La visione di un economista americano sulla Grecia
Riporto le valutazioni a caldo dell’economista americano (premio Nobel 2008) Paul Krugman sulle trattative Grecia-UE in corso, che hanno visto ieri una rottura con il preoccupante nulla di fatto della riunione delle autorità finanziarie UE con il ministro greco Varoufakis.
OK, questo è stupefacente, e non in senso positivo. L’incontro di oggi dei ministri delle finanze dell’Eurozona per discutere il caso Grecia è fallito di fronte alla bozza di dichiarazione, che i Greci hanno descritto come “assurda.” E’ certamente un fatto eccezionale. Ecco qual’è secondo me la frase chiave:
«Le autorità greche sono impegnate a garantire un adeguato avanzo di bilancio primario e finanziario, al fine di garantire la sostenibilità del debito in linea con gli obiettivi concordati nella dichiarazione dell’Eurogruppo del novembre 2012. Inoltre, eventuali nuove misure dovranno avere la copertura finanziaria, e non mettere in pericolo la stabilità finanziaria.»
Traduzione: nessuna concessione sull’avanzo primario del 4,5 per cento del PIL.
Era assolutamente impossibile che Tsipras e il suo governo potessero firmare una simile dichiarazione, il che pone la domanda su che cosa intendano realmente fare i ministri dell’Eurogruppo.
E’ possibile che siano semplicemente degli sprovveduti – che non capiscano che la Grecia 2015, non è l’Irlanda del 2010, e che questo tipo di bullismo non funzionerà.
Un’altra possibilità, e credo sia la più probabile, hanno deciso di spingere la Grecia oltre il limite. Invece di dare qualsiasi spazio, preferiscono vedere la Grecia costretta al default e, probabilmente, fuori dall’euro, e con il presunto conseguente disastro economico intendono dare una lezione a chiunque altro pensasse di chiedere un allentamento delle regole. Si avviano cioè ad imporre l’equivalente economico della “pace cartaginese” che la Francia ha cercato di imporre alla Germania dopo la prima guerra mondiale.
In entrambi i casi, la mancanza di saggezza è sorprendente e spaventosa.
krugman.blogs.nytimes.com · 16 feb 2015 Traduzione del Prof
Un breve commento.
Stiamo vivendo una guerra di colonizzazione economico-finanziaria dell’Europa da parte della Germania, con l’inedita alleanza storica della Francia – la quale però rischia di subire anch’essa effetti collaterali indesiderati ma prevedibili.
In quest’ottica è probabile, come ipotizza Krugman, che il ministro tedesco Schauble propenda per un attacco brutale alla Grecia, dapprima spingendola con l’intransigenza fuori da CambioFissoEuro e poi capitanando la finanza europea in una azione di totale prosciugamento delle fonti di finanziamento alla Grecia. Una tale strategia è del tutto congeniale a Herr Schauble, mentre Frau Merkel, che ne fa una questione di convenienza elettorale, terrà d’occhio i sondaggi.
Come dice Krugman sarebbe anche una guerra preventiva perché qualora avesse successo sarebbe un avvertimento ad altri paesi tentati di assumere la posizione di ribellione della Grecia. Infine il costo di questo attacco sarebbe contenuto per la finanza tedesca (e francese), date le ridotte dimensioni della Grecia. Insomma, da questo punto di vista un affare, sulla pelle della Grecia.
L’azione avrebbe successo? Dipende dalla leadership greca e dal suo popolo. La Grecia dovrebbe da subito riattivare la propria Banca Centrale e una sua valuta, il che costituisce la necessaria e solida base su cui il popolo greco qualora, come si fa dopo una guerra, avviasse una decisa ricostruzione riuscirebbe a rompere l’accerchiamento e a vincere la sua guerra.
Certamente i primi 6 mesi sarebbero terribili i tedeschi (e i francesi?) farebbero tabula rasa finanziaria, sperando che il popolo greco deluso dai proclami di Tsipras lo faccia saltare e mandare un nuovo capo di governo all’ovile UE.
Fantapolitca economica? Non credo, così come non si può escludere – nel caso di uscita dall’Euro – che nei 6 mesi cruciali la Grecia possa trovare qualche forte alleato finanziario che voglia rompere le uova nel paniere della EuroGermania: penso alla Russia o alla Cina.
Non si può neanche escludere un intervento degli USA via FMI e in ogni caso la Merkel dovrà chiedere il semaforo verde ad Obama per questa azione che avrebbe dei riflessi negativi sull’economia mondiale.
Concludo dicendo che, oltre alle due ipotesi avanzate da Krugman, c’è n’è una terza, la meno probabile ma pur sempre possibile: che una delle due parti o tutte e due facciano parziale retromarcia, secondo la classica logica del mercato delle vacche. Non inciderebbe sull’equilibrio della UE attuale, ma avrebbe un pesante costo politico per gli autori della retromarcia.
A prestissimo per gli sviluppi del caso!
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Segnalo anche questo ottimo post pubblicato sul blog di Gabriella Giudici
+ Ultimatum a Syriza. Blitzkrieg o boomerang?
Infine, sempre tratto dal blog di Gabriella Giudici, ecco questo interessante spezzone di intervista del ministro greco Varoufakis
Grazie della traduzione e del commento.
Complimenti per il tuo blog, lo seguo da tempo.