Le banche tedesche e francesi, con l’assistenza della BCE, dettano i tempi e le modalità del “salvataggio” della Grecia, ovvero dei loro bilanci pieni di titoli greci.
Settimana scorsa è stato varato dai paesi dell’Eurozona un pacchetto di aiuti alla Grecia, che prevede una parziale ristrutturazione del debito greco e aiuti finanziari per 130 miliardi di euro in 2 anni.
Nel 2010 era già stato approvato un analogo finanziamento alla Grecia di 110 miliardi ed è bene sapere che, dei 240 miliardi di finanziamento totale, 36 sono stati o saranno pagati da noi italiani (tra 2010 e 2013).
Nonostante questi sostegni europei, restano seri dubbi sull’effettivo salvataggio della Grecia. Ce n’è abbastanza per studiare a fondo l’argomento, cosa che ho cercato di fare, per provare a rispondere a queste tre domande: 1) La Grecia è salva o, al contrario, è fallita? 2) Se è fallita, perchè l’Eurozona capitanata da Germania e Francia la tiene artificialmente in vita nell’area euro? 3) Cosa ci possiamo ancora aspettare per l’Italia e l’Europa dal caso Grecia?
Ecco i risultati della mia ricerca, che saranno messi alla prova dei fatti dagli avvenimenti futuri.
La Grecia è fallita.
Quando un Paese va in default – come accadde ad esempio all’Argentina nel 2001 – dice ai suoi creditori che non è in grado di rimborsare integralmente i suoi debiti, ma solo una parte – nel caso dell’Argentina il valore nominale dei titoli fu tagliato da 100 a 23,2 – e per il creditore non c’è scelta, prendere o….prendere, anche se nel caso argentino ci sono stati dei palliativi per i piccoli risparmiatori.
Analogamente anche il tasso di interesse dei titoli viene drasticamente ridotto. Per i creditori che hanno assicurato i loro titoli contro il fallimento del debitore la perdita di valore capitale viene “girata” alla finanziaria che ha sottoscritto il contratto di CDS, che è un contratto di assicurazione contro l’evento default del debitore.
Bene, questo taglio del debito (haircut) è proprio una delle due facce del ….. “salvataggio” varato settimana scorsa a Bruxelles, ma non sarebbe una dichiarazione di fallimento (default) per due motivi. Il primo è che l’haircut non riguarda l’intero debito greco – stimato intorno 360 miliardi di euro, equivalente al 160% dell Pil greco e detenuto per il 65% circa da stranieri, il primo paese è la Francia, il secondo è la Germania- ma “solo” i 206 miliardi detenuti dai creditori privati. Per i quali si intendono banche, società finanziarie e privati cittadini di nazionalità greca o estera (si stima che i risparmiatori italiani abbiano 1 miliardo di titoli greci).
I rimanenti 154 miliardi di debito esclusi dal taglio e considerati pubblici, sono posseduti dalle banche centrali (BCE per la maggior parte) e da altri istituti governativi.
Il secondo motivo (vincerà certamente l’oscar dell’ipocrisia 2012) per cui la svalutazione parziale del debito non sarebbe una dichiarazione di fallimento è che non si tratterebbe di una decisione unilaterale della Grecia, bensì il risultato di una negoziazione su base volontaria con i creditori privati.
Ma questa tosata non basta per tenere in piedi la Grecia, che quindi riceverà – e questa è la seconda faccia del “salvataggio” deciso settimana scorsa – tra il 2012 e il 2013 altri 130 miliardi di euro finanziati in gran parte dai paesi dell’eurozona e in misura minore dal Fondo Monetario Internazionale (15 miliardi), destinati in parte a ridurre il debito e in parte a sostenere il sistema finanziario greco.
Riepiloghiamo le operazioni di aiuto alla Grecia: 1) 110 miliardi ricevuti dall’Europa (80) e dal FMI (30) nel biennio 2010-2011, 2) taglio “volontario” di 106 miliardi del valore capitale da parte dei creditori privati e 3) 130 miliardi di finanziamenti tra 2012 e 2013. Il totale si avvicina ai 350 miliardi in 4 anni e sarebbe legittimo aspettarsi che la situazione finanziaria della Grecia, che ha un Pil intorno ai 220 miliardi di euro, ne uscisse risanata.
