Il 2017 vedrà la fine dell’egemonia americana? E, intanto, come procede la Trumpiade?

Federico Dezzani prevede nel 2017 la fine della 70ennale egemonia mondiale americana.

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La previsione del blogger Dezzani è diametralmente opposta all’ipotesi geopolitica che ho espresso in questo articolo. In comune abbiamo come punto di riferimento la nuova presidenza di Donald Trump.

In sintesi, scrive Dezzani:

Il 2017 ha emesso i primi vagiti e molti si domandano quali novità abbia in serbo. Se il 2016 è definibile come l’anno dell’agonia del vecchio ordine mondiale a guida angloamericana, il 2017 ne sancirà il trapasso: insediatosi Donald Trump alla Casa Bianca, gli USA adotteranno per la prima volta dagli anni ’30 una politica estera neo-isolazionista, disimpegnandosi da storiche istituzioni come la UE e la NATO. Le forze centrifughe in seno all’Unione Europea ne usciranno galvanizzate ed una serie di tornate elettorali sarà in grado di infliggere il colpo di grazia all’eurozona. Nell’Est europeo ed in Medio Oriente, un numero crescente di Paesi cercherà riparo sotto l’ombrello russo, mentre la situazione si farà critica per gli ex-satelliti statunitensi lasciati senza protezione. La globalizzazione, già in affanno, subirà un drastico arresto. Al termine del 2017, il mondo sarà irriconoscibile. […..]

[…..] L’ordine mondiale basato sulla supremazia angloamericana, uscito dall’ultima guerra e rafforzatosi momentaneamente nel 1991 coll’implosione dell’URSS, collasserà definitivamente: istituzioni che fino a poco tempo fa sembravano solide ed eterne come la roccia, pensiamo alla UE ed alla NATO, si sgretoleranno. In parallelo si sfilaccerà anche il tessuto economico che ha caratterizzato l’ordine mondiale “liberale” dal 1945 e, in particolare, la sua ultima fase iniziata negli anni ’90: la globalizzazione sfrenata, il movimento senza controlli di capitali e uomini, il predominio della finanza sull’economia reale. Al termine del 2017, il volto del mondo sarà irriconoscibile, sebbene ci vorranno ancora anni e molte scosse di assestamento prima che emerga un nuovo assetto internazionale.

Questo è il link con l’articolo completo: http://tinyurl.com/gpfetem

Dezzani vede il mondo orientato verso un nuovo assetto tripolare, come conseguenza di un auto ridimensionamento americano, io ipotizzo invece che con la presidenza Trump la leadership americana (da non considerare come un blocco unico! Qui sta l’incertezza di qualsiasi ipotesi) che ha prevalso con la sua vittoria elettorale punti ad una alleanza USA-Russia, quindi ad un mondo bipolare, ma con una netta supremazia russo-americana – militare, energetica e finanziaria – sulla Cina.

In particolare, c’è un punto del quadro delineato dal blogger che mi lascia perplesso: a mio avviso sottovaluta lo Stato di Israele – anzi non lo cita proprio nel suo articolo – che secondo me è invece l’elemento determinante per il Medio Oriente, ma che può anche influire sugli interi equilibri geopolitici, con le sue potenti lobbies locali americane. Non credo infatti che Israele accetterà mai, come implicito nelle previsione di Dezzani, una supremazia russo-iraniana nell’area del Golfo. Ma non ho la sfera di cristallo, tutto può essere. Lo vedremo, 12 mesi passano velocemente. E’ interessante notare che la marginalità di Israele è una costante nelle, per altri versi, superlative analisi di Federico Dezzani.


L’imminente tempestoso avvio della presidenza Trump

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In questa seconda sezione del post, un rapido aggiornamento sugli ultimi sviluppi della imminente presidenza Trump. Sta nascendo in un pauroso braccio di ferro tra il presidente eletto e tutte le forze che hanno sostenuto l’amministrazione Obama: i servizi di intelligence (CIA in particolare), il Pentagono, le grandi lobby delle armi, ai quali si unisce il fronte neconservatore più oltranzista del partito repubblicano, capitanato dal senatore McCain. L’ultima bomba anti Trump è l’ambiguissimo dossier su supposti e non provati (per ora?) pasticci sessuali di The Donald a Mosca nel 2013. Un dossier  la cui storia finora nota è da thriller cinematografico. Se non è una bufala, Presidente eletto è ingabbiato e in questo caso dovrà allinearsi o non arriverà ai 4 anni del suo mandato. Se invece è un report-fandonia, i servizi segreti hanno fatto harakiri.

