Il gioco politico
Ho terminato il precedente post preconizzando una telefonata calda tra l’Imperatore Obama e la feudataria Merkel. Domenica scorsa ce n’è stata una e i comunicati stampa riportano che i due politici hanno concordato che è “di cruciale importanza riprendere un cammino che consenta alla Grecia riforme e crescita all’interno dell’Eurozona. I team economici dei due capi di Stato resteranno in “stretto contatto” per “monitorare la situazione”.
Contemporaneamente c’è stata telefonata analoga tra Tsipras e il Ministro del Tesoro USA Lew che era il seguito di quella avvenuta una settimana prima.
Il pressing americano per una conclusione positiva e di compromesso continuerà questa settimana e si è fatta asfissiante. Le motivazioni yankee: le basi Nato in Grecia nel caso di sua uscita dall’Eurozona e dalla UE e turbolenze finanziarie ed economiche in caso di rottura EZ
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Nel frattempo però è partita la biglia per il referendum greco sull’accettazione o meno delle misure di austerità richieste da UE, BCE e FMI (cioè gli USA). L’esito è alquanto incerto, alcuni sondaggi (qui e qui) danno vincente il Sì, altri il No (qui), anche se in calo negli ultimi giorni. Tsipras ha già fatto sapere che si dimetterà se dovesse vincere il sì.
Tsipras e la ristrutturazione del debito
Uno dei motivi per cui l’economia greca è crollata è il peso del debito. Il rimborso delle quote capitale e per il pagamento degli interessi (il 4,2% del Pil nel 2014, erano al 6% nel 2010) che devono essere finanziati da una o più di queste misure 1) tasse(=calo dei consumi) 2) da riduzione della spesa pubblica (stipendi, pensioni, servizi ai cittadini=calo dei consumi e del livello di vita) o infine 3) da emissione di nuovo debito.
E’ noto che i due cavalli di battaglia di Tsipras per dare respiro al suo paese sono la riduzione dell’Austerità (vedi i punti 1 e 2 del paragrafo precedente) e la ristrutturazione del debito. Mentre i giornali ci hanno ampiamente parlato dell’austerità molto poco spazio hanno dato alla ristrutturazione del debito e non perché si tratti di tecniche finanziarie complesse – al contrario – ma perché è materiale politicamente altamente esplosivo.
Ristrutturare un debito significa una o più delle seguenti misure
- Concedere un periodo di moratoria, durante il quale viene sospeso il rimborso del capitale in scadenza. Tutto il piano di rimborso del capitale non cambia nel suo importo e nella sua sequenza, ma slitta in di x anni
- Tagliare il capitale di debito
- Rinegoziare (ridurre) gli interessi
Tutte e tre le tecniche sono già state utilizzate nel secondo “salvataggio” della Grecia del 2012 e l’alleggerimento che ne è conseguito ha contribuito in modo significativo a ridurre deficit pubblico greco dal 10% del 2010 al 2,7% del 2014 (qui trovate una piccola banca dati FMI sulla Grecia)
Ristrutturare il debito ha come conseguenza l’alleggerimento del carico fiscale o l’aumento della spesa sociale, ovvero è il ribaltamento dell’Austerità, in modo definitivo per la quota di taglio del capitale e/o dell’interesse, in modo temporaneo se si tratta di una moratoria.
Con il deficit al 2,7% Tsipras fa benissimo ad impuntarsi sulla ristrutturazione del debito perché le risorse aggiuntive che ne deriverebbero andrebbero ad alimentare la crescita, potrebbe essere la vera uscita dal tunnel, dipende dalle modalità e dall’entità degli interventi.
La Merkel invece si oppone, facendo i propri interessi politici e quelli del suo paese, per due motivi: primo perché l’alleggerimento fiscale della Grecia corrisponde ad un appesantimento fiscale distribuito sui contribuenti della Germania e di tutti i paesi dell’Eurozona (che detengono ormai la quota principale del debito pubblico ellenico ereditato dalle banche private a partire dal 2010) secondo perché è un pericolosissimo precedente che potrebbe essere richiesto da altri paesi in difficoltà.