E invece no! Gli stessi architetti della recente manovra ci dicono che si aspettano che il debito greco scenda al ……. 120% del Pil (dal 160 attuale) nel …….. 2020!! Non ci può essere dichiarazione più chiara di fallimento! Anche perché quel 120% si basa su stime dell’andamento dell’economia e del deficit pubblico dei prossimi 8 anni tutte da verificare. E nel caso le stime si rivelassero ottimistiche, si renderebbero necessari ulteriori fiinanziamenti, e qualcuno parla già di altri 50 miliardi all’orizzonte…
Ma è la stessa manovra di “salvataggio” appena varata ad essere in dubbio. La sua concreta attuazione è infatti soggetta a diversi passaggi, il primo dei quali, cioè l’effettiva sottoscrizione del taglio da parte dei creditori privati – già avviata e che si dovrà concludere entro l’8 marzo per i creditori greci ed entro il 20 marzo per quelli stranieri – presta il fianco a possibili forzature da parte della Grecia per imporre il taglio anche ai creditori privati dissenzienti e, di conseguenza, ad eventuali ricorsi da parte degli stessi, con ripercussioni facilmente intuibili.
Ma anche nel caso in cui l”haircut” andasse in porto senza strascichi, le successive fasi di erogazione del finanziamento dei 130 miliardi saranno soggette alla continua sorveglianza da parte di UE-BCE-FMI a che la Grecia mantenga gli impegni, pena la sospensione dell’erogazione degli aiuti. La triste realtà dei numeri ci dice che la Grecia è in default, per ora mascherato, e che attende solo di essere reso palese.
Perché la Grecia è in default.
La Grecia ha falsato i dati di deficit, e di conseguenza di debito pubblico, negli anni precedenti il 2002 per poter entrare nell’euro ed ha continuato a truccare i conti fino al 2009. Di quanto? Forse nessuno lo sa, le statistiche europee dei dati storici della Grecia sono in continua revisione, vi risparmio i ragionamenti matematici, ma confrontando i dati pubblicati dall’istituto europeo di statistiche gli anni addietro con l’attuale stima del debito pubblico greco (360 miliardi di euro) mi sembra che ci siano 50-60 miliardi che non hanno giustificazione matematica.
I dati attuali sono finalmente veritieri o c’è ancora della pulizia da fare? Tutto sommato non serve a molto scoprirlo. Quello che conta è quanti euro servono in futuro alla Grecia per sostenere le spese pubbliche, per rimborsare i suoi creditori e pagare gli interessi. Ed è stata proprio l’incapacità di fare fronte agli impegni finanziari che ha costretto nel 2009 il nuovo Primo Ministro Papandreou ad annunciare che i conti erano stati truccati.
A mettere in un angolo la Grecia avevano contribuito le conseguenze della crisi finanziaria del 2008 made in US, che aveva interrotto il più che decennale ciclo di sviluppo del miracolo greco, drogato dall’accumulo di deficit “sapientemente” occultato.
Fin qui abbiamo parlato della crisi greca in temini tecnici. Purtroppo dietro questi numeri c’è una realtà sociale di famiglie in crisi, di mancanza di lavoro, di giovani senza apparente futuro, di aziende che chiudono, di servizi sociali che vengono tagliati. E in queste situazioni i sacrifici non possono mai essere distribuiti in modo equo, i detentori di reddito fisso sono anche qui in prima linea e non possono scappare, tanto più in un paese in cui l’evasione fiscale è più alta di quella italiana.
Dopo un periodo di vacche grasse è arrivato quello di vacche magre, ma si può scommettere che chi ha accumulato grazie all’evasione non correrà in sostegno di chi non riesce più a campare. E’ un dramma che, ovviamente, avrà una fine e sarà poi seguito – come in tutti i casi in cui si tocca il fondo (Argentina docet) – da un nuovo (e sperabilmente non drogato) periodo di crescita e di recupero del tenore di vita. Certo sarebbe anche bello che questa fosse l’occasione per il popolo greco di cambiare modello culturale, di esprimere e votare una classe politica che non falsifichi il bilancio e che sia in grado di ridurre drasticamente l’evasione fiscale.