In questo clima incandescente pochi giorni fa The Donald ha tenuto la sua prima conferenza stampa post elezioni (qui un resoconto), nel corso della quale ha confermato gran parte degli impegni elettorali, ma ha anche riservato alcune sorprese: 1) ha ammesso che dietro l’hackeraggio a danno del partito democratico c’è la Russia 2) ha fornito la sua soluzione al conflitto dei suoi interessi imprenditoriali (affidandoli ai figli, ridicolo! Non conforme alla normativa americana?) 3) ha qualificato il dossier sul suo exploit sessuale a Mosca come spazzatura.

Sulla Russia ha però anche confermato il suo orientamento a non cercare lo scontro, che sia reciprocamente utile. Nell’insieme ancora una posizione forte ed autonoma, apparentemente più debole sul rapporto con la Russia. Tuttavia il giorno dopo la conferenza stampa The Donald non si è fatto scappare una intervista al Wall Street Journal: “Pronto ad eliminare le sanzioni e ad incontrare Putin”.

Nessun novità su Israele, con cui è nato un idillio (leggi qui), che è forse l’elemento più solido alla base della presidenza Trump.

Di diverso tono e molto più vicine alla politica dell’amministrazione Obama nei confronti della Russia e dell’Iran, invece, le dichiarazioni di due figure chiave – Tillerson, candidato segretario di Stato e il generale Matt Davis, probabile Ministro della Difesa – della futura politica internazionale del governo Trump, da loro espresse nel corso della audizione davanti al Senato, necessaria per l’approvazione della loro nomina. In sostanza hanno detto che: la Russia è una minaccia, dobbiamo essere preparati ad uno scontro, sarà difficile riuscire a collaborare, la NATO è un caposaldo imprescindibile, l’accordo con l’Iran si può migliorare ma va rispettato. Semplice tattica per ottenere la conferma? Tentativo di abbassare la tensione? Reale dissonanza con il nuovo Presidente?

Tanto per capire che razza di spaventoso turbillon spionistico si sta muovendo dietro le quinte: 1) leggete qui l’intreccio americano ed internazionale dietro il dossier anti Trump 2) nella seconda parte di questo post, si sostiene che tutti gli ambasciatori americani all’estero – che notoriamente sono basi dei servizisegreti – devono andarsene il 21 gennaio, il giorno dopo l’insediamento di Trump 3) sempre la stessa fonte sostiene che il capo della Guardia Nazionale sarà dimissionato un minuto dopo l’insediamento del presidente e prima della parata del pomeriggio!

Che dire, attendiamo gli sviluppi dei prossimi mesi. Se il dossier a sfondo sessuale potrà essere provato vero (magari anche ad orologeria, tra 1 0 2 anni, a secondo di come Trump si comporta …) o se The Donald esagera con il conflitto di interessi, allora perderà il posto alla Casa Bianca e la svolta geopolitica che ho ipotizzato – Washington e Mosca alleati contro Pechino – morirà nella culla. Se si potrà invece dimostrare che lo scottante dossier è una bufala creata dai servizi segreti/militari acerrimi nemici della svolta “russofona” di Trump, allora salteranno molte teste e il Presidente avrà ampi spazi di manovra.

Certo che, dopo una campagna elettorale incredibile, anche il periodo di due mesi e mezzo che intercorre tra le votazioni e la nomina effettiva del Presidente, passerà alla storia. Siamo infatti di fronte ad una situazione apparentemente sempre più confusa: Trump è ricattabile, dalla CIA e/o dalla Russia, o no? Dovrà forzatamente ricorrere ad un blind trust per la sua impresa, per evitare l’impeachment e la decadenza da Presidente nei 4 anni del mandato? O stiamo invece vivendo le prime fasi di una vera e propria Trumpiade, che fa perno su una epocale alleanza USA-Russia? Se non riescono a fermarlo con le “buone”, CIA & C tenteranno di farlo fuori fisicamente? Un ultimo generico quesito/commento (volutamente sarcastico): ma che razza esempio di democrazia ci dà la Terra delle Libertà?

Per chiudere sulla previsione di Federico Dezzani: Trump sì o Trump no, non credo che quest’anno l’egemonia americana tramonterà. Potrà diminuire o magari anche aumentare, in ogni caso non credo che sia arrivata la fine del suo ciclo storico.

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