Simon Black/3-I debiti di studio, pesante fardello dei giovani americani

Il debito, da carburante a droga dell’economia capitalistica mondiale. E l’Italia non è affatto, come vogliono farci credere, tra i paesi più indebitati. Due post in uno del Prof

Nella moderna società del capitalismo industriale e finanziario coloro i quali, privati o banche, dispongono di capitali hanno sostanzialmente 4 modi per metterli a frutto che sono più o meno collegati con l’economia reale: 1) investire per creare o potenziare un’impresa, e accrescere il capitale generando un profitto 2) investire nel mercato immobiliare o per uso personale o per arricchimento via compravendita 2) prestarlo a credito al mondo produttivo o  alle famiglie o a qualche governo per ottenere un interesse 4) investire nei mercati finanziari più o meno a rischio/speculativi in cui i pesci più grossi – meglio informati e magari anche coalizzati in un gioco delle parti – vincono quasi sempre e il parco buoi dei piccoli molto spesso perde.
L’interconnessione tra produzione e finanza è totale ed immediata nel primo punto poi diminuisce per quasi azzerarsi nel quarto punto. Ma …… se gli attori finanziari del punto 4 sono gli stessi che hanno investito anche negli altri 3 settori, allora una loro crisi generatasi nei mercati finanziari si ribalterebbe sull’economia reale (vi ricorda qualcosa?). E se infine gli attori finanziari in questione sono banche che hanno erroneamente rischiato non con i loro capitali ma con quelli di terzi (depositi dei correntisti), allora al danno sull’economia reale si aggiunge la beffa per i cittadini risparmiatori.
Il problema storico ed epocale in cui siamo immersi e che ci viene quotidianamente nascosto è che alla inevitabile variabilità/oscillazioni del mondo produttivo, che si squilibra da solo se distorce eccessivamente e permanentemente la distribuzione del reddito tra capitale e lavoro, si è affiancata – più violenta, incombente e selvaggia – quella del mondo della finanza. E dato che poco o nulla è cambiato dal 2008 altri terremoti economico-finanziari sono altamente probabili.
Le cause e i meccanismi sono noti, altrettanto vale per gli interventi “tecnici” necessari per porvi rimedio, ma la politica non sta dalla parte del parco buoi, che cerca anzi di confondere e dirottare su piste fasulle e divisive. Sta dalla parte dei “too big to fail”

Il tema affrontato da Simon Black (i prestiti per gli studi universitari) riguarda un sotto-filone del punto 2, che risulterà sorprendente per un lettore italiano, mentre da lungo tempo è una caratteristica del mondo americano. Leggiamo la e-letter del 30 marzo del blogger di Sovereign Man, per poi formulare un commento.
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Simon Black/2-Obama continua ad essere umiliato dalla nascente alleanza anti-dollaro

Come ho commentato nel precedente post del personaggio Simon Black, quello che lui scrive non va preso come oro colato, ma come una visione alternativa, non conformista e da interpretare.
In realtà anche l’informazione ufficiale andrebbe interpretata, perché giornali e televisioni prima di essere fonti di informazione, sono FILTRI: selezionano, decidendo cosa pubblicare od omettere, quale enfasi dare ad una notizia, la terminologia da adottare, se e con quale immagine accompagnare la notizia.
Questa operazione di filtraggio diventa ancora più importante in un paese ricco che sta attraversando una fase storica di decadenza, perché si scatena la caccia al malloppo con tutti i mezzi più o meno leciti. Anche da parte dei centri di potere economico-finanziario-politico, che attraverso i mezzi di informazione che controllano accentuano strategie editoriali improntate a mascheramenti ed omissioni, a depistaggi riguardo le loro responsabilità, a martellamento su problemi di secondaria importanza, mantenendo discreti silenzi sulla conservazione dei loro privilegi o sulle loro nuove conquiste, quando intanto alla gran parte della popolazione sono imposti sacrifici.
E’ una missione molto più sottile di quella smaccata dei mass media dei paesi dittatoriali, ma ha la stessa finalità: difendere, arricchire e se possibile rafforzare la struttura di potere. E non parlo solo dell’Italia, ma del mondo intero. Sono un po’ arrabbiato? Ebbene sì, sono stufo di essere preso in giro, sono convinto che si potrebbe gestire anche un ciclo storico di decadenza con maggiore equità (di montiana memoria …) e con tensioni sociali contenute, perché l’Italia è un paese che ne ha i mezzi (ancora) e le capacità (queste ci saranno sempre). Scusate il pistolotto che questa mattina mi è venuto spontaneo.