Perchè Germania e Francia hanno voluto “salvare” la Grecia.
Il primo indizio l’ho già indicato all’inizio dell’articolo quando ho scritto che i due principali paesi creditori sono Francia e Germania: secondo dati della Banca dei regolamenti internazionali (BIRS) ancora nel marzo del 2011 le banche francesi detenevano 56,9 miliardi di titoli greci, la Germania 23,8 (le banche italiane 4,5 miliardi).
Ripartiamo dalla fine del 2009, quando Papandreou annunciò che la Grecia aveva truccato i dati del debito pubblico. In quel momento le banche tedesche e francesi stavano ancora cercando il modo di assorbire le perdite generate dalla crisi finanziaria dei sub-prime americani del 2008. Non esistono magie – a meno di manipolare i conti, e sarebbe magia …. nera – se non di distribuire (una sorta di ammortamento) le perdite in un certo numero di anni. Infatti anche i dati di bilancio 2011 preannunciati dalle principali banche tedesche e francesi presentano risultati in forte peggioramento.
Ecco perchè sia Sarkozy che la Merkel hanno cercato di trovare soluzioni tampone, coinvolgendo anche il FMI, e hanno pensato bene di varare il 2 maggio 2010 il primo piano di aiuti per 110 miliardi. Speravano veramente di raddrizzare i conti della Grecia? Io credo di no, avevano bisogno di prendere tempo per le loro banche con il secondo non trascurabile vantaggio che, dei 110 miliardi di aiuti, Germania e Francia ne avrebbero finanziati 39, il FMI e gli altri paesi europei gli altri 79. Naturalmente le dichiarazioni ufficiali parlavano di sostegno al popolo greco, di fedeltà all’eurozona e alla moneta unica, ecc. ecc.
Quello che tendo a pensare è che Merkozy abbiano sottovalutato l’effetto combinato del trascinamento di una situazione fallimentare della Grecia – che non doveva essere sfuggita agli osservatori della finanza internazionale – con il contemporaneo peggioramento, in atto dal 2009, dei conti pubblici di quasi tutti i paesi europei.
E’ così partita da metà 2011 la fuga dai titoli di stato dell”Italia, il paese europeo più debole con il suo debito al 120% del Pil e con un spaventoso deficit di credibilità del suo governo, facendo pericolosamente salire i tassi di interesse delle nuove emissioni di titoli italiani. Contemporaneamente è apparso evidente che i 110 miliardi, che teoricamente dovevano bastare per coprire la Grecia per 3 anni, non erano sufficienti per consentirle di rimborsare 14 miliardi di titoli in scadenza a marzo 2012! A quel punto, effettivamente, il fallimento e l’uscita della Grecia dall’eurozona avrebbe spinto anche l’Italia nel default, con la conseguente fine traumatica della moneta unica e pesanti ripercussioni finanziarie ed economiche per tutti i paesi europei, Germania inclusa, e l’intera economia mondiale. Ecco perchè il secondo intervento di “salvataggio” della Grecia era obbligato. Io credo che la Germania – le cui motivazioni opportunistiche riguardo la moneta unica ho cercato di spiegare nel post “L’Italia, l’euro e la Germania” – avrebbe voluto espellere la Grecia dall’euro, ma le circostanze non glielo permettevano, i danni sarebbero stati ben superiori ai vantaggi.
L’evoluzione recente e le prospettive a breve.
Ma le circostanze nel breve volgere di alcuni mesi sono profondamente mutate. A cavallo del 2011 e del 2012 si sono verificati due importantissimi cambiamenti. Il primo riguarda la situazione politica dell’Italia con la nomina del nuovo governo Monti avvenuta a metà novembre 2011, che è considerato altamente competente e affidabile e la cui intensa azione nei suoi primi 3 mesi ha ricevuto l’approvazione del mondo politico e finanziario internazionale.
