Rush finale verso le urne

Completiamo il percorso all’interno della foresta elettorale.

Grillo-Berlusca-Monti-Bersani

5. RIFORME ISTITUZIONALI. Parliamo di istituzioni di governo e della politica, di giustizia, di federalismo, di pubblica amministrazione. Alcuni temi specifici richiedono la modifica della Costituzione o si incrociano con la vita dei partiti (finanziamento pubblico, statuto), con le tasse, con la vita civile ed economica. Non per niente si chiamano riforme istituzionali. E non per niente se ne parla da decenni, salvo poi lasciarli marcire e creare, con l’effetto moltiplicatore della crisi, i danni e la rabbia degli italiani di oggi verso lo strapotere e la strafottenza politica.  Per farle occorrono spesso delle forti maggioranze, raramente al potere (anzi una volta sola, con il governo Berlusconi) e da questo punto di vista purtroppo la prossima legislatura non si profila certo delle migliori.

Nei loro programmi i partiti non lesinano argomentazioni:

  • il più prolifico, anche troppo, è il PD (per i più volonterosi ecco il link con la Carta d’Intenti e con  il programma),
  • poi vengono Pdl e Lega con ampi programmi, quasi identici fra di loro (inclusa la condivisione del 75% di tasse e delle macroregioni! Link programma Pdl e Lega Nord, punti 1-2-4-19)
  • meno prolifico, ma il primo quanto a sintesi e chiarezza, l’incidentato – che comica! – Oscar Giannino con i suoi “10 interventi per la crescita” (punti 7 e 10 in particolare)
  • tocca a Scelta Civica  con il punto 4 dell’Agenda Monti – “Cambiare mentalità, cambiare comportamenti” e con la scheda “Giustizia” del programma
  • segue Rivoluzione Civile che, con il punto 10 del programma (“Per una nuova questione morale ed un’altra politica“), circoscrive il tema alla guerra alla casta politica
  • ho lasciato per ultimo M5S-Grillo con la scheda “Stato e cittadini” del suo programma, ma solo per la sua stringatezza, non lo è affatto per la portata. In realtà enuncia 17 tema-obbiettivi, la maggior parte diretti alla casta politica, alcuni alle istituzioni (province e comuni) e altri rivolti a forme di democrazia diretta, di trasparenza verso i cittadini. Cittadinanza che chiama in causa, come fa in modo deciso nei suoi comizi, anche come parte attiva.

Al di là di ciò che è scritto nei programmi, nel corso degli incontri-scontri elettorali sui temi delle riforme istituzionali tutti i protagonisti hanno battuto prevalentemente il tasto del taglio dei costi della politica – vero clou insieme a tasse e lavoro della intera competizione elettorale, lasciando un po’ nell’ombra anche il tema Europa.
Con una eccezione: Silvio Berlusconi, che ha cavalcato anche un altro cavallo istituzionale, quello del rafforzamento dei poteri del Primo Ministro nei confronti del Parlamento e dei Ministri. L’ex premier attribuisce un’importanza vitale a questi cambiamenti per rendere l’Italia governabile perché, sostiene, è a causa di queste tare della Costituzione che lui non ha potuto governare e risolvere i problemi dell’Italia, anzi ne è stato vittima. E per avere la forza di cambiare la Maroni-BerlusconiCostituzione, conclude la sua perorazione chiedendo …. il 51% dei voti!
Berlusconi ha annunciato alcuni giorni fa una bella, anzi una bellissima notizia “abbiamo effettuato il sorpasso”, senza però poter aggiungere di aver raggiunto il 51%, cosa impossibile da affermare anche per lui. Ma allora ci risiamo, come farà a governare, povero Silvio? Ha già messo le mani avanti per il fallimento del suo presunto prossimo governo e sta già anticipando la successiva campagna elettorale? No, io credo di sapere qual’è il suo piano, stavolta farà fare la figuraccia ad un altro e sì, perché lui non farà il Primo Ministro, lo farà Alfano, mentre lui da ministro dell’Economia e dello Sviluppo con un abracadabra ci taglierà le tasse e farà crescere l’economia, anche senza la riforma della Costituzione da lui invocata.

