di poco più di 3 miliardi del deficit, che scenderebbe così quest’anno al 2,1% del Pil. Abbiamo eseguito quello che “ci ha chiesto l’Europa“.
La data dell’approvazione si colloca tra il primo turno delle presidenziali francesi (23 aprile) e le primarie del PD (30 aprile), due avvenimenti che hanno assorbito le prime pagine per giorni e giorni. Il varo del decreto è quindi passato in sordina, anche perché il governo ci lavorava da 3 mesi ed era diventato una specie di cantilena.
Ma è invece un atto di primaria importanza per la nostra economia e per le future tasche degli italiani.
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Primo fatto: nella “manovrina” il governo ha varato insieme – anzi nascosta dietro – alla correzione del deficit, anche un forte aumento dell’IVA nel 2018-2021 (tipo quella introdotta nel 2013 quando l’IVA passò dal 20 al 22%). Se non ve ne siete accorti, non vi biasimo, perché c’è il secondo fatto.
Secondo fatto: in quel poco che hanno detto, i giornali e le televisioni hanno deliberatamente nascosto l’innalzamento dell’IVA, mascherandolo e facendolo passare per un aumento inferiore al previsto … quindi una diminuzione. Un capolavoro di ipocrisia e di trafugamento collettivo di notizia, che sconfina ampiamente nella manipolazione d’informazione.
Da cosa nasce questo aumento? Dall’applicazione delle cosiddette clausole di salvaguardia di bilancio secondo i criteri europei, un parto dell’italica classe politica italiana di governo, sotto dettatura della UE/Eurozona. Ecco cosa sono.
La spada di Damocle delle clausole di salvaguardia
Le clausole di salvaguardia – introdotte dal governo Berlusconi con decreto 194/2002, convertito in legge 246/2002 – sanciscono l’obbligo di compensare importanti scostamenti negativi di bilancio, una specie di “assicurazione” contro lo sforamento del deficit. Scostamenti rispetto a cosa? Ma naturalmente alle regole europee di Maastricht/Berlino.
Le clausole sono le tagliole che utilizza la Commissione europea per approvare le nostre manovre finanziarie e la loro conformità alla ricetta dell’Austerità che, come ormai anche i muri dovrebbero avere intuito, se applicata a senso unico uccide anziché salvare (violentemente, caso Grecia, o lentamente, caso Italia).
Le clausole di salvaguardia si concretizzano prevalentemente in misure di aumento delle tasse, IVA e accise in testa. Naturalmente spesso non si riesce in corso d’anno a correggere gli scostamenti che quindi slittano agli anni successivi. Se poi il successivo recupero è solo parziale il saldo viene spostato nuovamente in avanti dai governi in carica e si cumula con gli eventuali nuovi. Finché “ce lo permette l’Europa”.
Questo articolo descrive molto bene cosa è successo dal 2011, quando il governo Berlusconi/Tremonti ha dovuto innescare per la prima volta l’applicazione delle clausole di salvaguardia (Dl 98/2011), che fu ereditata e applicata da Monti, il quale la tramandò in parte a Letta, che li girò in parte a Renzi, che ….
Un esempio su tutti che dovreste ricordare: Letta varò l’aumento IVA dal 20% al 22% il 1° ottobre 2013, contribuendo in modo significativo a mantenere in recessione la nostra economia. Bene, era l’applicazione della clausola di salvaguardia, decisa da governi precedenti.
Per effetto di questo continuo passaggio del cerino (sic!) tra i governi Berlusconi-Monti-Letta-Renzi la finanziaria Renzi 2017 (dicembre 2016) ha lasciato in eredità a Gentiloni per il 2018-2019 più di 40 miliardi di ulteriori tasse IVA (19,6 nel 2018 e 22 per il 2019!), di cui in realtà 15 dovevano essere applicati nel 2017 da Renzi/Gentiloni stesso. E qui arriviamo al pacco complessivo di Padoan.
La Manovrona di Padoan/Gentiloni. Ce lo chiede l’Europa!
Il motivo per cui è da febbraio che assistiamo all’artificioso minuetto (una commedia alla napoletana) tra Padoan e la UE-Moscovici non sono quindi i 3,4 miliardi di aggiustamento di quest’anno, ma la stangata IVA che decollerà nel 2018. Dietro la fiction (3,4 miliardi, pinzillacchere direbbe Totò), la realtà è un’altra e, con la spudorata e servile collusione dei mezzi di informazione pubblici e privati, è rimasta nascosta.