Ecco perché l’enfasi sulla ristrutturazione del debito ellenico da parte di televisioni e giornali è minima, non si sa mai che il comune cittadino cominci a porsi troppe domande!
Permettetemi una digressione. Se il detentore del debito è una Banca Centrale, l’argomento non è più scottante, ma assume politicamente la potenza di una deflagrazione nucleare è tabù per i mezzi di informazione. Il motivo: per la banca centrale una cancellazione del debito e degli interessi ha conseguenze minime e questo è bene che non si sappia.
Come finirà?
Non ho la sfera di cristallo, ma penso che sia più probabile che la Grecia resti nell’Eurozona che non il contrario (Obama dixit), indipendentemente dall’esito del referendum: qualora vincesse il sì il popolo greco si beccherebbe la dose di austerità finora rifiutata, se invece vincesse il no la dose sarebbe ridotta e potrebbe esserci ristrutturazione del debito. Politicamente se vincerà il sì la Merkel sarà più forte e Tsipras passerà le consegne, in caso di vittoria del no la Merkel dovrà concedere molto (per il suo standard) e sarà politicamente attaccabile in Germania.
Con il compromesso finale (come mi sono sbilanciato a prevedere) tutti tireranno un sospiro di sollievo, pericolo scampato! Si tratterà purtroppo di un teleguidato abbaglio di massa perché, a meno di una radicale ristrutturazione del debito seguito da un prolungato periodo di crescita, questo terzo “salvataggio” greco in 4 anni e mezzo sarà seguito tra qualche anno dal quarto. Austerità e CambioFissoEuro continueranno a caricare la bomba Grecia esattamente come è avvenuto dal 2010 ad oggi.
E non dimentichiamoci che la stessa tenaglia Austerità-Euro sta operando su tutti i paesi “periferici” dell’EZ, Italia in testa e non esclusa la Francia.
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Prima che l’euro entrasse in vigore , un piccolo imprenditore privato con il quale ne stavo discutendo fece una analisi così semplice e chiara che mi convinse che per l’Italia sarebbe stato un dramma . La tesi era questa : L’Italia riusciva ad esportare e mantenere i consumi interni grazie alla svalutazione della lira che rimediava a tutti gli aumenti dei costi di produzione causati dalla burocrazia ,dagli sprechi di denari pubblico,dalla politica insensata dei sindacati,nel momento che avremmo avuto un cambio fisso l’aumento dei costi del nostro lavoro si sarebbe scaricato sul prezzo dei beni prodotto e sarebbe diventato difficile esportare perché avremmo dovuto confrontarci con prodotti di paesi che non avevano le nostre problematiche ,in pratica funzionavano meglio e riuscivano a contenere meglio di noi gli aumenti dei costi sulla produzione dei beni . Mi meraviglia che i nostri geni finanziari non avessero affrontato con questa lucida analisi quello che sarebbe successo, speravo fosse preso in considerazione fatto che potevamo entrare in seconda fascia ,in modo da potere prendere eventuali provvedimenti e decisioni per correggerne gli effetti negativi ,ma l’orgoglio,presunzione,incapacità,il volere non essere secondi a nessuno,forse malafede per non smentire una campagna elettorale all’insegna : l’Europa è la nostra salvezza , hanno portato l’Italia in questa palude,ed a pagare non sono i fautori di questo disastro ma i cittadini,è pur vero che i cittadini hanno l’arma del voto,purtroppo in Italia per varie ragioni non funziona nemmeno questa.
Penso che il motivo principale per cui il voto non funziona in Italia sia la manipolazione mentale (fino a 4 anni fa funzionava molto bene anche su di me e non credo di essermi ancora reso completamente immune) che da decenni conducono in buona o mala fede tutti i mezzi di informazione ufficiali. Non credo che gli italiani siano stupidi.
