L’euroProdi ci illumina con la sua saggezza ed esperienza
Il video di 2 minuti che vi propongo è un’estratto della trasmissione-intervista di un’ora a Romano Prodi, dal titolo “Il mondo che verrà”, andata in onda in ottobre 2011 su La7 e condotta da Natasha Lusenti. Nel breve estratto il Professore – che è uno dei principali politici italiani interpreti diretti della fase costitutiva di Cambiofisso Euro – risponde ad una domanda sulla sopravvivenza o meno dell’eurozona alla crisi, già esplosa all’epoca del servizio televisivo, affermando quanto riportato nel titolo di questo articolo. Tutta la puntata è interessante (come le 2 successive che completano il ciclo, in fondo trovate tutti i link). Vi lascio alla risposta di Prodi, per poi passare a commentarla.
Commenti se ne possono scrivere tanti – se andate su Youtube ne trovate un fiume con contenuto, grado di interesse e tonalità le più variegate – guardate ad esempio l’espressione della conduttrice…. Io voglio restare sui contenuti e mi limito a notare che il Professore, stranamente, ha omesso di completare la sua esposizione.
Il risvolto della medaglia di questa indubitabile performance tedesca è ovviamente il deficit dei paesi, Italia in testa, che avendo di colpo una valuta artificiale – diciamo, una via di mezzo tra il marco e la loro moneta di origine – hanno visto la loro economia rallentare perché:
- la loro industria esportatrice ha venduto meno nel commercio internazionale e ha realizzato minori profitti, di quanto avrebbe potuto;
- anche i settori produttivi rivolti al consumo interno hanno subito la maggiore concorrenza dei prodotti importati perdendo produzione e vendite.
Il contrario di quello che è avvenuto in Germania. Eh sì, il surplus di qualcuno corrisponde al deficit di qualcun’altro! Ma il Professore, gioiosamente e goliardicamente trascinato da questo successo tedesco, quasi ne fosse il Cancelliere, e dimentica questo piccolo risvolto italiano, spagnolo, francese, ecc.
Per essere obiettivi, c’è un vantaggio commerciale che Cambiofisso Euro ha apportato ai paesi ex-valuta debole, ma è ben lungi (non lo dico io, ci sono fior di studi economici sull’argomento) dal compensare i suoi effetti macroeconomici negativi. Sto parlando del minor prezzo di tutti quei prodotti di importazione per i quali non esiste una valida alternativa interna, tra i quali l’energia rappresenta di gran lunga la fetta più grossa. Certamente il petrolio ci è costato e ci costa di meno, ma il risultato finale in termini di ricchezza (Pil) dell’Euro-MezzoMarco-MezzaLira resta per l’Italia pesantemente negativo (mi riprometto di sviluppare questo argomento con un post specifico).
A scanso di equivoci, non intendo attribuire a questa Europa storpia tutta la responsabilità della recessione – ormai diventata depressione – della nostra economia, perché il nostro paese ha già di suo i noti problemi di immaturità civica e di classe dirigente. Ma questa è proprio una ragione in più per non aggiungere un ulteriore pesante freno alla nostra crescita. Aggiungo che alla nostra classe dirigente l’euro va benissimo, perché gli consente di farsi “gli affaracci suoi”. Svilupperemo questo punto in altra occasione.
Quanta mancata svalutazione ha generato dal 1999 ad oggi l’aggancio della Lira all’Euro-SuperLira? Anche questo Prodi non ce lo dice. Estrapolando il grafico del cambio marco/lira dagli anni ’60 al 1999 – quando per un marco occorrevano 990 lire – si arriva ad una stima compresa tra le 1200 e le 1300 lire, cioé una mancata svalutazione del 20-30%.
Dulcis in fundo, il Professore avrebbe dovuto aggiungere che un fenomeno analogo ha contratto e contenuto le nostre esportazioni non solo in Europa, ma in tutto il mondo a causa della rivalutazione dell’Euro-MezzoMarco-MezzaLira rispetto al Dollaro. Infatti il giorno della sua nascita, 1° gennaio 1999, Mr. Cambiofisso valeva 1,1667 dollari: ebbene, dopo i primi 5 anni durante i quali l’Euro si è svalutato rispetto al dollaro, dal 2005 l’Euro si è fortemente rivalutato rispetto al dollaro, raggiungendo nel 2008 il picco di 1,6 e stabilizzandosi da allora in una fascia compresa tra 1,3 e 1,4 dollari. Questo è il grafico analitico.