Il secondo e ancora più importante cambiamento è l’iniziativa presa dalla BCE di Draghi di finanziare il sistema bancario europeo con prestiti di durata triennale al tasso del 1% per oltre 1000 miliardi di euro. Operazione senza precedenti, che ha aggirato il divieto di emettere moneta da parte della BCE (Merkel consenziente, obtorto collo) e se ne sono visti gli effetti positivi per i titoli di stato italiani, spagnoli e francesi, che dovrebbero estendersi, si spera, anche all’economia e al credito alle famiglie.
Il Mario di casa nostra (anche se mi sembra più a suo agio quando si muove negli ambienti europei) ha messo in sicurezza – ma, non illudiamoci, solo per un arco temporale di 6-12 mesi – i conti pubblici italiani, il Mario-BCE ha messo in sicurezza la liquidità del sistema bancario e, indirettamente, ha riportato in equilibrio i nostri titoli di stato.
Questa è la nuova base che si è creata negli ultimi 4 mesi e che ha in buona parte neutralizzato le due spine nel fianco (la sicurezza del sistema bancario e la fine prematura dell’euro con il default dell’Italia) che hanno indotto Germania (e Francia) a “salvare” per la seconda volta la Grecia. Per la quale considero quindi, nel caso di nuovi passi falsi, molto probabile l’uscita dalla zona euro. Il che potrebbe addirittura avvenire nelle prossime settimane, qualora i creditori privati dovessero bloccare l’operazione di ristrutturazione del debito, oppure nel corso di quest’anno se la Grecia venisse meno agli impegni presi o i 130 miliardi stanziati dovessero rivelarsi insufficienti.
Naturalmente non è una decisione così facile da prendere e totalmente esente da rischi, il Titanic-Ue – come l’avevo definito in due post pubblicati l’anno scorso su questo blog – è ancora in piena zona iceberg: il Portogallo è barcollante, ci sono le elezioni francesi alle porte, poi nel 2013 ci sono quelle tedesche e quelle italiane che, in teoria, dovrebbero rimettere l’Italia nelle mani dei partiti e del mondo politico (sic!), c’è l’incognita della recessione europea che, se durerà oltre giugno di quest’anno, potrebbe compromettere equilibri, già molto precari, di conti pubblici di molti paesi europei (inclusa la Francia e, udite udite, il Regno Unito!).
Come si vede, la situazione è molto fluida e non ci consentirà di ……annoiarci molto (che vogliamo di più?). Ma proprio tutte queste nuvole e turbolenze all’orizzonte potrebbero portare frau Merkel a cogliere al balzo gli squarci di sereno, prima che si esauriscano, che i due Mario italiani hanno prodotto nel cielo dell’eurozona e decidere di scaricare (mi spiace metterla in questi termini) la zavorra greca. Ed è questo che vuole la maggioranza dei tedeschi, che come è noto è sempre più contraria all’euro, e lo saluterebbe come il primo passo verso una Nuova Europa che si allontani dal Sud per avvicinarsi di più a Est e a Nord. Ma cosa ne pensa l’industria tedesca esportatrice, avvantaggiata dall’Euro la cosiddetta moneta unica? Ma di questo riparleremo prossimamente su questo blog.
Aggiornamento del 24 aprile 2014.
A distanza di 2 anni ci aggiorniamo sui brillanti risultati dell’austerità germanico-europea. Il debito della Grecia era, nel 2012 allo scoppio della crisi, pari a 360 miliardi, è stato tagliato (default) di circa 100, ma si sono aggiunti circa 60 miliardi di nuovo deficit, risalendo così a fine 2013 a 319 miliardi. Nel frattempo il Pil nominale è crollato a 182 miliardi (-22% su 2010). Quindi il rapporto debito/Pil è aumentato dal 160% di inizio crisi al 175% del 2013, la “cura” non funziona (o meglio funziona, ma per il medico, che si fa pagare una salata parcella)! Il deficit di bilancio 2013, alla spaventosa cifra di 23 miliardi (12,7% del Pil, in aumento rispetto al 8,7% del 2012), è dovuto tutto al pagamento di interessi (che sono stati per la precisione 30 miliardi). E a fine 2014 il debito si posizionerà intorno al 185% (mia stima personale). La ciliegina sulla torta della presa in giro: i soloni del FMI-UE hanno posticipato dal 2020 al 2022 il raggiungimento del …. 120%!