Il ragionamento del tuo imprenditore non fa una piega, il suo lavoro gli faceva toccare con mano quello che economisti da strapazzo e che vogliono aggraziarsi simpatie che contano dimenticano o peggio deformano.
Trasposto sul piano macroeconomico però il ragionamento dell’imprenditore può falsare l’analisi. Negli anni 70 e 80 l’inflazione fu a due cifre in tutti i paesi sviluppati, esclusa la Germania. Noi l’avevamo un po’ più alta degli altri per 1) a maggior dipendenza dal petrolio (fatta eccezione forse per il Giappone) e 2) sopratutto per la scala mobile sottoscritta con i sindacati da Gianni Agnelli, l’abbagliante Berlusconi dell’epoca.
La scala mobile fu abolita in due tappe nel 1985 da Craxi e negli anni 90 da Amato (vado a memoria) e l’inflazione italiana si riallineò a quella mondiale.
Anche questo è un aspetto che non viene assolutamente ricordato dall’informazione di regime perché sgonfierebbe in buona parte lo spauracchio dell’inflazione nel caso di uscita dall’euro.
Se questo tema ti risulta nuovo e vuoi approfondirlo ti posso dare delle fonti, altre le potresti trovare tu. E’ sempre possibile che le mie conclusioni siano sbagliate
I problemi hanno mille sfaccettature, a seconda delle ottiche con le quali si guardano e si analizzano per risolverli ,ci portano ad indicare provvedimenti diversi tra loro a volte le cure proposte sono letteralmente
contrapposte fra loro,detto questo,avendo vissuto gli anni della inflazione a due cifre credo che l’inflazione
come mezzo di sviluppo sia da evitare,è vero, l’inflazione porta anche dei vantaggi ma alla gente comune che vive lavorando alle dipendenze
toglie la certezza che il loro sacrificio cercando di risparmiare quotidianamente per raggiungere un futuro migliore sia vano ed è portata a comportarsi come cicale, io credo che una società per prosperare e progredire debba incentivare le persone a comportarsi come delle formichine ,l’incentivo migliore pertanto sarebbe quello di non vanificare con l’inflazione il frutto dei loro sacrifici rapinandogli i risparmi.
Forse mi sono espresso male, ma non intendevo giustificare l’abuso dell’inflazione come strumento di politica economica, che peraltro è nelle mani delle Banche Centrali e dei politici se i due poteri sono collegati.
La storia però ci dice che nei momenti di crisi epocali del debito l’iperinflazione è stato lo strumento per abbatterlo.
L’ultimo esempio nella storia è quello successivo alla seconda guerra mondiale durante il quale l’inflazione a doppia cifra è stato lo strumento con il quale i debiti pubblici di tutti i paesi belligeranti, che erano ampiamente superiori al 100% sono stati riportati abbondantemente sotto il 50%. Contemporaneamente però l’economia reale cresceva e di molto, la disoccupazione è stata riassorbita ed è partita la ricostruzione
Il motivo per cui sentiamo Draghi&C lamentarsi della deflazione è proprio questo, perché senza aumento dei prezzi il Pil nominale non cresce e l’incidenza del debito aumenta.
Ma sono lacrime di coccodrillo (o peggio), l’austerità taglia la domanda privata e pubblica, come possono i prezzi crescere?
