Ho la netta sensazione che siamo alla vigilia di grandi avvenimenti e cambiamenti a livello mondiale nel campo economico-finanziario e, ancor di più, in quello geopolitico.
Il sottotitolo più appropriato di questo post (in realtà una serie) è infatti: “Come, a mio modo di vedere, la seconda fase storica dal dopoguerra iniziata a fine anni Ottanta con la caduta del Muro di Berlino e con il parallelo decollo della Cina, si sia ormai conclusa e si stia avviando una terza fase di lotta per la supremazia economica, finanziaria e militare nel mondo“.
La potrei anche porre con una più semplice domanda: ” Riuscirà l’America, leader delle due fasi trascorse, a mantenere la sua supremazia?”
Svilupperò prima il tema economico-finanziario poi quello geopolitico e per entrambe i temi la sequenza degli argomenti sarà: 1) la situazione attuale e la sua genesi storica 2) la nuova fase che sta iniziando e le sue tendenze. In tutto quindi 4 post. Ecco il primo.
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Il quadro economico-finanziario attuale e la sua genesi.
Premessa storica: la Fase 1 del dopoguerra. Nel dopoguerra l’incombente presenza dei regimi comunisti – in particolare la minaccia militare sovietica nel cuore dell’Europa – ha costretto il capitalismo industriale e finanziario anglo-americano-europeo sulla difensiva nei confronti delle classi lavoratrici.
Traduzione: disponibilità a negoziare (salari e potere d’acquisto) e sviluppo dello stato sociale – particolarmente in Europa – reso anche finanziariamente possibile dalla drastica riduzione post-bellica degli enormi debiti pubblici accumulati durante la guerra. NOTA**
Senza il contesto geopolitico sopra ricordato i famosi “Gloriosi 30 anni“ sarebbero stati molto meno favorevoli alle classi lavoratrici.
Dalla fine degli anni ’70 le grandi corporation americane intuiscono che l’aria sta cambiando a loro favore, grazie ai mutamenti interni ai regimi comunisti: vedono una Unione Sovietica in via di disfacimento (Muro di Berlino, 1989) e la Cina che si avvia sulla strada del capitalismo di Stato (cambiamento facilitato dai centri di potere occidentali).
Premessa storica: la Fase 2 del dopoguerra. Negli anni ’90, dopo le prime mosse degli anni ’80, il capitalismo oligopolistico pone quindi in atto un netto cambiamento di strategia, caratterizzato da una aggressiva ed esplicita deriva liberista. Le 4 linee di sviluppo della nuova strategia, strettamente interconnesse fra di loro, sono:
1) il capitalismo oligopolistico industriale (corporation americane, giapponesi, taiwanesi ed europee), accompagnato da quello finanziario, esporta la propria tecnologia in Cina che diventa quindi la fabbrica del mondo; le corporation rafforzano ulteriormente le posizioni ormai quasi monopolistiche, a partire dal mercato delle materie prime.
In parallelo le grandi imprese transcontinentali pongono in atto operazioni societarie che creano gigantesche evasioni fiscali (a danno dei bilanci pubblici);
2) liberalizzazione (tassello indispensabile) del commercio internazionale con l’ammissione della Cina nel WTO (2001);
3) la concorrenzialità dell’industria cinese (tecnologia/esperienza occidentale e costo manodopera cinese) mette sotto pressione le economie occidentali (industria europea in primis), nelle quali si innesca un processo inverso a quello del dopoguerra, ovvero a) compressione (la riscossa del capitalismo industriale) dei salari e del potere di acquisto delle classi lavoratrici, a vantaggio dei profitti e b) taglio dello stato sociale, nei cui spazi si insinua (ma guarda un po’ che sorpresa!) il capitale privato. Gli avversari del liberismo sono quindi due: le classi lavoratrici (reddito) e i governi nazionali (spesa pubblica).
Traduzione in termini macroeconomici: diminuzione della domanda interna privata e pubblica che, entro certi limiti, può essere compensata dal debito/credito (limite di sostenibilità sia per il privato che per il pubblico) o dallo sviluppo delle esportazioni (impossibile per tutti i paesi). Risultato finale: quello che abbiamo vissuto dal 2008, cioè crisi seguita da depressione e/o stagnazione e/o, nella migliore delle ipotesi, crescita asfittica.
Di fatto, così facendo, il capitalismo industriale sega il ramo stesso (la domanda-vendita dei beni e servizi che produce) su cui siede e la ripresina che rischia di trasformarsi nuovamente in recessione ne è la conseguenza;
4) ma ancor più importante per gli equilibri-squilibri futuri è la mossa liberista del capitale finanziario, che a partire già dagli anni ’80 si sente stretto negli ormai maturi mercati occidentali: parte così l’offensiva della finanza anglo sassone – con quella europea in scia – che sbaraglia gli avversari (???) portando il Congresso americano (1999, presidenza Clinton) ad abolire la separazione tra banca di credito e banca speculativa (Glass Steagall Act, in vigore dal 1933). Questo è il punto di svolta, rafforzato dalla liberalizzazione della circolazione dei capitali, per la quale la creazione di CambioFissoEuro è un tassello fondamentale.
I mercati finanziari prendono il largo, concedendo credito “sano” per sostenere la domanda privata (debito privato) e quella pubblica (debito pubblico) – sottoposte al salasso del capitalismo industriale alla riscossa. Già questo passaggio “sano” (sopperire alla carenza domanda attraverso l’indebitamento privato o pubblico) aumenta il rischio e l’instabilità dei mercati.