Anziché crogiolarsi nella potenza della Germania, il Cancelliere-Prodi avrebbe dovuto invece sperticarsi nell’elogiare l’industria italiana che, nonostante l’europalla al piede, ha continuato a sviluppare le sue esportazioni! E questo è ancora un pilastro portante del nostro paese sul quale contare per il futuro. Ma anziché una valuta MezzoMarco-MezzaLira è vitale che l’Euro diventi una vera moneta e la domanda è: COSA DEVE CAMBIARE in Europa – e quante probabilità ci sono che questo avvenga – affinché l’Euro diventi una vera moneta? Alla prossima puntata.
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come sempre mitico…leggi nel pensiero di tanti italiani ..bravo!
Neiva siamo sicuri che siano tanti? Dobbiamo escludere quelli che leggono i giornali, quelli che ascoltano la televisione, quelli che… Grazie mille dell’apprezzamento comunque!
Caro Prof,
Le variazioni dei rapporti di cambio tra le valute sono da sempre uno degli strumenti più flessibili adottati dai governi per la gestione delle politiche economiche nazionali.
L’avvento dell’Euro ha quindi cambiato radicalmente questo scenario.
La mia idea è che l’Euro debba vivere e l’Italia deva continuare a farne parte.
Un’economia che si basa sulle svalutazioni competitive è, secondo me, perdente nel lungo termine; serve solo a mascherare le deficienze strutturali di una nazione, evitando ai governi l’impopolarità delle riforme strutturali che sono necessarie per mantenere l’efficienza di un sistema-paese.
Parto da un dato numerico, che tu hai evidenziato nel tuo ultimo post, cioè la variazione dei rapporti di cambio tra le valute europee prima dell’introduzione del sistema di cambi fissi/Euro e quello tra Dollaro ed Euro.
Hai giustamente evidenziato come le valute di Francia e Italia si siano progressivamente svalutate nei confronti del Marco; mentre, nonostante le fluttuazioni, dal 1999 al 2013 il rapporto di cambio tra Euro e Dollaro è rimasto sostanzialmente stabile si è passati da 1,166 a 1,321 di oggi. Quindi, la rivalutazione dell’Euro è stata solo del 13% in 14 anni!
Il significato di questo dato è secondo me chiaro: le differenze tra le dinamiche competitive sono state molto più marcate all’interno dei Paesi europei che rispetto a quella tra area Euro e aera Dollaro.
Desidero tornare alle svalutazioni competitive, che sono di fatto il nocciolo del problema: perché un Paese svaluta? Quali sono le sue principali conseguenze?
In estrema sintesi, la svalutazione serve a riequilibrare la bilancia dei pagamenti, favorendo le esportazioni e penalizzando le importazioni.
La sua efficacia è tanto maggiore quanto più l’economia è aperta al commercio internazionale e quanto maggiore è il contenuto di valore aggiunto dei beni e servizi domestici che l’economia in questione incorpora rispetto al prezzo dei fattori dei produzione d’importazione.
Essendo l’economia italiana sostanzialmente in queste condizioni, il meccanismo ha una sua efficacia.
La contropartita automatica di una svalutazione è l’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse, in quanto una variazione dei tassi di cambio si riflette sia sui fattori di produzione d’importazione (materie prime ed energia innanzitutto) sia sui valori dei titoli del debito pubblico nazionale.
E’ innegabile che l’Euro ci abbia permesso di godere per un lungo periodo di tassi d’interesse eccezionalmente bassi; ma di questo beneficio quasi nessuno si ricorda…
Il punto nodale è un altro: come si ripercuote l’ aumento dell’inflazione all’interno della nazione?
A livello di economia d’azienda, saranno avvantaggiate quelle imprese in grado di ripetere sui prezzi l’aumento dei costi, quindi le aziende esportatrici. Di solito questo incremento di prezzo è parziale (circa il 60-70% rispetto alla svalutazione); ciò permette di ricostruire i margini di profitto mantenendo il livello di competitività sul mercato internazionale. Per contro, saranno penalizzate le imprese che non possono mettere in atto questo meccanismo.
Dall’altra parte l’aumento dell’inflazione ridurrà il potere d’acquisto medio delle famiglie, causando una diminuzione dei consumi interni nell’immediato. Starà poi alla capacità contrattuale dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali di ottenere maggiori salari e ricostruire almeno parzialmente il potere d’acquisto perso.
Questo meccanismo è alla lunga perverso, perché distorce il sistema economico nazionale favorendo determinati gruppi di aziende e lavoratori e penalizzandone altri. Crea inoltre dei centri di potere che poi è difficile sradicare.
Sono fortemente convinto che molte delle storture del sistema paese Italia, che poi si sono consolidate nel tempo fino ad arrivare alla drammatica situazione attuale, siano da ricondurre a questa strategia miope delle svalutazioni competitive.
