Conversazione con il Prof sull’Europa e l’Euro (Parte II)

L’autointervista, un modo per semplificare temi complessi. Chi vuole approfondire può seguire i link seminati nel testo.                          

Parte II: la svolta del Trattato di Maastricht (1992)

D: “Torniamo allora alla svolta di Maastricht.

R: “Inquadriamola innanzi tutto nel contesto storico nel quale è avvenuta.
Il
 Trattato Maastricht, che produce il “salto di qualità” verso un Europa a trazione tedesca, è stato firmato 3 anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Non si tratta di un caso perché questo avvenimento segna la fine del ciclo storico del dopoguerra e contribuisce in modo determinante ad avviarne un altro, non soltanto in Europa ma nel mondo intero e se vuoi potremmo farne oggetto di un’altra conversazione.”

D: “Volentieri, ma restiamo intanto sugli avvenimenti europei

R: “La conseguenza più importante della fine dell’Unione Sovietica fu la riunificazione della Germania, che nel dopoguerra era già ritornata (nella versione monca) ad essere l’economia più forte del vecchio continente. La Francia, spaventata dal rinnovato incubo storico della grande Germania, preferì “abbracciare” la riunificata nazione tedesca attraverso una moneta comune, piuttosto che ritrovarsela come autonomo e minaccioso vicino.
A mio avviso questo è stato un errore storico della Francia guidata da Mitterand, dovuto ad un eccesso di presunzione (pensare di tenere testa economicamente alla Germania) e ad una ormai anti-storica aspirazione di grandeur europea e mondiale. E la Germania guidata da 
Kohl (statista finito con uno scandalo che vede coinvolto anche Mitterand) non si è fatta scappare l’occasione.”

D: “Questa secondo te la radice storica dell’accelerazione di Maastricht. Qual’è il salto storico che ha generato e a cui hai accennato?

R: “Il Trattato del 1992 ha istituito la Unione Europea (UE, entrata in vigore il 1° novembre 1993) innestando nella preesistente CEE due nuovi fondamentali filoni di politica economico-finanziaria e del tutto assenti fino ad allora: il primo è la costituzione del binomio Banca Centrale Europea-CambioFissoEuro che ha preso corpo tra il 1993 e il 1998; il secondo filone è rappresentato dai famosi parametri di bilancio (3% deficit, debito 60%, ecc.) da rispettare per poter entrare nella zona Euro e che costituiscono la base sulla quale si è consolidata la politica economica di austerità, in particolare a partire dalla crisi del 2008.
Attenzione: questa doppia novità era una opzione e non un obbligo, chi partecipava alla vecchia CEE poteva cioè decidere di entrare a far parte della nuova UE di serie A con 18 membri (UE18 o Eurozona), oppure di aderire alla UE di serie B (UE28 ) che non prevede l’Euro e il rispetto dei parametri di Maastricht, mantenendo quindi la propria valuta, Banca Centrale e politica di bilancio.”

D: “Che è la strada che hanno scelto Regno Unito, Danimarca e Svezia.

R: “Esatto, assumendo lo status di membro con deroga (a norma dell’articolo 109k, pag 25 del Trattato di Maastricht) ed esercitando la cosiddetta clausola di esenzione Opting-out. Ma c’è di più! Il Regno Unito, che ha sempre avuto un atteggiamento euroscettico, per decidere una eventuale ingresso nell’Euro ha definito 1) 5 criteri economici (ottobre 1997) per verificare se l’adesione all’euro è compatibile con l’interesse economico nazionale e 2) l’istituzione di un Referendum popolare confermativo. Che abisso con la linea di sudditanza dei nostri politici dell’epoca!
Rinunciare alla propria valuta e passare ad una convivenza valutaria con Germania, Francia, ecc. era ed è tuttora una scelta politica. Abbiamo commesso l’errore di entrare nell’Eurozona, ma possiamo sempre uscirne e diventare il 19° paese dell’attuale UE18.”

D: “Perché questi sviluppi economico-finanziari della costruzione europea (BCE/Euro-Parametri di Maastricht) sono contestabili?

