Facciamo scoprire le carte alla Merkel.

Perché dobbiamo dare uno strattone alla Germania.
Partita a pokerE’ ormai chiarissimo che, se non sarà costretta da forze esterne, la Merkel vuole tirare dritto almeno fino alle elezioni politiche di settembre 2013 rifiutando qualsiasi forma di aggregazione dei debiti nazionali. E nel frattempo i tedeschi continueranno a trarre (merito loro e demerito degli altri) consistenti vantaggi dalla  bilancia commerciale e dalla diminuzione della spesa per  interessi dei propri Bund. Al contrario la nostra prospettiva è di arrivare a fine 2013  con l’economia a pezzi, dissanguati finanziariamente dai crescenti tassi di interesse sui titoli di stato e con il pareggio di bilancio che diventa quindi miraggio irraggiungibile. Senza dimenticare poi il patto di riduzione del debito pubblico (fiscal compact, approvato dalla Camera). Sullo sfondo incombe poi l’incognita del quadro politico del dopo elezioni di casa nostra di maggio 2013. E noi dovremmo aspettare che la signora Germania ci dica se vuole o meno fare una vera unione europea? Ma mi faccia il piacere … Qui ci vuole un deciso cambio di strategia! Dobbiamo mettere in un angolo la Cancelliera per andare subito a vedere se bluffa oppure no.

La mossa sblocca Italia sul piano europeo.
Monti e lo scudo Il terreno di confronto-scontro su cui attirare la Germania è il meccansimo di contenimento dei tassi di interesse dei titoli di stato italiani e spagnoli, il cosidetto scudo anti-spread, che sembrava essere il trofeo di guerra conquistato da Monti nel famoso vertice di Bruxelles del 29 giugno scorso. Da allora la Merkel, con perfetta tecnica bizantina, sta temporeggiando (prima ha mandato in avanscoperta l‘Olanda e la Finlandia, poi la Corte Costituzionale tedesca, poi emette dichiarazioni ambigue). Ha ragione la Germania, il problema del debito pubblico lo abbiamo creato e continuiamo a crearlo noi italiani, con l’aggravante che non abbiamo saputo cogliere l’occasione storica di cambiare offertaci dall’euro. Ma che la Cancelliera non ci riconosca il diritto a riportare il differenziale tra Btp e Bund intorno ai 200 punti (con una diminuzione circa 40 miliardi di spese per interessi!) anche dopo la cura di austerità stile Merkel – peraltro iniqua, troppo sbilanciata dal lato delle imposte e quindi depressiva – no questo è inaccettabile! Dov’è il concetto di unione europea? Un altro nein significherebbe solo che la Germania vuole abbattere il concorrente Italia, prima di passare al nuovo euro con i paesi “virtuosi”. Quindi, cara Angela, su questo terreno ti do io l’ultimatum: o attiviamo lo scudo taglia interessi o l’Italia esce dall’euro! A te la palla!

L’aut aut alla Merkel.
Monti dà l'ultimatum alla Merkel Più precisamente il messaggio che governo italiano dovrebbe lanciare alla Merkel potrebbe essere: o tu attivi i meccanismi di riequilibrio del costo dei titoli pubblici o io indico, in settembre, un referendum nel quale gli italiani si pronunceranno sulla permanenza o meno nell’eurozona. A quel punto, se la Merkel ci riconosce la meritata protezione dai mercati finanziari, sarebbe un passaggio storico per l’Italia e l’Europa intera, se viceversa si dichiara disposta a correre il rischio che gli italiani si pronuncino per l’uscita dall’euro, allora ben venga il referendum. Io a quel punto voterei per l’uscita e come me, ne sono convinto, la maggioranza degli italiani. E’ evidente che la fine dell’euro sarebbe un trauma, non solo per noi, da evitare – ho scritto un post in proposito – ma se la Germania ci dovesse “dichiarare guerra” dovremmo reagire. Meglio (o meno peggio) uscire subito dall’euro di nostra volontà, piuttosto che essere cacciati dai mercati o come conseguenza di altri crolli (leggasi Spagna). Meglio uscirne indeboliti subito che dissanguati tra più di un anno. La risposta al nostro aut aut è, a mio avviso,  imprevedibile e sarebbe l’esito di un difficilissimo dibattito interno tra i due fronti tedeschi pro e contro l’euro, condizionato dallo sfondo politico-elettorale. Per cui ovviamente ci dovremmo preparare a gestire l’eventuale uscita dalla moneta unica. E qui mi casca l’asino, che sarei poi io, con questa strampalata sparata dell’aut aut.

Il quadro politico e istituzionale dell’Italia.
La casta E’ lampante che con il governo Monti e la situazione partititico-parlamentare attuali la mossa che ho immaginato è destinata a restare pura fantasia, per l’incapacità di concepirla, attuarla e, tantomeno, di gestire il dopo ultimatum nel caso di un nein tedesco. Questa amara constatazione ci riporta inesorabilmente al desolante e gravissimo stato di degenerazione del nostro quadro politico e istituzionale. Con l’aggravante dell’incertezza sull’esito delle prossime elezioni politiche e l’annesso cambio di Presidente della Repubblica. Questo, più che quello economico-finanziario o le debolezze dell’Europa, è l’elemento decisivo che crea la sfiducia di chi deve continuamente prestarci miliardi. E’ il bubbone che dobbiamo assolutamente estirpare, salvo andare verso una deriva da paese sud americano o nord africano. La data dell’operazione è già fissata, maggio 2013, bisogna sperare che il malato-Italia non ci arrivi troppo debilitato e che non si verifichino gravi effetti collaterali post operazione.
Voglio concludere questo post con due brevi riflessioni finali su quanto detto sin qui.