Ancora una volta il problema è politico; è necessario un governo che prenda decisioni anche impopolari ma che agisca in modo strutturale sul sistema paese.
Siamo arrivati esattamente a questo punto: abbiamo raschiato il fondo del barile; non c’è più trippa per gatti.
E’ inutile che i nostri politici continuino a gingillarsi con scemenze tipo l’abolizione dell’IMU; è ora che impugnino l’accetta e comincino a disboscare la selva di prebende e regalie che hanno elargito sotto ogni forma ai loro bacini elettorali.
La cura è una sola: innanzitutto una drastica riduzione della spesa pubblica e l’abolizione dei privilegi di casta (la lista è lunga…).
Poi riaprire il credito alle imprese; senza risorse finanziarie al sistema produttivo, ancora straordinariamente vivo nonostante tutto, l’economia non ripartirà. Allora si che sprofonderemo.
Quindi si all’Euro e no alle svalutazioni competitive.
Giovanni
Giovanni, quanta carne al fuoco! Mi hai messo in difficoltà, non so da che parte cominciare e certamente questa mia risposta non sarà esaustiva. Mi attengo allora al tema centrale delle svalutazioni cosiddette “competitive”.
E guardiamo i dati. E’ vero, dal dopoguerra alla fine del 1998, vigilia di Cambiofisso, la lira si era svalutata del 670% rispetto al marco. Ma l’Italia è stat in ottima compagnia, perché anche il Franco francese e la Sterlina inglese non scherzano, intorno al 400%, per non parlare del 590% della Pesetas. Le sorprese non sono finite: la Corona svedese e il Marco finlandese 350%. Perché tutte queste monete si sono deprezzate nei confronti del Marco? Tutte svalutazioni competitive?
Nel medesimo periodo, lo stesso Dollaro si era svalutato di oltre il 230% sempre rispetto al DM.
E cosa dovrebbero dire allora i giapponesi che dopo aver “goduto” fino agli inizi degli anno 60 di una svalutazione (competitiva anche questa?) con un picco del 45%, hanno poi “subito” una rivalutazione di circa il 100% nei confronti del marco?
Nel mondo ci sono circa150 valute nazionali, e per loro, vige la legge della domanda e della offerta. Un paese che associa deficit commerciale a MANCANZA DI FIDUCIA DEGLI INVESTITORI INTERNAZIONALI, è destinato ad esaurire le sue riserve valutarie. Naturalmente, nella stragrande maggioranza dei casi, ciò non avviene di botto, Il mondo bancario e finanziario internazionale coglie la realtà nel suo divenire e comincia ad abbassare per tempo il prezzo della moneta del paese in questione. Quando un paese ha carenza di valuta straniera ha ben poco potere contrattuale nei confronti della controparte, la (s)valutazione della sua moneta è in mano a chi possiede la valuta di cui ha bisogno per continuare ad importare ciò di cui ha (o pensa di avere) bisogno.
Tutto questo pistolotto per dire che secondo me l’Italia non ha mai avuto la forza di pilotare il tasso di cambio in nessuno dei due sensi. Quando ha cercato di resistere alle forze del mercato valutario – per restare dentro gli assurdi e artificiosi parametri dello SME franco-tedesco – ha dovuto cedere di schianto e lo squattrinato Ciampi (governatore impotente di Bankitalia, che aveva bruciato sul mercato inutilmente più di 48 miliardi di dollari di riserve, nota bene che a fine 2011 il totale era di 30 miliardi) ha dovuto assistere ad una svalutazione superiore al 20% “decretata” dagli operatori finanziari internazionali (per inciso, l’inflazione anziché aumentare, continuò la discesa dopo il picco del 1980!! Qui trovi i dati: http://tinyurl.com/ozyunny ).
Le svalutazioni competitive sono una invenzione tedesca!
Aggiungo che se anche con una qualche magia un paese con una solida industria manifatturiera svalutasse a suo piacimento ed esagerasse nella misura, andrebbe rapidamente in boom di bilancia commerciale e il mercato valutario spingerebbe quella moneta al rialzo.
Giovanni, forse ho già superato la lunghezza del tuo intervento e non voglio farti concorrenza sleale, però un’ultima cosa la voglio aggiungere. Fra le varie pensate che mi ha ispirato il tuo commento, mi è venuta spontanea questa metafora: abbiamo un uomo zoppo dalla nascita, che non si decide a farsi operare. Qualcuno lo convince a mettersi una bella palla al piede nella gamba buona, perché così – gli dice – si deciderà a fare l’intervento. A parte la tortuosità del processo decisionale, ma se poi il soggetto in questione non fa il grande passo, gliela lasciamo questa palla e lo condanniamo ad una vita da disabile o gliela togliamo e gli facciamo almeno fare una vita da zoppo?