R: “Si può rispondere a questa domanda con diverse chiavi di lettura.
Partiamo da quella storica. I paesi europei hanno una struttura socio-economica, risorse naturali e cultura storicamente diverse: ciò si riflette nella competitività che ciascun sistema-paese esprime nel contesto di rapporti commerciali di libera concorrenza predisposto attraverso la costruzione della CEE.
Il mercato valutario fungeva da “camera di compensazione”, nel senso che le multilaterali negoziazioni all’interno del sistema bancario internazionale portavano alla svalutazione/rivalutazione delle monete dei paesi ritenuti deboli/forti. Ma è bene capire che nessuno puntava una pistola alla testa delle banche francesi, italiane, tedesche, americane, ecc., si trattava più semplicemente del punto d’incontro di una negoziazione.
L’introduzione della moneta unica il 1° gennaio 1999 ha eliminato il meccanismo di riequilibrio del mercato valutario mentre ha lasciato inalterate, ovviamente, le secolari differenze storiche di competitività che continuano a produrre i loro effetti nel tempo.
Chiave di lettura politica. CambioFissoEuro e i rigorosi limiti di politica di bilancio hanno compromesso la sovranità individuale dei governi dei singoli paesi. Fatta salva ovviamente la legge del più forte che ha visto in passato Francia e Germania non rispettare indisturbate le regole e che vede oggi la Germania comandare in Europa.
Riflesso politico in salsa italiana: qualcuno ha spiegato agli italiani la limitazione di sovranità di politica economica e monetaria e chiesto il loro parere? Abbiamo visto come invece ha reagito alla “trappola” di Maastricht il Regno Unito!
Ancora in materia di sovranità politica: chi legittima e controlla l’enorme potere della BCE e i suoi interventi sull’economia, sul sistema bancario, ecc? Sono le Banche Centrali Nazionali (BCN) dei singoli paesi europei, con quote decrescenti in base al peso economico del rispettivo paese. E chi possiede le BCN? Qui entriamo in una zona che definire grigia è un eufemismo, perché se è vero che le nomine dei governatori e degli organi di gestione sono di origine politica, che ci stanno allora fare gli azionisti privati, che sono gli stessi sui quali la BCE e le BCN esercitano la vigilanza valutandone la solidità con gli stress test? Forse sono eccessivamente malizioso, in fin dei conti gli azionisti delle BCN ricevono solo una parte dei dividendi …..”  

D: “Altre chiavi di lettura delle novità e delle implicazioni di Maastricht ’92?

R: “Sì, quella di indirizzo economico. Dopo quasi 50 anni  di liberalizzazione del mercato europeo per costruire la CEE, improvvisamente si passa al dirigismo in materia valutaria, abolendone il mercato, e in materia di politica economica, stabilendo i parametri di Maastricht, cioè la politica di austerità. Mi sembra una stridente contraddizione, che si spiega solo con una precisa volontà politica. La Germania voleva imbrigliare la politica economica dei suoi concorrenti e contemporaneamente rifilare loro una moneta troppo forte per colonizzarli economicamente, pazienza se in questo modo si comprometteva il percorso di liberalizzazione dei precedenti 50 anni! 
Infine una chiave di lettura strettamente commerciale. La moneta unica è troppo forte per l’Italia e troppo debole per la Germania, siamo cioè in presenza di pura concorrenza sleale di prezzi, che si traduce per noi in minori volumi di produzione e vendita, minori profitti, in altre parole in maggiore disoccupazione e in conti pubblici peggiori, il contrario per la Germania e paesi affini. Quando i falchi tedeschi o di Bruxelles ci criticano per i nostri problemi interni, si “dimenticano” bellamente di aggiungere questa ulteriore penalizzazione di matrice europea!”

D: “Eppure sappiamo che nella fase iniziale dell’Eurozona, dal 1999 al 2007, le cose non erano andate poi così male e che la situazione cambiò nel 2008, in seguito allo scoppio della crisi finanziaria anglo-americana dei mutui fantasma e dei derivati. Come lo spieghi Prof?

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