In Europa, Stati Uniti e Giappone, a 70 anni di distanza dalla guerra l’indebitamento pubblico (stendiamo un pietoso velo su quello privato) ha forse già “recuperato” quello del dopoguerra, le banche centrali finanziano quelle commerciali a tassi vicino allo zero, l’inflazione è bassa o zero. Un’altra parte del mondo invece cresce, ha l’inflazione a livelli fisiologici o comunque non esplosivi, debito basso. Ce n’è abbastanza per dire che siamo in un nuovo periodo storico
Purtroppo quando uno stato ha accumulato debiti enormi ,così grandi da non poterli ripianare una soluzione è ripianare i debiti a colpi di inflazione,chi ci rimette è la gente umile ed onesta perché in pratica ci si appropria dei loro risparmi,e sappiamo bene che anche se i risparmi della gente onesta ed umile non sono singolarmente rilevanti lo diventano perché le persone oneste ed umili sono milioni ,chi sguazza con i vantaggi della inflazione sono i disonesti,imprenditori e commercianti senza scrupoli,intrallazzatori ,istituti finanziari, squali di ogni genere ecc.
Personalmente, reputandomi una formchina ,l’inflazione la vivo come una prepotenza e furbizia delle cicale che dopo avere sperperato per tutta la vita senza pensare al futuro quando i nodi vengono al pettine per sopravvivere non trovano di meglio che saccheggiare i granai delle formichine.
Non sono un economista ma credo che con un piano a lungo termine che programmi un drastico ridimensionamento delle aziende pubbliche ed una drastica semplificazioni della burocrazia e sopra tutto la galera ( quella vera,non i domiciliari per qualche mese ed un buffetto sulla guancia )per chi saccheggia le finanze pubbliche e per chi non paga le tasse se ne potrebbe uscire fuori .
Gianca, ho studiato economia all’Università, l’ho praticata con alcune imprese internazionali, ma non sono un economista nemmeno io. Da qualche anno ho un po’ di tempo libero e questo blog mi consente di indagare e poi dire la mia su temi economici (che sembrano più complessi di quello che sono in realtà).
Penso che le tue ultime considerazioni su come uscirne fuori siano corrette, ma non decisive per nessun paese.
Spiego la mia affermazione: in Italia tutti i giorni 22 milioni di persone azionano una macchina produttiva, con i suoi costi, la sua produttività, la sua qualità e creatività. I suoi prodotti devono essere venduti in Italia e all’estero, questi ultimi sono ancora più importanti perché se non riusciamo a vendere all’estero il valore equivalente di quello che importiamo ci dobbiamo indebitare con l’estero, cioè perdere la nostra sovranità.
Se noi abbiamo una valuta che esprime un valore superiore a quello del nostro sistema socio-economico non solo il fatturato, ma anche i profitti delle aziende esportatrici (che poi si trasformano in parte in entrate dello stato) saranno inferiori al loro potenziale. Se poi in aggiunta la politica economica applicata è sbagliata (nota bene, non in assoluto, ma per il contesto economico complessivo) allora abbiamo la fotografia dello squilibrio asimmetrico crescente tra i diversi paesi dell’Eurozona.
Secondo me per uscirne fuori, Euro e Austerità sono decisivi.
I tuoi sacrosanti suggerimenti di pulizia darebbero un contributo al risanamento economico, ma i fattori che citavo prima sono molto più importanti per la macchina produttiva italiana. Non solo, io credo anche che la depressione economica incentivi i comportamenti immorali e corrotti.I motivi per cui in Italia dopo Mani Pulite la situazione è peggiorata sono secondo me la depressione economica appunto e, ancora più importante, lo scoperchiamento della fogna italiana (ce l’hanno tutti i paesi) ad opera del berlusconismo.
“L’Italia può farcela” è il titolo del recente libro dell’economista Bagnai. Per me è un augurio in cui credo, deve passare necessariamente attraverso un ricambio della classe politica prima e della classe dirigente poi, che potrà generare le decisioni di politica economica nell’interesse del popolo italiano e contemporaneamente il miglioramento etico e sociale da te auspicato
Dimenticavo, sono d’accordo con la tua visione dell’inflazione, che qualcuno ha definito “la più odiosa delle tasse”. Qui si apre un capitolo troppo lungo sul quale ho intenzione da tempo di scrivere un articolo
A risentirci
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