Il paese è in ginocchio e meno solvibile! Last but not least, disoccupazione al 26,7%, quella giovanile al 57% e condizioni sociali drammatiche del popolo greco. E cosa pensa bene di fare il Parlamento europeo di Strasburgo? Ponziopilatescamente, di scomunicare e condannare la Troika FMI-BCE-UE, che avrebbe esagerato! Sembra di essere su scherzi a parte, ma è la drammatica realtà, che fa a pugni con gli elogi della Merkel piovuti sulla Grecia per il buon esito del ritorno dei titoli greci sul mercato finanziario e il forte calo dei tassi di interesse, che in realtà è generalizzato ed è pilotato ancora una volta da BCE e banche private europee. Il fine? Sostenere l’immagine della Unione europea a leadership tedesca, rabbonendo e confondendo le idee dei cittadini dei paesi europei in vista dell’imminente voto politico.
E intanto, secondo Reuters Italia, si profila una seconda operazione di taglio (=default parziale) del debito per poter arrivare al famoso 120% del debito nel 2022. A quando l’haircut? Secondo Reuters nella seconda metà del 2014, ad elezioni avvenute, appunto!
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+ La crisi UE e il G20 (2a puntata) (31-10-2011)
+ La crisi UE e il G20 (27-09-2011)
Grande Prof., Bravo. Purtroppo, devo essere d’accordo con questa Analisi. Soprattutto le frasi precedenti il… Sic fra parentesi… Disgustato da quest’inaccettabile stato di cose, spengo tutto e mi riaddormento. Alla proffima, ohps, alla prossima, Prof.
mio nonno materno ,molto monarghico, diceva sempre : povera Italia senza Re ! Pensa oggi,fosse ancora al mondo, cosa potrebbe pensare……..
Contiplementi per questo articolo , la dici lunga ! ciao
Neiva e Marco, con i vostri complimenti mi gasate, devo autocontrollarmi…
Battute a parte, mi ripagate del lavoro di ricerca e di analisi che c’è dietro l’articolo. E mi motivate a lavorare con più lena ai prossimi post, altrettanto impegnativi. Oltre a quello sull’orientamento del popolo tedesco in materia di Europa, ci sarà un articolo sui….prossimi 400 giorni del governo Monti e uno sull’analisi della crisi sistemica del mondo “avanzato”, di cui tanto si parla. Inframmezzerò questi argomenti seriosi e pesanti con due o tre video di Tiziano Terzani sul suo approccio alla vita. A risentirci ragazzi!
Prof
Io non penso che col Titanic siamo ancora in zona “icebergi” Penso che oramai l’abbiamo già incocciato l’iceberg. e infatti la nave ha rallentato e sta per fermarsi. Questo iceberg ha nome: incapacità di produrre e viene da paesi lontani:L’Est europa, la Cina , l’India ecc. Ecc. La nave peraltro è appesantita tantissimo da un economia in cui lo Stato ha letteralmente mantenuto il benessere, per tanti anni, a buona parte dell’ Italia (perbacco! Siamo simili alla Grecia). E intanto l’orchestra suona e tutti ballano… Salvo quello di 3° classe che gli si stanno bagnando i piedi
Giorgio mi piacciono i commenti che dicono “non sono d’accordo”, è il bello del dibattito. In più tu argomenti seriamente la tua opinione. Può darsi che tu abbai ragione, ma non è detto che l’impatto già avvenuto porti necessariamente all’affondamento oppure che i soccorsi non arrivino in tempo per salvare equipaggio e passeggeri. Restiamo in linea, siamo in diretta con gli avvenimenti!
Il Prof