Dice, che c’azzecca Simon Black? Beh, non è con lo spirito santo che ci si costruisce la capacità di decodificare talune delle narrazioni di televisioni e giornali, ma frequentando con costanza ambienti che hanno visioni alternative – anche se criticabili e non condivise completamente – la cui validità sarà messa alla dura prova dei fatti che si sviluppano nel tempo.

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Simon Black/1-Il Dipartimento di Giustizia avvia una forma di controllo sui capitali in America

Simon Black è lo pseudonimo di un ex ufficiale uscito da West Point, che ha cambiato vita ed è attualmente un imprenditore, investitore e viaggiatore permanente nel mondo. Dovunque si trovi pubblica giornalmente una lettera sul suo blog Sovereign Man, nel quale esprime la sua visione fortemente critica del sistema di potere americano ed internazionale. E’ fonte di consigli – volendo anche a pagamento – su come muoversi nelle turbolenze del mondo globalizzato. Trovo spesso originali e convincenti le sue argomentazioni, talvolta invece mi suonano tendenziose o forzate, ma nell’insieme dispone di una visione, di una massa di informazioni ed esperienze da ascoltare con attenzione e spirito critico. Tradurrò e pubblicherò le e-letters giornaliere che riterrò interessanti.


20100202-sov By SIMON BLACK                                              Learn how to be free

20 marzo 2015                                                         Sovereign Valley Farm, Cile

Immaginate di andare in banca per effettuagre un prelievo.

Avere a disposizione un po’ di denaro in contanti  è sempre prudente, soprattutto oggi che i depositi bancari stanno scivolando sempre più in territorio negativo, il che significa che dovete pagare le banca per concederle il privilegio di giocare con i vostri soldi.

Una volta entrati chiedete al cassiere di ritirare $ 5,000 dal vostro conto. Il cassiere esita nervosamente e vi chieide perché.

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Da cosa dipende il nostro Futuro/2-Lo Scenario Geopolitico secondo Pelanda

Per questo secondo post della serie sullo scenario del Futuro avevo previsto il tema delle diseguaglianze economiche. Con una variante di programma saltiamo invece dall’economia alla geo-politica, affrontando l’argomento dei rapporti di forza per la leadership mondiale.
Dalla fine della II Guerra Mondiale lo scenario geopolitico ha già attraversato due diverse fasi e sta vivendo oggi la terza: la prima – durata una quarantina d’anni – ha visto il confronto tra il blocco USA (e alleati, tra cui Europa e Giappone) e l’Unione Sovietica, la cosiddetta Guerra Fredda tra le due potenze atomiche, che – a dispetto della denominazione – ha attraversato fasi molto calde (Baia dei Porci e crisi di Cuba, ricordate?), fortunatamente senza la temuta catastrofe, di cui rimbombavano giornali e televisioni.
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Obama contro la Finanza speculativa, l’ottimismo di Federico Rampini

La Repubblica-Affari e Finanza del 23 febbraio 2015

RAMPINIFederico Rampini è un brillante giornalista, saggista, scrittore, con un passato politico nella sinistra. Ha una lunga esperienza di vita o di missioni all’estero (Europa, Cina, Stati Uniti, dove abita con la famiglia). Ha lavorato per Il Sole 24 Ore, attualmente è corrispondente di Repubblica.
Repubblica ha pubblicato ieri nel suo inserto Affari e Finanza questo articolo, dal tono decisamente ottimista, che mi auguro venga confermato dagli avvenimenti futuri. Ho evidenziato in grassetto alcuni passaggi chiave ed ho aggiunto qualche link per documentare e spiegare qualche concetto o termine espresso da Rampini.
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Athenae Delenda Est – Paul Krugman

La visione di un economista americano sulla Grecia

Paula Krugman

Riporto le valutazioni a caldo dell’economista americano (premio Nobel 2008) Paul Krugman sulle trattative Grecia-UE in corso, che hanno visto ieri una rottura con il preoccupante nulla di fatto della riunione delle autorità finanziarie UE con il ministro greco Varoufakis.

