La durata del Governo Berlusconi e la pensione dei “neo-nominati”.

Nel corso dell’ultima emissione di Ballarò il giornalista del Corriere della Sera Antonio Polito (che non si può proprio definire un cuor di leone) ha dichiarato che uno dei principali motivi per cui il Governo può arrivare a fine legislatura è che i neo-eletti del nostro parlamento,  per acquisire il diritto alla pensione, devono arrivare al completare il mandato di 5 anni.

Bravo Polito! Condivido in pieno la sua argomentazione e mi sorprende che non sia ricordata frequentemente nei dibattiti pubblici, non dico dai rappresentanti della maggioranza, ma almeno da quelli dell’opposizione. Ma la spiegazione c’è : si tratta di 350 parlamentari (246 deputati e 104 senatori), su un totale di 945, che appartengono ad entrambi gli schieramenti politici.

Beh, in fin dei conti cosa c’è di nuovo, sappiamo che i politici pensano innanzi tutto al loro interesse! E vero, ma ci sono due novità dal 2008 che hanno complicato la vita ai nostri : la prima, già citata, è la durata dei 5 anni per acquisire il diritto alla pensione (prima era 2,5 anni!), la seconda è che, in caso di non completamento del mandato, i parlamentari non possono più fare domanda di riscatto per pagare i contributi del periodo mancante e ottenere quindi il diritto alla pensione. A differenza dei loro predecessori sono “condannati” a coprire la carica per almeno 5 anni!

Queste modifiche, insieme ad altre ancora,  sono state introdotte il 24 luglio 2007 con deliberazione della Presidenza del Senato e dell’ufficio di Presidenza della Camera, durante l’ultimo governo Prodi. L’inizio dell’applicazione della nuova normativa veniva però rimandata alla legislatura successiva ……..

Quindi l’attuale governo, e tutti quelli successivi,  fino a future modifiche della normativa, ha un elemento di coesione in più rispetto al passato. Partendo da questa nobile e profonda motivazione politica, opportunamente  integrata con promesse di ricompense di varia natura, il nostro Primo Ministro ha potuto aggregare e staccare dall’opposizione  il gruppo salva-patria dei Responsabili. Questa è una chicchetta by Silvio della seconda Rebubblica, che non sfigura affatto con le perle della prima Repubblica, anzi forse le supera.

Il tutto pescando nel mare di quella meravigliosa razza di pesci dei non-eletti parlamentari (vedi legge “Porcellum”). E’ difficile non dare ragione ad Emma Bonino quando parla di regime partitocratico.

Questa ammirevole dedizione dei nostri neo-non-eletti a completare a tutti i costi il “mandato” di 5 anni, potrebbe però giocare un brutto scherzo a S.B.

Facciamo un po’, ma non troppa, fantapolitica. Il duo Berlusconi-Bossi (B&B per gli amici), secondo voci diffuse in entrambi gli schieramenti politici, avrebbe intenzione di anticipare le elezioni intorno a marzo del 2012, al fine di evitare il referendum per l’abolizione del “porcellum”.

Bene, ciò significa che ad inizio 2012 B&B in qualche modo “creano” la crisi e il Governo si presenta dimissionario  al Presidente della Repubblica. E se a questo punto Napolitano, anzichè sciogliere anticipatamente le Camere e indire nuove elezioni, acettasse le dimissioni del Governo e desse l’incarico ad un “tecnico” di provare a formare un Governo di emergenza?

Il partito dei neo-eletti non sarebbe almeno tentato di votare la fiducia a questo Governo che, molto probabilmente, porterebbe la legislatura fino al suo compimento (mancherebbe circa 1 anno)? Sarebbe un bello scherzo, una specie di boomerang per Berlusconi, ma , gli direbbe Napolitano : “chi la fa l’aspetti!”

A volte è meglio buttarla sullo scherzoso-ironico, altrimenti a prenderla sempre sul serio potrebbe venire lo sconforto.

Abbiamo un sistema politico talmente distorto e arteriosclerotico che quando penso alle prossime elezioni sono veramente tentato di non andare a votare! Poi concludo che ci andrò, saranno elezioni che porteranno qualcosa di nuovo (non necessariamente di buono) e voglio esserci!

Tornando alle pensioni  dei parlamentari, veniamo alle idee e proposte. Dividiamo il problema in due : A) come modificare la normativa vigente e B) cosa fare con le pensioni già assegnate ed erogate (potete vedere l’elenco a questo link ).

Sul primo punto l’impostazione potrebbe essere la seguente : come tutti i cittadini lavoratori, anche i parlamentari devono entrare nel regime contributivo, fondato sull’importo effettivamente versato all’Inps. La retribuzione e i rimborsi spese devono riconoscere l’importanza e il valore dell’incarico, che però deve essere realmente un’occupazione a tempo pieno, ma la pensione deve seguire le regole di tutti i lavoratori. Il periodo contributivo in qualità di parlamentare si integrerà con quelli precedenti e successivi per la definizione della decorrenza e dell’importo della pensione.

Per il punto B), cioè le pensioni assegnate : si potrebbero stabilire dei criteri di ricalcolo in base alla durata dell’effettivo periodo contributivo e alla situazione di reddito di ogni singolo ex-parlamentare.

Cosa ne dite?

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