La crisi UE e il G20.

L’iceberg.

L’iceberg dei conti pubblici che rischia di affondare il Titanic-UE17 è stato avvistato nel 2009, ma, nonostante il tempo trascorso, il Capitano è tuttora incerto sul da farsi.

I dati dell’iceberg sono i seguenti (fonte Eurostat) :

Mld di euro

2007

2008

2009

2010

stime 2011

Debito pubblico

5.985

6.473

7.116

7.837

 n.d.

Debito/Pil (%)

66,0%

69,4%

78,7%

85,1%

87,9%

Deficit (% Pil)

0,6%

2,0%

6,3%

6,0%

4,3%

La tabella evidenzia chiaramente il netto e progressivo peggioramento dei conti pubblici innescato dalla crisi finanziaria mondiale del 2008, sia in valore assoluto, sia come tendenza. Per chi vuole approfondire l’analisi storica di debito/deficit dei paesi europei, può andare a questo utilissimo grafico interattivo.

Nello stesso periodo gli Stati Uniti hanno avuto addirittura un peggioramento più marcato : quest’anno il debito pubblico ha superato il 100% del Pil e il deficit annuale chiuderà intorno all’11% (!!). L’iceberg sulla rotta della nave USA è più grosso di quello sulla rotta della UE17.

Ma allora perché è Eurolandia ad essere nell’occhio del ciclone? La solita maledetta speculazione? Un Grande Fratello della finanza mondiale coalizzato contro l’Europa?

Forse, molto più semplicemente, gli operatori finanziari internazionali valutano anche la solidità della struttura della nave e la capacità di conduzione del Capitano?

La nave UE e quella USA.

Cominciamo allora con la valutazione della potenza e della solidità delle due navi.

La nave UE17 ha un motore più potente (struttura industriale, bilancia commerciale, debito e deficit inferiori), ma purtroppo ha anche uno scafo difettoso che presenta diverse zone pericolosamente deboli.

Fuor di metafora, il riferimento è ai cosiddetti PIIGS, che includono anche l’Italia.

E’ vero, anche gli USA hanno i loro “PIIGS” (a cominciare dalla California!), che però si possono nascondere dietro l’unità politico-istituzionale e finanziaria – Titoli di Stato e Banca Centrale-Fed – degli Stati Uniti.

I PIIGS di Eurolandia si presentano invece come singoli soggetti debitori sul mercato dei Titoli di Stato e gli anelli più deboli non possono mascherarsi dietro una astratta media europea di indebitamento, che abbiamo visto essere sì ad un livello meno pericoloso di quello americano, ma anche una entità finanziaria non governabile in quanto non presidiata da alcuna istituzione europea.

Ogni PIIGS rappresenta una potenziale falla. Quella della Grecia è già aperta. Il motore più potente del Titanic-UE17 non serve a molto. La nave USA è complessivamente più affidabile.

Il Capitano UE e quello USA.

Il Capitano americano è un po’ contestato.  E’ in conflitto con gli ufficiali e il confronto è in corso.

E  il Capitano UE ? Non si trova, semplicemente perchè a livello politico-istituzionale non esiste, c’è solo un suo surrogato.

La coppia Merkel-Sarkozy, contornata da un apparato politico europeo a dir poco sovrabbondante con un atteggiamento più burocratico che decisionista, non costituisce certo un forte centro di comando e, da quando è stato avvistato l’iceberg, continua ad esprimere incertezza e titubanza.

E il mondo politico e finanziario teme che i “leader”di Eurolandia, lasciati a sé stessi, non sappiano prendere tempestivamente le decisioni giuste, ma che al contrario subiscano quelle del mercato. Quindi anche l’affidabilità del Capitano USA è più alta di quello della UE  (sarebbe meglio dire meno bassa?) .

La nave UE rischia di affondare?

Tra le mosse tardive della UE c’è la costituzione a breve termine (quanto breve?) del fondo salva-stati Efsf, che si presenta già comunque con risorse insufficienti (440 miliardi di euro) rispetto al compito e che, per di più, dovranno essere fornite o garantite pro-quota da tutti i paesi europei, inclusi quelli già in difficoltà!

Dell’emissione di Eurobond, che sarebbe invece l’inizio di una vera fondazione finanziaria della UE, la Germania finora non ne ha voluto sentir parlare.

La Grecia è di fatto fallita. La sua difesa è già costata 220 miliardi e la sua insolvenza costerà alle banche europee detentrici dei Titoli di Stato greci, o dagli istituti di emissione dei CDS, almeno 100 miliardi di euro.

La nave Italia, il cui gruppo di comando (Capitano in testa) è percepito come poco affidabile, sotto costrizione della Banca Centrale Europea ha dovuto in fretta e furia rafforzare il suo scafo (il deficit annuale) ma la tecnica che ha usato avrà un effetto di breve durata : non sono stati avviati interventi per la crescita economica, anzi stiamo entrando in recessione, come e più dell’Europa.

Possibile che la UE affondi? Purtroppo sì , le probabilità del disastro sono oggi basse, ma in lento e costante aumento (la falla Grecia è piccola, ma imbarca acqua) e si teme per altre due ampie zone deboli dello scafo (Italia e Spagna) che, qualora si aprissero, renderebbero inevitabile il disastro.