Tutto era partito dalla richiesta UE di inizio anno di correggere (=aumentare le tasse o i tagli di spesa) la già menzionata manovra finanziaria 2017 di Renzi, varata a dicembre 2016. La quale (repetita juvant) conteneva il “baco” del rinvio al 2018/2019 di oltre 40 miliardi di IVA, di cui 15 avrebbero dovuto essere spremuti nel 2017. In teoria quindi la Commissione europea avrebbe dovuto chiedere di reintrodurre almeno i 15 miliardi di tagli/nuove imposte.
Invece è nata la sceneggiata dell’imperativa richiesta di ridurre di 3,4 miliardi il deficit 2017, abbassandolo dal 2,3% al 2,1% del Pil. Padoan li ha racimolati (in prevalenza tasse), il governo ha emanato il decreto legge 50/2017, Mattarella ha firmato. Fin qui sembra tutto abbastanza normale e anche di portata limitata. Ma come ho accennato sopra c’è un pacco sorpresa
Come ormai abitudine per tutte le manovre finanziarie di fine anno, anche questa “ina” non si è limitata a definire interventi fiscali solo per l’anno di competenza (i 3,4 miliardi del 2017), ma ha allargato l’orizzonte temporale addirittura fino al 2021, vincolando quindi i futuri governi che dovranno applicare le misure decise da Padoan. A meno di sostituirle con altre di pari valore o ridurle/annullarle (violando i parametri europei). Dunque cosa ci ha riservato per il futuro la “manovrina”?
Ha diligentemente e con precisione rimodulato i 40 miliardi di aumenti IVA accumulati (comprensivi dell’ultimo cadeau di Renzi di 15), spalmandoli tra il 2018 e il 2021. Il fedele Padoan, con l’articolo 9 del decreto, ha posto rimedio a questa nostra “mancanza”: nel 2018 l’IVA passerà da 22% al 25%, quella sui beni essenziali dal 10% al 11,5% (13% nel 2019). Altri aumenti IVA sono definiti per il 2019-20121. I dettagli in questo preciso articolo
Lo squallore della de-informazione e il ritorno del clown Renzi
Un piccolo campionario della manipolazione di qualche big dell’informazione cartacea sull’ “Operazione IVA”, lasciamo perdere la TV.
19 aprile, Il Sole 24 ORE: “Def, Padoan: governo esclude aumento IVA. Per Bankitalia ipotesi possibile”
23 aprile, Il Sole 24 ORE: “Clausole IVA, «sconto» da 5 miliardi”
25 aprile, Il Sole 24 ORE: “Manovra, ecco come aumenterà (gradualmente) l’IVA di qui al 2019”
24 aprile, La Stampa: “Padoan rimodula gli aumenti IVA per alleggerire l’impatto della manovrina” (sic!)
In contemporanea il buffone Renzi ci rassicura:
18 aprile, Adnkronos.com: “Renzi:«Nessun aumento tasse»”
Tranquilli, Renzi/Gentiloni NON alzeranno l’IVA … alla vigilia delle elezioni. Lo faranno dopo!
Entro fine anno, salvo caduta anticipata del governo, Gentiloni dovrà varare la finanziaria per il 2018 (in cui dovrà confermare o modificare gli aumenti IVA visti sopra) che dovrà poi essere approvata da Bruxelles ma solo, come d’abitudine, nei primi mesi del 2018. Nello stesso periodo noi italiani andremo alle urne. E volete che il PD si presenti agli elettori con un aumento dell’IVA da gennaio? Mettendo insieme questi elementi contraddittori mi sento di avanzare la seguente ipotesi da politicanti.
Gentiloni sospenderà, vantandosene, l’applicazione dell’aumento IVA da gennaio 2018 facendo (con Renzi in testa) la voce grossa nei confronti della UE e dell’austerità, i tecnocrati di Bruxelles staranno al gioco e minacceranno di non approvare la finanziaria 2018 e di aprire la procedura di infrazione. Tutto resterà in sospeso. Un megaspot per la campagna elettorale del PD.