OK, questo è stupefacente, e non in senso positivo. L’incontro di oggi dei ministri delle finanze dell’Eurozona per discutere il caso Grecia è fallito di fronte alla bozza di dichiarazione, che i Greci hanno descritto come “assurda.” E’ certamente un fatto eccezionale. Ecco qual’è secondo me la frase chiave:

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Conversazione con il Prof sull’Europa e l’Euro (Parte V)

Dalla Recessione Mondiale (2008-2010) alla Recessione Europea (2011-2014) : la (dis)Unione Europea è nuda.

D: “Allora Prof, perché nell’Eurozona alla Grande Recessione Mondiale del 2008-2010 ha fatto seguito la Grande Recessione Europea, mentre negli Stati Uniti la ripresa si è manifestata a partire già dal 2011?”

R: “In effetti i dati del Fondo Monetario Internazionale dicono che le cose stanno come dici tu: già nel 2011 il Pil degli USA ha superato il picco pre-crisi del 2007 e la disoccupazione, dopo aver raggiunto il 10% nel 2010-2011, è scesa all’attuale 5,8%. Per contro nell’EZ ancora nel 2014 il Pil non ha recuperato il valore del 2008 e la disoccupazione è nel 2015 a livelli record intorno all’11,5%. Negli ultimi 7 anni l’economia degli USA è cresciuta il 9% in più di quella dell’area di CambioFissoEuro.
Naturalmente stiamo parlando della ingannevole media di Trilussa, perché ancora i dati del FMI ci dicono che la Germania ha tenuto il passo dell’America, nei confronti dei quali noi italiani abbiamo invece accumulato un ritardo superiore ai 15 punti! 

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Conversazione con il Prof sull’Europa e l’Euro (Parte IV)

L’autointervista, un modo per semplificare temi complessi. 

Parte IV: l’EuroZona e la Recessione Mondiale 2008-2010

D: “Prof procediamo allora con la nostra conversazione ed entriamo nel periodo caldo, quello che ci porta ai giorni nostri.

R: “Per arrivare ai giorni nostri dobbiamo percorrere due tappe diverse: la prima è costituita dal mini ciclo triennale 2008-2010, quello della Recessione Mondiale, la seconda va dal 2011 al 2014, gli anni della Recessione Europea.”

D: “Cominciamo allora con il mini ciclo, quali sono i dati e la loro interpretazione? Continue reading

Conversazione con il Prof sull’Europa e l’Euro (Parte III)

L’autointervista, un modo per semplificare temi complessi. Per chi vuole approfondire, ci sono i link sparsi nel testo. 

Parte Terza: l’Illusione del “periodo d’oro” (1999-2007) 

D: “Eppure sappiamo che nella fase iniziale dell’Eurozona, dal 1999 al 2007, le cose non erano andate poi così male e che la situazione cambiò nel 2008, in seguito allo scoppio della crisi finanziaria anglo-americana dei mutui fantasma e dei derivati. Come lo spieghi Prof?

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Conversazione con il Prof sull’Europa e l’Euro (Parte II)

L’autointervista, un modo per semplificare temi complessi. Chi vuole approfondire può seguire i link seminati nel testo.                          

Parte II: la svolta del Trattato di Maastricht (1992)

D: “Torniamo allora alla svolta di Maastricht.

R: “Inquadriamola innanzi tutto nel contesto storico nel quale è avvenuta.
Il
 Trattato Maastricht, che produce il “salto di qualità” verso un Europa a trazione tedesca, è stato firmato 3 anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Non si tratta di un caso perché questo avvenimento segna la fine del ciclo storico del dopoguerra e contribuisce in modo determinante ad avviarne un altro, non soltanto in Europa ma nel mondo intero e se vuoi potremmo farne oggetto di un’altra conversazione.”

D: “Volentieri, ma restiamo intanto sugli avvenimenti europei Continue reading