Draghi, lo scudiere dell’Eurozona?
La stampa cartacea e online ha diffuso la notizia dell’intervento di Draghi al Parlamento europeo della settimana scorsa, dandogli però, a mio avviso, poco risalto rispetto alla portata di quello che Draghi ha detto in materia di politica economica, campo nel quale il Presidente della BCE può sì influire con i suoi interventi monetari e finanziari, ma la cui responsabilità prevalente è dei politici e dei governi nazionali.
I quali, durante la discussione della relazione presentata da Draghi, vengono pesantemente chiamati in causa (saranno fischiate le orecchie alla Merkel, a Monti e a Rajoy?).
Il passaggio chiave è la richiesta di Draghi di «ri-orientare il consolidamento verso un aumento dei tagli della spesa e la riduzione della pressione fiscale». Quindi tagli alla spesa pubblica da riciclare con tagli delle tasse pagate dai cittadini o dalle imprese recuperando così potere d’acquisto o di investimento. In altre parole: dopo il rigore a base di tasse (“la via più facile”, anche secondo Draghi), bisogna rilanciare la crescita della domanda aggregata, e quindi del Pil.
Cosa c’è di clamoroso? C’è che il banchiere centrale “si schiera” dalla parte di quelli che sostengono che se si esagera con l’austerità o se è troppo prolungata, si può arrivare al risultato contrario di quello atteso: un eccessivo/squilibrato/prolungato aumento delle imposte deprime l’economia e quindi riduce (anziché aumentare) le entrate fiscali dello stato e se si interviene nuovamente aumentando l’imposizione si arriva al collasso dell’economia.
Una spirale “perversa” che si autoalimenta. Prove? La situazione economica in Grecia che ha completato (si spera) l’intero ciclo (mi riferisco a quello economico, quello finanziario del debito pubblico non è purtroppo finito), il calo del Pil 2012 in Italia è ormai stimato – per ora – tra il 2,5 e il 3%, il preannuncio del neo-ministro dell’Economia Grilli che nel secondo semestre 2013 prevede di dover chiedere ulteriori 6 miliardi di entrate fiscali!
Ma c’è una seconda spirale perversa che rischia di far collassare un paese con un alto tasso di debito pubblico. L’innesco in questo caso è l’aumento degli interessi delle nuove emissioni di bond governativi, causato da calo di fiducia (economica e politica) delle prospettive di un paese. E parte la spirale aumento deficit (per maggiori interessi da pagare)-aumento fabbisogno finanziario-aumento indebitamento-aumento sfiducia sulla solvibilità-aumento interessi dei titoli di stato. La Grecia è ancora un “valido” esempio.
Le due spirali possono sovrapporsi e portare rapidamente al tracollo un paese. Perché riprendo questo tetro scenario? Primo perché è inutile fare gli struzzi, è possibile che ciò avvenga per la Spagna e a ruota per l’Italia, secondo perché il Presidente della BCE ha invece per questa seconda spirale le due armi per combatterla efficacemente e ha già fatto le prove generali (sfidando l’ira della Merkel e della Bundesbank): acquistando titoli di stato sul mercato secondario** (circa 210 miliardi) e fornendo oltre 1000 miliardi di finanziamento alle banche europee (operazione LTRO).
E, guarda caso, con una parte di questi finanziamenti le banche italiane e spagnole stanno acquistando le nuove emissioni sul mercato primario** dei titoli di stato del loro paese – tenendo (per ora) i tassi a livelli “accettabili”. Questa arma da sola ha però dei limiti, mentre se è combinata con l’acquisto sul mercato secondario di bond governativi da parte della BCE, Draghi alzerebbe uno scudo anti-spread efficacissimo. Intendiamoci, questo protezione è un maxi-tampone per bloccare l’emorragia e, auspicabilmente, mettere la malata Europa in grado di procedere ad un complesso intervento chirurgico, senza il quale la fine dell’eurozona è solo rimandata e, per i paesi periferici, ancora più costosa.
Sono pronto a scommettere che in un incontro a 6 occhi Angela Merkel e Jens Weidmann sono stati pre-avvertiti da Mario Draghi che se i politici la tirano troppo alla lunga alimentando la sfiducia dei mercati fino al punto di rottura, lui ripartirà alla grande con le sue armi. Se poi loro lo sfiducieranno e faranno così saltare l’eurozona, almeno non ci saranno equivoci sulle responsabilità, al di là delle reiterate e stucchevoli dichiarazioni pro-eurozona rilasciate periodicamente dalla Merkel. Comunque reagiscano Merkel-Bundesbank, Draghi non ha personalmente nulla da perdere, anzi ne può solo trarre vantaggi.
**Nota: mercato primario e secondario dei titoli di stato è una distinzione fondamentale. Il mercato primario è quello in cui uno stato emette nuove tranche di debito pubblico – che spesso sostituiscono quelle in scadenza – e a questo sono ammessi come compratori solo investitori istituzionali (aspetto molto discutibile). Il mercato secondario è quello in cui i possessori dei titoli di stato già emessi decidono di vendere i loro titoli in anticipo rispetto alla scadenza e qualcuno decide di comprarli. Ma il tasso di interesse che il governo emettitore pagherà per i suoi bond è e resta fino alla scadenza il tasso associato alla emissione sul mercato primario. Alla scadenza del titolo e alla riemissione di una partita sostitutiva, solo allora gli investitori istituzionali potrebbero richiedere un tasso di rendimento allineato a quello del mercato secondario.
Per chi vuole approfondire i temi di questo post, propongo questi tre video.Il primo sostiene una tesi opposta alla mia rispetto alla volontà di Draghi di alzare uno scudo salva-euro (se così sarà, avrebbe ragione mia madre che mi ha sempre detto che sono un ingenuo/ottimista). Il secondo video è vicino al mio punto di vista, il terzo sta a metà strada. Un po’ di pazienza (neanche poi tanta) e avremo la risposta.
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