Il Big Bang della globalizzazione finanziaria
Eccola qui l’immagine storica del 12 novembre 1999. Clinton ha appena firmato la legge Gramm-Leach-Bliley Act che manda in soffitta il Glass-Stegall Act del 1933, con il quale l’allora presidente americano Roosevelt aveva imposto la separazione tra banca commerciale di deposito e banca d’affari e d’investimento.
E’ la conclusione di un percorso iniziato da diversi anni – che ha anche visto le lobby finanziarie sostenere la campagna elettorale di Clinton. Si aprono così grandi praterie al mondo bancario che fa della speculazione il proprio business e, dopo 9 anni, ecco il primo frutto con la crisi dei mutui spazzatura del 2008.
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Guardate lo sfacciato entusiasmo di questa congrega, che sembra sfregarsi le mani e pregustare l’abbuffata che li aspetta, Clinton ha addirittura l’espressione di un padre commosso che guarda la propria creatura appena nata.
Facciamo il confronto con la foto di 63 anni prima che ritrae la firma del presidente Roosevelt della legge che – unitamente agli interventi pubblici del New Deal varato l’anno successivo – rilancerà l’economia americana dopo 4 anni di Grande Depressione, scatenata dal crollo di Wall Street del 1929. Quella fu una rivoluzione che preservò le borse e la finanza mondiali da crisi mondiali per tre quarti di secolo.
L’espressione dei volti è per lo più seria se non preoccupata, uno solo esprime soddisfazione mista a un po’ di prosopopea. Guardate i due proponenti la legge, a fianco del Presidente Roosevelt – Mr. Glass e Mr. Steagall – e guardate sopra i tre cavalier serventi alle spalle del favorito di Monica Lewinsky (giusto l’anno prima di questa storica firma, Clinton ammise di avere avuto una “relazione fisica impropria” con Monica. Evento che il nostro, da buon spergiuro, 7 mesi prima aveva negato nel corso di un altro processo per molestie sessuali avvenute, questa volta, agli inizi degli anni ’90 e intentata al bel Bill da Paula Jones. Il Presidente, ovviamente, fu assolto).
La morale di questo post. La esprimo con le seguenti domande: siamo sicuri che negli USA (e nel mondo) viga la democrazia e non una oligarchia di potere? Con un Governatore dell’Arkansas – futuro presidente degli Stati Uniti – che usa il suo status per ottenere i favori sessuali di una donna, senza riuscirci? Che una volta eletto Presidente ci riprova con Monica nello studio ovale di Washington, questa volta con successo? Lo stesso Presidente che rende poi i suoi servigi al mondo della finanza, permettendole di trasformarsi in quella piovra planetaria che sconquassa i mercati e controlla il potere politico/mediatico di mezzo mondo?
Mentre tutto ciò avveniva, per contrasto, la stragrande maggioranza dei mezzi di informazione ci ha sempre dipinto l’America come la patria della libertà, il campione della democrazia, dell’integrità morale, della inflessibilità della giustizia, della superiorità del mercato sull’intervento statale, come la vittima dell’attacco terrorista al quale ha dovuto reagire. E le numerose, tragiche e inconcludenti guerre condotte nel mondo erano naturalmente a difesa della libertà e della democrazia. Come lo è anche lo sfacciato spionaggio telefonico dei politici internazionali, uno dei tentacoli con cui operano i vari enti (NSA, CIA, FBI) preposti alla “sicurezza” americana nazionale ed internazionale. E la musica continua, avanti la prossima marionetta presidenziale – la banale e tradizionale Hillary Clinton o il più ostico (ma addomesticabile, oppure JFK docet … ) Trump).
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Coca cola e Pepsi cola sono le multinazionali americane che si contendono la presidenza degli USA alle elezioni, una per i demo e l’altra per i rep a seconda di come sventola la bandiera, e determinano la politica mondiale,…..noi sudditi e succubi delle bollicine…..preferisco il franciacorta o lo champagne se proprio……….
Michele, mi dimentichi proprio la nostrana Malvasia, per non parlare del Prosecco e meglio ancora del Cartizze.
Mi hai comunque convinto, ma sì dai, mettiamola in ….. bollicine!