Queste le condizioni in cui potremmo trovarci quando andremo alle urne. Se il PD vincerà e farà il governo con Berlusconi, dopo qualche mese di finta fibrillazione con la UE (in realtà ancora il gioco delle parti) scatterà l’aumento IVA e una pesante finanziaria 2018.
E i consumatori e l’economia italiana riceveranno una mazzata Monti-bis. Molti italiani si incazzeranno con Roma e Bruxelles, mentre molti altri, succubi del condizionamento mentale dei media di regime si stracceranno le vesti, convinti che è tutta colpa del nostro maledetto DNA.
Pessimista? Forse sì e me lo auguro fortemente, o forse addirittura ottimista. Allargando la visuale domandiamoci: cosa succederà quando dal 2018 (mia previsione) la BCE comincerà a ridurre lo scudo sui titoli di stato (e noi saremo in mano ai “Mercati”), alzerà i tassi e l’euro si rivaluterà, azzoppando le nostre esportazioni? Cosa succede se arriva una nuova crisi finanziaria (improbabile ma possibile) o geopolitica globale (altrettanto improbabile/possibile)?
Dopo la vittoria di Macron, l’Italia è nel mirino dell’oligarchia.
Le ultime considerazioni mi portano a ricordare che con Macron presidente della Francia fortissime saranno le tentazioni (ne ho scritto qui) dell’oligarchia europea di Berlino e Bruxelles di completare ed irrigidire i meccanismi di sudditanza dei paesi periferici (se avrà il benestare dell’America). O di fare intervenire direttamente la Troika, come avvenuto in Grecia.
L’Italia, già in parte conquistata, è ancora il più ghiotto boccone dell’élite di Germania e Francia, dato loro in pasto dai padroni al di là dell’Atlantico. E’ questo il contesto da cui scaturirà la maggiore o minore violenza con cui ci verrà chiesto/imposto di fare i nostri compiti a casa, aumento IVA inclusa.
L’Italia, priva della proprio Istituto di Emissione (Banca Centrale), è senza difesa contro attacchi dei Mercati tipo quello del 2011, dal quale siamo usciti male e non ci siamo ancora ripresi. Abbiamo evitato, a differenza della Grecia, il commissariamento della Troika, ma ad un nuovo “attacco” non è detto che i nostri politici non riescano nell’impresa.
Io ho ancora molta fiducia nelle nostre capacità, lo dimostrano i risultati di esportazione delle nostre piccole e medie imprese nonostante la palla al piede di CambioFissoEuro. Se ce ne libereremo, recuperando con la Banca Centrale la sovranità della politica economica e se avremo anche solo un parziale ricambio di classe politica e dirigente, rendendola almeno decente, potremo in breve rilanciarci. La parte sottolineata dell’ultima frase è quella che mi preoccupa di più.
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ADDENDUM DEL 30/05/2017 – Il decreto legge del governo deve essere ratificato dal Parlamento entro 60 giorni, la scadenza è quindi fissata per il 24 giugno prossimo. Vedremo se anche in quel momento i media di regime riusciranno a tenere nascosta la manovrona IVA di Gentiloni & C.
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A questo punto M5S allora dovrebbe cominciare a frenare per non correre il rischio di vincere le elezioni e trovarsi in mano il patatine bollente
Per il resto sono d’accordo con lei: ho la netta percezione di un “pilotaggio” remoto di tutti gli organi di informazione. E non parlo solo di bavaglio ma anche di enfasi (pilotata) su altre notizie
All’inizio dell’esperienza M5S Grillo aveva sottolineato più volte che lui non vuole vivere, con l’intera famiglia; sotto scorta, poi ha smesso di dirlo. Non farà mai niente di rivoluzionario, tiene a bada la protesta (anche questa è una sua ammissione).
Mantenendo fermo l’impegno a non governare in coalizione con nessuno si auto elimina da possibile partito di governo, e si mantiene al riparo dalle patate bollenti a cui lei fa riferimento.
Credo che nella prossima fase del ciclo di vita del M5S sia più probabile che la sua base si assottigli piuttosto che svilupparsi ancora. Il suo “gioco” non può durare in eterno e le prossime elezioni (con quello che seguirà) potrebbero essere un punto di svolta