Se dovesse affondare, quanti dell’equipaggio e dei passeggeri si salveranno? Dipenderà da quante falle si apriranno, di che dimensione saranno e dall’eventuale soccorso di altre navi.

Il G20 è la nave che salverà la UE?

Il G20 si è riunito settimana scorsa presso il Fondo Monetario Internazionale  e durante il fine settimana si sono diffuse voci secondo le quali il G20 e il FMI starebbero valutando un piano di salvataggio della UE, si parla di un fondo di 3000 miliardi di euro. Dimensione, questa sì, che sarebbe adeguata alla missione di salvataggio.

Pur trattandosi di poco più che indiscrezioni, si possono ugualmente fare alcune considerazioni.

La prima riguarda la composizione del G20 : ne fanno parte Europa,  Stati Uniti  e Giappone, che hanno già i loro grossi problemi di debito e deficit (il Giappone ha però anche riserve monetarie/crediti esteri superiori a 1.200 miliardi di dollari), ma anche i Paesi più ricchi del Mondo in termini di risorse finanziarie, quelli che stanno crescendo e che, grazie all’esportazione, accumulano ogni anno nuove riserve monetarie : Cina, India, Brasile, Russia (insieme dispongono di riserve per 4.300 miliardi di dollari)  nonché l’Arabia Saudita e altri ancora. E’ l’intervento di questi paesi, anche solo come garanti per la raccolta dei fondi sul mercato, che darebbe consistenza e solidità al maxi-piano! Lo faranno?

Domandiamoci quindi perché i “Paesi in via di arricchimento” (che chiameremo simbolicamente il China&Co) dovrebbero venire in aiuto dell’Europa? Sicuramente non per solidarietà, la storia non è certamente prodiga di esempi in quella direzione, piuttosto per un interesse diretto o indiretto. Di che tipo?

Un crollo dell’UE porterebbe ad una recessione dell’Europa e probabilmente anche degli Stati Uniti e ad un forte rallentamento della crescita economica di China&Co., del resto del Mondo, del commercio mondiale. Il prezzo delle materie prime, in mano agli oligopoli, scenderebbe. In poche parole, meno profitti.

Per quanto riguarda il patrimonio finanziario accumulato negli ultimi 60 anni, il circuito mondiale della finanza, oggi più interconnesso e veloce che mai, propagherebbe le onde del terremoto europeo, generando perdite ampie e diffuse. Sarebbe un replay ben peggiore di quanto visto nella crisi finanziaria del 2008/2009 : rischia di essere un replay su scala planetaria della crisi del 1929.

E’ vero, l’Europa sarebbe un concorrente più debole nel commercio mondiale e potrebbe diventare un centro di shopping a prezzi di saldo per chi continuerà a disporre di risorse finanziarie liquide. Qunidi a qualcuno potrebbe convenire un Eurolandia in crisi.

Quale visione prevarrà, quella delle conseguenze negative per l’economia e la finanza mondiali, o quella dei “vantaggi” post-crisi di un ‘Europa più debole e declassata?

Il dibattito è sicuramente in atto e la risposta a questa domanda determinerà la reale portata  dell’eventuale intervento di China&Co. Il tempo utile per decidere e mettere eventualmente in atto il salvataggio è comunque corto!

Gli Stati Uniti sono indirettamente molto interessati al piano, pare infatti che ne siano il principale promotore. Costituirebbe un modello e un precedente che contribuirebbe a rassicurare i mercati e renderli meno nevrotici riguardo la condizione dei conti pubblici americani, che rischia di diventare anch’essa insostenibile.

Infine : quale contropartita e rassicurazioni chiederebbe China&Co.  alla Merkel e Sarkozy in cambio della spedizione di salvataggio? Sicuramente il nostro Primo Ministro se la riderebbe : chi la fa l’aspetti …….

Nota finale : l’accostamento di Berlusconi alla Merkel e a Sarkozy è  di natura esclusivamente politico-economica.

Per chi volesse commentare questo articolo.

Agli eroici che si sono sorbiti il polpettone e che hanno anche una mezza intenzione di commentare questo articolo, il Prof suggerisce di approfondire due domande cruciali :

1) quali motivazioni potrebbero spingere i paesi China&Co. a sostenere il piano o, al contrario, trattenerli dall’intervenire?

2) la Germania accetterà il soccorso della nave China&Co. oppure per orgoglio, per presunzione, o per non sottomettersi   a condizionamenti rifiuterà il piano?

Il tema è troppo importante per non tornarci su prossimamente! A risentirci.

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+ La crisi UE e il G20-2a parte (31-10-2011)
+ L’Italia e l’euro (08-01-2012)
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+ Il finto salvataggio della Grecia. Perché? (05-03-2012)

2 thoughts on “La crisi UE e il G20.

    • Grazie Neiva, prima di scrivere cerco di approfondire la materia di cui parlo. Non è niente di speciale, ma purtroppo è una pratica poco diffusa nel dibattito pubblico. Non riesco ad essere molto produttivo, ma pazienza! salutoni a tutti.
      Uber

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