Questo per dire che sono d’accordo con te che il problema è innanzitutto nostro (la classe dirigente, ne abbiamo sia parlato che scritto in questo blog), ma se dopo 137 anni di mancata “unità” d’Italia pensavamo che una valuta MezzaLira-MezzoMarco ci avrebbe aiutato a liberarci della classe dirigente e a fare il salto di qualità, beh credo che abbiamo sbagliato mossa.
Abbiamo invece aiutato la Germania (già più brava di noi) ad uscire dal buco nero della riunificazione.
A rileggerti o risentirci presto.
Aldo
anch’io mi trovo d’accordo con il prof. Inoltre vorrei far notare a Giovanni che ciò che afferma come situazione conseguente ad una svalutazione con aumento dell’inflazione mi pare non discordi per nulla con la situazione odierna in Italia: anche oggi infatti c’è chi sta sempre meglio e chi sempre peggio e il divario fra ricchi e poveri si è accentuato, così come per le aziende che esportano rispetto a quelle che lavorano solo sul mercato interno, per non parlare del potere di acquisto della gente comune e di tutta quella classe media che è andata scomparendo, alla faccia di che cosa? Bene, se la povertà sempre più accentuata (a parte i soliti noti) della popolazione deve essere il prezzo per un’ Europa unita (?), viene spontanea una domanda (da persona anche ignorante in materia economica) : ma convincetemi del perché uno dovrebbe sostenerla se deve stare peggio! Perché qualcun altro si arricchisce alle nostre spalle? Bene, io non ci sto!
Benvenuta Mara,
il tuo punto di domanda sull’Europa unita è molto significativo. Una zona di libero scambio di merci e capitale, che lascia intatta l’individualità di ogni paese con il proprio sistema economico-sociale e politico, non é una comunità. E l’euro non solo non ha consolidato l’unione economica, ma facendo divergere anziché convergere i paesi europei sta mettendo in pericolo quello che di buono era stato fatto dopo la seconda guerra mondiale. Era necessario che l’Europa dovesse “ristrutturarsi”? Penso di sí, ma in questo modo rischia l’implosione. Negli ultimissimi anni si é sviluppato un filone culturale critico, che evidenzia questo pericolo e propone una via di uscita politica ed economica su scala europea. É stato lanciato un manifesto di solidarietà europea (che ha anche il pregio di essere sintetico) che puoi leggere a questo indirizzo http://tinyurl.com/m88u5xn
A risentirci (o vederci) presto
Uber
grazie Uber per la risposta. Ho letto il manifesto di solidarietà che mi hai girato e spero riesca ad ottenere la dovuta attenzione e soprattutto ad essere accettato da chi di dovere. Il prof. Alberto Bagnai l’ho visto e ascoltato diverse volte in vari programmi televisivi e ho sempre condiviso il suo pensiero tant’è che ho acquistato un suo libro diversi mesi fa. Staremo a vedere cosa succede, anche se non ti nascondo di essere un po’ pessimista. Mi chiedo infatti come mai Germania & Co. non abbiano pensato loro a questa possibile soluzione! Hanno più da guadagnarci attualmente? Sono mesi e mesi che esperti di ogni tipo discutono su questi argomenti senza venirne a capo! Capisco che la situazione non sia per nulla facile, ma sono o non sono esperti in materia? A volte ho l’impressione che più esperti sono e meno trovano le soluzioni! Ci sarebbero delle più che evidenti decisioni da prendere, eppure non succede nulla e la situazione peggiora di giorno in giorno, nonostante tutti i sacrifici chiesti fino ad oggi. E’ inaccettabile!
The Elephant In The Room!
“Romano Prodi, poi, si è superato. Intervistato da Radio Popolare ha detto che la Grecia non uscirà, perché gli Usa lo impediranno, avendo un netto interesse geopolitico a evitare che Putin l’attiri nella sua orbita. D’altra parte, ha proseguito Prodi, è importante che l’Europa resti unita, perché solo uniti contiamo qualcosa nel mondo. Ma come? In teoria essere uniti ci serve a non essere subalterni, ma in pratica restiamo uniti solo per subalternità agli Usa, che decidono se e per quanto noi dobbiamo continuare a tenere insieme i cocci dell’euro?”, Prof. Alberto Bagnai
Luglio 2015
Proseguimento:
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/vittoria-pirro-bagnai-altro-euro-euro-senza-austerita-non-104402.htm
Cordiali saluti.
TheTruthSeeker