6. ISTRUZIONE-RICERCA-INNOVAZIONE e AMBIENTE. Mi rendo conto che mancano in questa disamina questi due gruppi di priorità, che sono stati marginali nel dibattito elettorale, ma in una visione proiettata sul futuro di lungo periodo sono forse le più importanti. Ma tant’è, le tasse, compresa l’ultima mossa (“geniale” l’ha definita il fantasma di Bossi) dell’invio alle famiglie della lettera di Berlusconi per il rimborso dell’IMU, l’hanno fatta da padrone. Potete leggere comunque i programmi dei partiti in proposito.

CONCLUSIONI. Questo è il quarto post di una mini-serie iniziata il 10 febbraio, dedicata all’analisi delle proposte elettorali. Provo a tirare una sintesi estrema, partendo dal punto che, con maggior o minor grado di convinzione,  accomuna tutti i contendenti, cioè la necessità improrogabile del cambiamento: quello politico, quello istituzionale, quello della corruzione dilagante, quello del lavoro, quello del rapporto con l’Europa. Per poter liberare il paese dagli enormi costi che tutti quei vincoli generano, valorizzare le sue energie e le sue qualità. E allora io vedo tre opzioni disponibili per noi elettori:

  1. Cambiamento radicale, la grande scossa del M5S, il salto nel buio (parole di Beppe Grillo: “Votarmi è un salto nel buio, ma con la casta è suicidio assistito”), parziale, aggiungo io, perché Grillo non raggiungerà certo i numeri per diventare il partito di governo.
  2. Cambiamento pilotato, per la rotta e la qualità del pilota (o dei piloti) giudicate voi: Rivoluzione Civile, Pd-Sel, Scelta Civica-Monti e Fermare il declino-Giannino.
  3. Il replay di Pdl e Lega degli ultimi 8 anni su 10, se credete alla tesi di Berlusconi sopra esposta e alla sua capacità come ministro dell’economia di by-passare i limiti della Costituzione. Però fate attenzione, ci potrebbe essere lo scoglio delle macro regioni in salsa Lega Nord, che una bella fetta di parlamentari del Pdl non digerirebbe affatto.

Aggiungo che inserirei il quadro del cambiamento nella cornice della stabilità che, certamente non a tutti i costi, ha anch’essa il suo grande valore. A voi la scelta della migliore miscela di Cambiamento-Stabilità.

Con questo quarto articolo elettorale si conclude il mini-ciclo che ho iniziato con il post del 10 febbraio per chiarirmi le idee sul voto e, personalmente, Voto alla ciecaho raggiunto lo scopo, la bussola ha funzionato e mi sento fuori dalla foresta. Peccato che abbia trovato delle montagne, ma niente paura, con pazienza e impegno ci attrezzeremo per scalarle.
Mi ero proposto di essere super-partes e, salvo qualche piccolo cedimento, credo di esserci riuscito. Ho seguito l’approccio razionale-analitico, una delle due strade maestre che confluiscono fra di loro per portarci al voto: l’altra si chiama, come dicevo già nel primo post, il voto di istinto, altrimenti definibile di pancia, di immagine/simpatia. Che sia ragionato o che sia d’istinto, un grande augurio di buon voto a tutti! A risentirci per i commenti.

P.S. dedicato agli incerti sul voto a Monti, perché “se poi Monti si allea con PD-Sel, il mio voto va a finire a Vendola”. Per motivare perché ritengo che questo pericolo non esista, più che le mie parole vi suggerisco di guardare la puntata di Otto e mezzo di 8 giorni fa, con Vendola e Casini, un tipo certo poco tenero con il leader del Sel. Se dopo aver visto il video il dubbio permane forte al punto da non voler dare il voto a Monti, allora, salvo l’astensione, non restano che Giannino o Berlusconi.

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