La BCE supplirà allo scudo anti differenziale.
Draghi Non è per risollevare il morale di chi è arrivato a leggere sin qui, ma uno scudo, e anche di una certa efficacia, già lo abbiamo ed è la BCE, che ha già fatto le prove generali (dall’inizio della crisi ha acquistato circa 210 miliardi di euro di titoli di stato). Sono infatti convinto che interverrà nuovamente sul mercato secondario dei titoli di stato per calmierare gli interessi dei Btp italiani e dei Bonos spagnoli. Tutto sommato questo farebbe anche gioco alla Merkel, perché asseconda la sua tattica del guadagnar tempo e non fa sborsare un solo euro ai suoi elettori. Se per contro la Bundesbank bloccherà Draghi o lo sfiducierà, la Germania se ne assumerà la responsabilità. Comunque anche se l’operazione BCE passerà, continuerà ad essere solo un “tampone” per evitare il crollo, non la soluzione ai problemi europei.

Il federalismo fiscale per il futuro dell’Italia.
Vignetta federalismo fiscale Uno dei rari aspetti positivi del recente dibattito politico è quello riguardante le Regioni a statuto speciale (Friuli, Trentino-Alto Adige, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta) e le Province autonome (Bolzano e Trento). Nel 2010 la loro spesa pubblica è stata superiore ai 52 miliardi di euro, parliamo di circa 9 milioni di italiani e quindi la spesa pro capite è stata intorno ai 5.700 euro, contro poco più di 3.000 euro per le regioni a statuto ordinario (nell’insieme tutte le regioni hanno speso nel 2010 più di 210 miliardi su una spesa pubblica totale di 723) . Non si deve trarre nessuna conclusione affrettata da questi dati, che sono del tutto parziali e andrebbero completati con: l’importo delle entrate fiscali generate dalle stesse regioni, un’analsi delle competenze in materia di spesa pubblica, la spesa aggiuntiva dell’amministarzione centrale per le stesse regioni e, dulcis in fundo, il livello di servizio/efficienza/sprechi locali.
Quello che c’è di positivo è che si comincia ad uscire dalla nebbiosa discussione per voci di spesa (la spesa per sanità, per pensioni, per l’istruzione, ecc.) e si comincia a parlare dei centri di spesa, con tanto di nomi e cognomi. Perché è evidente che, se la “rivoluzione” politica è l’intervento chirurgico, il federalismo fiscale è la nostra cura post operatoria.  Con le buone (augurabile) o con le cattive, questa è la strada che dovremo seguire.

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+ L’Italia e l’euro
(08-01-2012)

One thought on “Facciamo scoprire le carte alla Merkel.

  1. DEFINIZIONE E POSTULATO

    Germania – Nazione che vince alcune battaglie ma perde tutte le guerre

    Caro Prof,
    mi rallegro di vederti imbufalito con Frau Merkel. Credo che le sue frequentazioni con il nostro precedente Primo Ministro l’abbiano contagiata. Ormai l’allieva ha superato il maestro: come ciurla nel manico lei non ciurla nessuno.
    Chi glielo fa fare a F.M. di agire nell’interesse dell’UE? Tassi d’interesse negativi per finanziare le casse pubbliche e indebolimento dei suoi competitors internazionali: cosa si può volere di più? Basta calcolare con attenzione lo strangolamento: non troppo forte, bisogna mungere l’Europa finchè produce. E via con l’ottovolante dello spread: noi a spremerci come limoni e i crucchi a goderne i benefici. Perché si sa che l’Italia è un paese di grandi risorse ed un pericoloso concorrente. I nostri titoli pubblici saranno onorati a tassi da Repubblica delle banane
    La tua proposta di uscita dall’Euro è suggestiva ma impossibile da mettere in pratica. Pensiamo solo alla rinegoziazione dei valori dei titoli del debito pubblico da esprimere nella possibile Nuova Lira. Non si può fare…
    Ciò non toglie che si devono trovare degli strumenti di pressione efficaci per venir fuori da questa impasse micidiale; abbiamo visto che potremmo passare tutta l’estate a fare compiti per prepararci agli esami di riparazione che non basterebbe mai!
    Conosciamo a menadito la mediocrità e la corruzione della nostra classe politica, vera palla al piede della nazione. Ma rifondarla in pochi mesi è impossibile.
    Il problema ora è tattico: dobbiamo nel breve periodo tirare qualche sberlone ai tedeschi per far loro capire che non siamo fessi e non abbiamo intenzione di farci prendere in giro.
    Come avevo accennato nel mio scritto precedente, visto che la nostra classe politica è impotente, ribadisco che è la base della nazione, cittadini e imprese, a dover far sentire la sua voce. Chiamiamola società civile, indignati o quant’altro; oltretutto siamo ancora nella posizione di poter battere i pugni sul tavolo da una posizione di forza relativa: noi aiuti finora non ne abbiamo chiesti. Ma quando finiranno le munizioni, e non manca molto, la nostra voce sarà molto meno efficace.
    Ed il livello di irritazione sta raggiungendo livelli molto elevati… Vediamo di sfruttarlo come si deve!

    Giovanni

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