Ma la finanza non si accontenta, vuole esagerare, e sviluppa anche la totalmente malsana finanza “ombra” che, facendo leva sui depositi bancari dei correntisti e usando “l’innovativo” strumento dei derivati, crea in meno di 10 anni dal “tutti liberi” del Congresso americano la bolla di oltre 700.000 miliardi di dollari – Pil mondiale dell’epoca circa 60.000 miliardi -, esplosa nel 2008 con la mini-bolla dei mutui sub-prime.
I paesi europei nella fase 2. Chiudo questa premessa storica con un indispensabile accenno alle faccende di casa nostra successive alla caduta del Muro. In simultanea agli avvenimenti sopra ricordati, l’Europa ha una sua linea di “sviluppo” specifica: infatti sempre a partire dai fatidici anni ’90 il Vecchio Continente – improvvisamente svegliatosi dalla pluridecennale e sonnolenta fase di messa a punto del mercato comune (MEC/CEE), di cui peraltro avevano beneficiato tutti i paesi in misura simile – introduce subitaneamente, con il trattato di Maastricht del 1992, l’Eurozona o Unione monetaria europea (vi proibisco di chiamarla UNIONE Europea!!) sotto la totalmente faziosa ed austera leadership della riunificata Germania, autorizzata e sorvegliata (=vade retro Russia!) dagli USA. E’ l’inversione dell’esito della II Guerra mondiale!
I tedeschi non si fanno scappare l’occasione e – con l’ausilio decisivo di CambioFissoEuro – conquistano rapidamente in Europa il comando economico, finanziario e politico (quello militare resta ovviamente nelle salde mani del padrone americano)
L’inizio della Fase 3: la situazione di oggi.
Definirei senza mezzi termini i rischi dell’attuale situazione economico-finanziaria equivalenti, se non superiori (lo pensano in tanti, vedi qui, qui e qui), a quelli del 2008 il cui effetto fu – ricordiamoci – che nel 2009 per la prima volta dal dopoguerra il Pil mondiale restò bloccato rispetto all’anno prima (non sarebbe poi un gran male, sopratutto per la salute del pianeta, se non fosse per …. i disoccupati, l’aggravamento degli squilibri esistenti e la miseria che ne conseguono). I quattro indicatori del grado di instabilità e di squilibri socio-economici attuali sono: A) disoccupazione e ripresa incerta (USA) o stagnazione (Europa e Giappone); B) bolle e crac finanziari (borse e debito privato) C) aumento della concentrazione della ricchezza nelle mani di una sempre più ristretta oligarchia mondiale; D) livello di indebitamento pubblico del mondo occidentale mai visto dalla fine della seconda guerra mondiale
Le bolle dei mercati finanziari e quella dei famigerati derivati sono a livello 2007, con tre aggravanti aggiuntive rispetto al ciclo precedente:
- I debiti pubblici di tutti i paesi occidentali importanti, con la sola eccezione della Germania (come vedremo, non solo per merito loro) hanno superato, o stanno per farlo, il 100% del Pil, mentre nel 2007 erano per la maggior parte tra il 40 e il 50% (guarda il grafico del Fondo Monetario Internazionale)
- Le Banche Centrali hanno già messo in campo (FED, Bank of England, Bank of Japan e – con 5 anni di ritardo – BCE) armi nucleari inedite: iniezioni di liquidità mai viste prima (FED 4,5 trilioni di dollari, tuttora in circolazione e prevalentemente nei mercati finanziari) e sopratutto tassi di sconto pressoché a zero per 7 anni, altro evento mai verificatosi prima.
- Nella crisi del 2008 la Cina ancora andava come un treno e ha sostenuto la successiva ripresina mondiale, oggi è invece impelagata nelle sue bolle borsisitiche e immobiliari – inevitabile visto che ha adottato un modello simil-liberista occidentale – e con una crescita economica in rallentamento (in parte fisiologica!)
Due paroline sulla fantasmagorica “costruzione” europea. Il Vecchio Continente gode del privilegio, a partire dagli anni ’90, di essere diventato nel suo insieme – ma con grosse differenze tra paesi – il fanalino di coda dell’economia mondiale.
Questo è secondo me il risultato 1) dell’adozione della stessa moneta da parte di economie e società profondamente diverse e 2) della stupida/servile/opportunistica (per chi se la fa imporre) e cinicamente utile (per la Germania) austerità di marca teutonica.
In Italia e in Europa c’è ancora molta gente – sempre di meno in verità – che inevitabilmente assorbe e condivide la interessatissima, incessante e potente propaganda dei Virtuosi e dei Maialini orchestrata dalle élite europee e dalle classi dirigenti nazionali , ma il tempo sarà galantuomo.
Si può sintetizzare questo pesante post con una semplice frase: “IL CAPITALISMO INDUSTRIALE E FINANZIARIO OLIGOPOLISTICO MONDIALE E’ ALTAMENTE ED INTRINSECAMENTE INSTABILE”. Ma senza questa retrospettiva storica non avrei potuto chiudere con il prossimo post il tema economico-finanziario (a cui come detto seguirà quello geopolitico) cercando una risposta alla seguente domanda :
Dove ci porterà la Fase 3?
Leggi la seconda parte.
NOTA** – Come è stato ottenuto il risanamento dei debiti pubblici dopo il 1945? Grazie ad una forte crescita accompagnata da inflazione vertiginosa, una delle modalità con cui si può drasticamente ridurre il debito sovrano degli stati. Se siete sorpresi o increduli, guardate sotto la tabella (segnalo la prima colonna di dati a sinistra che riporta l’inflazione media!) o il grafico (riguarda solo gli USA), che hanno anche il link con le fonti originarie.
Le altre due modalità di drastica riduzione del debito/Pil sono: 2) crescita economica superiore a quella del debito, accompagnata da inflazione fisiologica e 3) annullamento del debito detenuto dalla propria Banca Centrale . Ovviamente l’unica modalità sana è la seconda.